
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Il carbone è a fine corsa. Oggi è più conveniente investire nel solare che nel carbone e il numero di occupati nel settore fotovoltaico è in continua ascesa.
La Berkeley Energy Group, una società produttrice di carbone con sede nel Kentucky ha annunciato che, in collaborazione con Edf Renewable Energy, sta conducendo alcuni studi di fattibilità per trasformare due miniere a cielo aperto in un parco solare che potrebbe produrre fino a 50 o 100 megawatt di energia elettrica. Un impianto enorme se si pensa che oggi il parco solare più grande del Kentucky è dieci volte più piccolo.
Kentucky coal company announces plans to build the state’s largest solar farmhttps://t.co/KK3mvZhZQgpic.twitter.com/tB0WJiZzyI
— ThinkProgress (@thinkprogress) 20 aprile 2017
La notizia stupisce per l’incontro di due mondi completamente differenti e che oggi possono essere considerati in competizione: da una parte l’industria del carbone e dei combustibili fossili e dall’altra il settore delle rinnovabili. Non non si ratta di questioni ambientali, piuttosto di meri calcoli economici, l’industria dei combustibili fossili si sta accorgendo che le rinnovabili sono un buon affare in cui investire perché saranno il futuro, mentre carbone, petrolio sono destinati via via a scomparire.
L’operazione del Berkeley Energy Group non è ancora una conversione alle rinnovabili. La società ha fatto sapere di non avere intenzione di sostituire la sua produzione di carbone con il solare, ma che considera il progetto una possibilità per continuare a rendere redditizio il terreno che con l’attività mineraria aveva dato lavoro agli abitanti della zona. “Sono cresciuto con il carbone – ha detto Ryan Johns, responsabile esecutivo del progetto –, la nostra azienda è stata nel business del carbone per trent’anni. Non stiamo realizzando questo [progetto] come tentativo di sostituire il carbone, il carbone da questa zona è già stato estratto”. In sostanza la realizzazione del nuovo impianto solare fotovoltaico è modo per continuare a creare ricchezza e palesa il fatto di come il solare sia in grado di offrire un ritorno economico agli investitori.
I benefici della scelta del Berkeley Energy Group non si riducono solo al profitto dell’impresa ma rendono evidente che le vere opportunità di occupazione nel settore energetico non sono più nel comparto fossile ma in quello rinnovabile. L’ex Auditor per il Commonwealth del Kentucky coinvolto nel progetto del parco solare, Adam Edelen, ha detto al Louisville Courier-Journal che l’interesse per il progetto è alto, raccontando di nuovi posti di lavoro per i lavoratori fuoriusciti dall’industria del carbone. Secondo una analisi del Sierra Club pubblicata all’inizio di quest’anno, l’energia pulita impiega 2,5 lavoratori contro l’1 dei combustibili fossili e i posti di lavoro nel settore delle rinnovabili superano quelli dei combustibili fossili in quasi ogni Stato americano. Negli ultimi anni, i lavori nel solare e nell’eolico sono cresciuti a un tasso 12 volte più veloce rispetto al resto dell’economia degli Stati Uniti. È chiaro però che il lavoro nelle nuove tecnologie del solare o delle altre fonti rinnovabili richiede competenze di cui il lavoratore dell’industria carbonifera non ha mai dovuto preoccuparsi. E in Kentucky lo sanno bene: stanno infatti puntando molto sulla crescita dell’istruzione per le nuove generazioni, unica via per fare in modo che i più giovani possano avere gli strumenti necessari per affrontare le sfide dei nuovi mercati.
Il fatto che questa trasformazione accada in una area dell’Appalachia la dice lunga sulla fine dell’era del carbone. L’Appalachia è un’ampia regione negli Stati Uniti orientali, dove l’industria del carbone è stata per decenni il centro attorno a cui hanno gravitato non solo tutte le attività imprenditoriali ma anche la vita intera delle persone. Oggi è un industria in evidente declino. L’estrazione di carbone nella parte est dello Stato è passata dai 23 milioni di tonnellate di carbone nel 2008 ai 5 milioni di tonnellate registrate oggi. Un crollo che ha portato con sé anche gli occupati che sono scesi da 14.373 a 3.833. Da tempo molte comunità che finora si sono mantenute grazie al carbone e al suo indotto, stanno cercando di costruire una nuova economia che li possa traghettare fuori dal carbone verso un nuovo futuro.
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