Kamchatka, un disastro ecologico provoca un’ecatombe tra gli animali marini
Nel mare della Kamchatka alcune sostanze tossiche hanno già ucciso il 95% della fauna marina, mentre diversi surfisti sono finiti in ospedale. Ma non si capiscono ancora le cause.
Da qualche settimana il mare della Kamchatka, all’estremità orientale della Russia, presenta una schiuma giallastra. Le spiagge sono ricoperte di animali marini morti, mentre i surfisti della zona hanno accusato diversi tipi di malessere. È in corso un disastro ambientale di cui ancora non si conoscono a fondo le motivazioni: c’è chi parla di cause naturali, chi punta il dito contro una discarica di pesticidi e chi dice che c’entrano i razzi russi di alcuni campi militari lì vicino.
Il 95% degli animali marini sono morti
Tutto è cominciato verso metà settembre, quando alcuni surfisti hanno iniziato a capire che qualcosa non andava nel mare. La Kamchatka, in particolare la spiaggia di Khalaktyrsky, è un piccolo paradiso per chi pratica questo sport, tanto che negli ultimi anni qui sono venuti a prendere le onde i più importanti surfisti del mondo. “Di solito alla fine della giornata stiamo bene, quella volta abbiamo sentito un bruciore agli occhi. Facevamo fatica anche solo a guardare davanti a noi”, ha rivelato alla Bbc uno dei surfisti.
Con il passare dei giorni tutto è diventato più evidente. I surfisti hanno iniziato ad accusare vomito, febbre, tosse, problemi alla pelle e agli occhi. Ad alcuni sono state rilevate vere e proprie lesioni della cornea e in 11 sono finiti in ospedale. Le spiagge, così come i fondali marini, intanto si sono riempiti di animali marini morti come foche, polpi, ricci di mare, granchi e pesci. “Il 95 per cento degli animali è morto. Alcuni grandi pesci, gamberetti e granchi sono sopravvissuti, ma sono pochi”, ha dichiarato il governatore della Kamchatka, Vladimir Solodov. Questi potranno però ammalarsi a loro volta, nel momento in cui si nutriranno degli organismi infetti.
Environmental disaster happened in Kamchatka. Experts found an excess of oil products (4 times), phenol (2.5 times) and other substances in water samples. The extent of the pollution has not yet been determined. Greenpeace requires immediate investigation. pic.twitter.com/UNVMQjaumi
L’acqua da qualche settimana presenta una schiuma giallastra, emana un odore rancido e risulta molto più torbida. Greenpeace ha dichiarato che le analisi hanno rilevato prodotti petroliferi quattro volte superiore ai limiti consentiti, mentre il fenolo è 2,5 volte più alto rispetto alla norma. Lo strato inquinato si estende per circa 40 chilometri.
La ricerca delle cause, tra razzi e discariche
L’amministrazione della Kamchatka ha dato il via alle indagini, con un team che ha iniziato a raccogliere e analizzare campioni dell’acqua del mare, ma anche di quella dei fiumi dell’area. Anche la sabbia verrà esaminata, così come si procederà allo studio di alcune delle specie trovate morte, per capire quali sostanze abbiano provocato tutto questo. Alcuni droni invece sorvolano la regione, alla ricerca delle fonti d’inquinamento.
Per il ministro dell’Ecologia russo, Dmitrij Kobylkine, il disastro in corso è dovuto a cause naturali. “Dopo le tempeste c’è un aumento della tossicità dei microrganismi in questa zona che provoca cambiamenti nel contenuto di ossigeno”, ha dichiarato. Una versione smentita dagli altri attori che si stanno occupando della tragedia, e che vedono la mano dell’uomo dietro alla stessa.
Il ministro regionale per l’Ambiente, Aleksej Kumarkov, ha detto che l’inquinamento può essere la conseguenza di uno sversamento di sostanze petrolifere da una nave di passaggio. Altri esperti sottolineano che un ruolo nella storia potrebbe avercelo la discarica di rifiuti tossici di Kozelsk, sita non lontano dalle baie inquinate, dove sono stoccate circa 108 tonnellate di pesticidi. Poche settimane fa era uscita la notizia di alcuni danni alle strutture protettive della discarica. Anche il biologo Vladimir Burkanov ritiene che quel sito di stoccaggio possa aver contribuito alla tragedia ambientale in corso, ma punta anche il dito contro la base militare di Radygino, a dieci chilometri dalle spiagge. I vecchi depositi di carburante ultra-tossico, utilizzato per i razzi russi, potrebbero essersi danneggiati e questo avrebbe portato a uno sversamento dei materiali.
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