“Sono in corsa per la presidenza degli Stati Uniti”, ha twittato il rapper Kanye West a sorpresa. Incassando il pieno sostegno del ceo di Tesla, Elon Musk.
Il musicista, rapper e produttore discografico Kanye West ha annunciato con un tweet la volontà di candidarsi alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti che si terranno martedì 3 novembre. L’annuncio arriva dopo aver già preso posizioni politiche, come aver appoggiato l’attuale presidente e candidato del Partito repubblicano Donald Trump. “Ora dobbiamo realizzare la promessa dell’America credendo in Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Sono in corsa per la presidenza degli Stati Uniti”, ha scritto sul suo account Twitter che conta 29,4 milioni di follower.
Kanye West specula da anni su un suo possibile ingresso in politica. Anche se questa volta il suo annuncio sembra verosimile, anche perché coinciso con una data simbolo per gli Stati Uniti: il 4 luglio, giorno dell’indipendenza.
We must now realize the promise of America by trusting God, unifying our vision and building our future. I am running for president of the United States 🇺🇸! #2020VISION
Il rapper americano, con un patrimonio personale stimato da Forbes in circa 3 miliardi di dollari, ha ricevuto, con un altro tweet, il “pieno sostegno” del fondatore di Tesla e SpaceX, Elon Musk. L’appoggio dell’imprenditore ha un doppio significato e valore politico ed economico: Musk ama le sfide impossibili e portare West alla Casa Bianca ha tutta l’aria di essere una delle missioni che affascinano l’imprenditore. A questo si aggiungono le loro capacità finanziarie per sostenere una campagna elettorale “visionaria” (l’hashtag lanciato da West è #2020vision). Al momento però Kanye West e il suo staff non hanno fornito ulteriori dettagli sui passi che verranno intrapresi per materializzare una vera candidatura.
La scadenza per aggiungere candidati indipendenti al voto del 3 novembre non è ancora passata in molti stati. La candidatura di Kanye West alla presidenza degli Usa è quindi possibile, ma resta quantomeno controversa e bizzarra.
Il rapper può correre per la Casa Bianca, ma dovrà farlo da “write-in candidate”, ossia da candidato inserito: così nel sistema elettorale statunitense vengono definiti i candidati i cui nominativi non sono presenti sulle schede elettorali e nelle liste e che risultano eleggibili solo scrivendone il nome manualmente sulla scheda. D’altronde, sia il Partito repubblicano che quello democratico hanno già annunciato i rispettivi candidati: nel caso del primo è Trump, chiamato a confermarsi dopo le elezioni del 2016, mentre nel caso del secondo è Joe Biden.
Infine, West non sembra potersi candidarsi da indipendente, perché per farlo dovrebbe raccogliere un certo numero di firme in base alle regole del sistema elettorale americano. E ottenerle nel bel mezzo di una pandemia sarebbe per il rapper particolarmente difficile.
Da West per Trump a West contro Trump
I motivi di questa discesa in campo, reale o virtuale che sia, sono ancora da capire. Negli ultimi anni il rapper afroamericano è stato un fermo difensore delle politiche e della figura del presidente Trump. West e sua moglie, la ricca e famosa Kim Kardashian, due anni fa si erano recati alla Casa Bianca per discutere della riforma carceraria.
L’incontro era stato alquanto bizzarro, con il rapper che indossava il cappellino rosso trumpiano recante lo slogan “Make America great again” e si rivolgeva al presidente a suon di “mother fucker” e altre espressioni ricorrenti nei suoi testi musicali.
Alla fine dell’incontro West aveva detto: “Adoro questo ragazzo”. E Trump, alla domanda se West potesse rappresentare un futuro candidato alla presidenza, aveva risposto: “Potrebbe esserlo benissimo”. Ma il rapper aveva lasciato intuire che la sua candidatura fosse prevista per il 2024. Non per le presidenziali di novembre 2020, fra quattro mesi. Kanye West ha spiazzato ancora una volta tutti.
La questione razziale e il movimento #Blacklivesmatter
Oltre che a causa della crisi sanitaria, legata alla continua crescita dei contagi da coronavirus negli Stati Uniti, la situazione oggi è tesa dal punto di vista sociale per via delle manifestazioni di Black lives matter. Il movimento, tornato nelle piazze in seguito all’uccisione da parte della polizia di George Floyd, afroamericano morto il 25 maggio durante l’arresto a Minneapolis, ha riportato alla ribalta la questione razziale, con le disuguaglianze tra bianchi e neri mai superate del tutto.
Nel 2018 Jimmy Kimmel, noto presentatore dell’omonimo talk show, interessato a capire le origini dell’amore trumpiano del cantante 43enne, aveva chiesto a West: “Perché credi che a Trump interessi qualcosa delle persone nere, o in generale delle persone”? Il marito della Kardashian era rimasto spiazzato. Aveva fatto una pausa talmente prolungata che Kimmel era stato costretto a mandare la pubblicità.
La domanda di Kimmel alludeva alla famosa dichiarazione di West del 2005, secondo cui l’allora presidente George Bush “si disinteressava completamente delle persone nere”. Il rapporto di West con Donald Trump sembrava essere di natura del tutto diversa: la star dell’hip-hop negli anni ha più volte definito il presidente “un fratello”.
Un rapporto incrinato dalla vicenda di Minneapolis che ha visto l’attuale presidente prendere un tipo di posizione totalmente diverso da quella del rapper che, a dieci giorni dalla morte di Floyd, ha donato due milioni di dollari per coprire le spese legali delle famiglie di Ahmaud Arbery e Breonna Taylor: entrambi afroamericani, entrambi uccisi da americani bianchi nel 2020.
Inoltre, West ha aperto un fondo per pagare gli studi universitari alla figlia di George Floyd, Gianna, che oggi ha solo sei anni. Un gesto di solidarietà, ma in chiave politica e sociale una netta presa di posizione su una questione chiave, quella razziale, in vista del voto del 3 novembre.
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