Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Le donne in Kenya dichiarano guerra a terrorismo e Covid-19
Alcune donne keniane si sono ribellate al negazionismo della Covid-19 fatto dai terroristi somali e da sole stanno facendo informazione e vaccinando interi villaggi.
La regione di confine tra il Kenya e la Somalia da anni è una terra di nessuno. In questa parte desertica del continente hanno sempre vissuto popolazioni di pastori e carovanieri, ma da quando è esplosa l’insurrezione jihadista in Somalia di Al Shabaab, la terra a cavallo della porosa frontiera tra i due Paesi è diventata la retroguardia del gruppo islamista che in questa zona ha basi sicure, campi di addestramento e uomini incaricati del rifornimento di armi e mezzi.
Covid-19, la nuova arma dei terroristi somali
Le genti che abitano questa terra vivono da decenni sotto le imposizioni e le minacce della formazione qaedista e adesso il gruppo terrorista somalo, oltre ai kalashnikov, ai machete e alle punizioni esemplari, ha trovato un’altra arma per imporre il suo governo di terrore: la disinformazione sulla pandemia di Covid-19 e il vaccino. Attraverso una capillare rete di disinformazione i fiancheggiatori di Al-Shabaab, oltre ad aver condotto azioni contro i presidi medici e gli operatori sanitari, hanno iniziato a sostenere che il vaccino contro la Covid-19 sia un’arma dell’occidente creata per sradicare i musulmani e che contiene prodotti suini e sterilizza le donne.
La resistenza delle donne keniane
Questo stato delle cose, come inevitabile, ha provocato una crisi sanitaria che ha aggravato la realtà di una regione già vessata dal terrorismo e da una crisi alimentare che si protrae da anni. Oggi però le donne della contea di Garissa hanno deciso di ribellarsi a quest’imposizione e, dopo essersi riunite in associazioni, hanno deciso di combattere la disinformazione sul coronavirus e quindi parallelamente di sfidare il gruppo qaedista. Aprifila di questa battaglia sono state le donne del villaggio di Alinjughur.
“Ci siamo riunite perché tutte le strutture sanitarie sono state chiuse a causa della minaccia di Al-Shabaab che diffonde anche informazioni false sul vaccino contro il Covid-19”, ha affermato Amina Roble, membro dell’associazione nel villaggio di Alinjughur, sulle colonne del giornale locale Nation. “Noi donne ci siamo rese conto che gli jihadisti volevano che rifiutassimo il vaccino perché speravano che morissimo in massa, e loro a quel punto avrebbero potuto occupare la nostra terra per le loro attività terroristiche. Abbiamo semplicemente detto di no”.
Le donne dei diversi villaggi hanno deciso di unirsi in associazioni e per prima cosa hanno acquistato una radio a energia solare per trasmettere, in tutti i villaggi della regione, gli ultimi aggiornamenti degli esperti medici in tema di Covid, aumentare la consapevolezza delle misure di contenimento e decostruire i falsi miti creati da Al-Shabaab in merito all’infezione di coronavirus. “La radio è stata la migliore piattaforma per noi. I sostenitori di Al-Shabaab, lungo le aree di confine tra Kenya e Somalia, quando hanno sentito i nostri programmi radiofonici, hanno capito che le loro campagne di disinformazione non sarebbero andate da nessuna parte“, ha spiegato Ambia Kosar, una delle donne della contea di Garissa impegnata nella lotta contro il terrorismo.
Poi, appurato che il problema non è solo lo jihadismo di Al Shabaab ma anche l’avanzare della malattia in una regione priva di un sistema sanitario, le associazioni femminili hanno deciso di intervenire per affrontare anche quest’aspetto cruciale e così è stata pianificata una campagna di informazione fatta casa per casa. È stata poi approvata la costruzione di un centro vaccinale e infine è stata organizzata una distribuzione dei vaccini in tutta la regione che viene fatta da operatori sanitari, molto spesso donne, che a dorso di cammello si spostano in tutto il territorio per cercare di vaccinare il maggior numero possibile di persone.
L’Africa e la terza ondata di Covid-19
L’Africa è stata colpita da una terza ondata di coronavirus con varianti molto contagiose che si stanno diffondendo in tutto il continente. Nel Kenya occidentale le infezioni sono in aumento, così come in Somalia dove il governo deve affrontare anche una crisi interna e il rafforzarsi della guerriglia islamista.
Le donne delle comunità del Kenya stanno perseguendo, nonostante queste difficoltà, la loro lotta contro il virus e contro la minaccia jihadista ma quello che chiedono è un intervento rapido e determinato da parte della comunità internazionale affinché vengano inviate ulteriori dosi di vaccini, dispositivi di raffreddamento e un aiuto in termini di sicurezza.
Solo così può realizzarsi il loro sogno che Sadia Abdullahi, membro della Nunow Women’s Association, ha così spiegato: “Vogliamo che i nostri sacrifici non siano vani. Stiamo rischiando molto ma lo facciamo perchè il fine è troppo importante per tirarsi indietro. Dobbiamo vaccinare tutta la popolazione della regione, sogniamo di poter salvare la nostra gente”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Più di cento calciatrici hanno inviato una lettera alla Fifa per chiedere di interrompere la sponsorizzazione con la Saudi Aramco
Da questo autunno 7.000 nuovi studenti di San Diego sosterranno corsi che includono una quota di tematiche riservate al clima.
Dopo la non convalida dei trattenimenti dei 12 migranti di Egitto e Bangladesh, l’elenco dei Paesi sicuri viene definito per legge.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.
Tra le 1.757 barche iscritte alla Barcolana di Trieste, la regata più partecipata del mondo, ce n’era una che gareggiava per Emergency.
Presente al corteo l’attivista svedese ha detto: “Non puoi dire di lottare per la giustizia climatica se si ignora la sofferenza dei popoli emarginati”.
Tutti i premi che sono stati assegnati, giorno per giorno, nel campo della medicina, fisica, chimica, letteratura, pace ed economia.
Da dieci anni, l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile tiene traccia delle conoscenze, degli atteggiamenti e dei comportamenti degli italiani in materia di sostenibilità. Intercettando una consapevolezza sempre più diffusa.