Nella bidonville di Korogocho, nelle immediate vicinanze di Nairobi, la capitale del Kenya, si tengono corsi di karate. Ma non come tutti gli altri: a partecipare sono unicamente donne, e in maggioranza non giovani. Il loro obiettivo è di imparare le tecniche della disciplina per potersi difendere dalle aggressioni a sfondo sessuale, che nella metropoli africana costituiscono ormai un problema dilagante.
Gli slum di Nairobi, tra i più pericolosi al mondo
Secondo un sondaggio realizzato tra gli abitanti della città – il Kenya Demographic and Health Survey – ben il 14 per cento delle donne di età compresa tra 15 e 49 anni ha già subito almeno un’aggressione sessuale. E le signore più anziane non sono affatto risparmiate: al contrario, ormai sono proprio loro quelle maggiormente minacciate. Non soltanto perché meno in grado di difendersi, ma anche perché si ritiene che le ragazze più giovani abbiano più possibilità di avere rapporti sessuali, e dunque di aver contratto l’Aids. Gli stupratori di Nairobi preferiscono quindi donne di una certa età, per minimizzare i rischi di contagio.
Di qui la scelta di sfruttare le arti marziali per mettere in fuga gli eventuali aggressori. La notizia ha cominciato a circolare in città, e oggi le “Karate Grannies” – come sono state soprannominate, sono piuttosto conosciute. La più anziana tra di loro ha 85 anni. E c’è già chi, come nel caso di Jane (55 anni) racconta di essere stata in grado di respingere un aggressore.
Sheila Kariuki, una delle docenti della scuola di karate (che ormai è operativa da anni), ha raccontato: “Alle mie allieve non insegno unicamente le tecniche di combattimento. Insegno loro anche a gridare, che non significa affatto semplicemente urlare. Quando gridiamo, manteniamo il controllo della situazione. Rimaniamo calme”. Un metodo utile anche per prendere alla sprovvista, per guadagnare tempo, per attirare l’attenzione su cosa sta accadendo.
Almeno 400 morti accertati, di cui un centinaio bambini, e altre 600 persone disperse. È tragico, e rischia di diventarlo ancora di più col passare dei giorni, il bilancio delle alluvioni e delle ondate di fango che alla vigilia di Ferragosto hanno colpito la capitale della Sierra Leone, Freetown, distruggendo di fatto parte della città:
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