Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Il Kenya di nuovo al voto, tra boicottaggi, intimidazioni e scontri
Le elezioni presidenziali in Kenya confermeranno la presidenza di Uhuru Kenyatta. Il leader dell’opposizione ha chiesto di boicottare il voto.
Il Kenya è di nuovo chiamato a votare per eleggere il proprio presidente. Si tratta di una tornata elettorale che sarà priva di suspence, dal momento che il leader dell’opposizione al presidente Uhuru Kenyatta, Raila Odinga, ha deciso di boicottare il voto ritirando la propria candidatura. “Non partecipate a questa parodia di elezioni democratiche”, ha dichiarato il politico keniano invitando i suoi sostenitori a disertare le urne.
Gli scontri in occasione delle elezioni dell‘8 agosto hanno provocato 37 vittime
La vicenda risale allo scorso 8 agosto, quando furono indette le prime elezioni, annullate dalla Corte suprema del Kenya per “irregolarità e illegalità”. Kenyatta aveva battuto Odinga imponendosi con il 54 per cento dei consensi, ma il suo avversario aveva presentato un ricorso, accolto dal tribunale della nazione africana. Nel frattempo, gli elettori dell’opposizione erano scesi in piazza per tre giorni, dopo il voto, scontrandosi duramente con la repressione delle forze dell’ordine: a perdere la vita nelle piazze furono 37 persone.
https://www.youtube.com/watch?v=12DdyK_8-mo
Stavolta, i manifestanti non hanno avuto bisogno di aspettare la chiusura dei seggi (prevista per le 17 ora locale, le 16 in Italia) e la proclamazione dei risultati. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, la polizia è intervenuta già questa mattina alla periferia di Nairobi, con lanci di lacrimogeni. Mentre “alcuni seggi nelle zone controllate dall’opposizione in Kenya hanno risposto all’appello del leader Odinga di boicottare le controverse elezioni e non hanno aperto”.
La Corte suprema del Kenya senza giudici: “Non possiamo esaminare il caso”
La situazione appare dunque particolarmente tesa. Anche dal punto di vista giudiziario: ieri il giudice David Maraga, presidente della Corte suprema keniana, avrebbe dovuto esaminare un ultimo ricorso che chiedeva di rinviare le elezioni presidenziali in ragione della presunta impossibilità delle autorità di garantire uno svolgimento democratico. Tuttavia, arrivando in tribunale in mattinata, il magistrato ha compreso che quel giorno sarebbero stati presenti soltanto due dei sette giudici che compongono la più alta corte del paese.
Maraga si è così presentato solo di fronte alla stampa, mortificato: “È con rammarico che vi informo che non siamo in grado di raggiungere il quorum necessario per esprimerci sul ricorso questa mattina. L’esame è di conseguenza rinviato”. A dopo le elezioni che incoroneranno di nuovo Kenyatta. Nel corso di una riunione a Nairobi, Odinga ha reagito duramente, parlando di “colpo di stato”, etichettando il presidente attuale come “un dittatore pronto a sfruttare qualsiasi scusa per massacrare il popolo”.
Il sospetto di intimidazioni nei confronti dei giudici
In effetti, i giudici della Corte suprema sono stati oggetti di forti pressioni nelle ultime settimane, culminare con il ferimento della guardia del corpo della vice-presidente dell’organo di giustizia, Philomena Mwilu, che martedì è stato ferito da un colpo di arma da fuoco. Molti magistrati avrebbero avuto dunque paura ad effettuare il tragitto che dalle loro abitazioni li avrebbe dovuti portare in tribunale. Il tutto sullo sfondo di uno scontro che è anche etnico: in particolare tra i Luo, popolazione alla quale appartiene Odinga, e i Kikuyu che sostengono invece Kenyatta.
Tuttavia, in serata la Corte è riuscita in qualche modo ad esprimersi in extremis sulla nomina dei presidenti dei 290 centri di conteggio dei voti, che secondo i giudici sarebbe state effettuata in modo illegale. Tenendo conto di tale parere, nonché del fatto che molti cittadini non potranno votare per mancanza di seggi dove farlo, l’ipotesi secondo la quale anche queste elezioni saranno annullate e che si debba attendere un terzo voto per conoscere il nome del prossimo presidente del Kenya non è affatto da escludere.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I ribelli che hanno preso il potere in Siria stanno smantellando la produzione di captagon, la droga che arricchiva il regime di Assad.
Il 15 dicembre una petroliera russa si è spezzata a metà e un’altra è rimasta incagliata, riversando combustibile nello stretto di Kerch.
Nel campo profughi di Burj al-Barajneh, le donne palestinesi preparano pasti e distribuiscono aiuti alle persone in difficoltà nella città di Beirut.
Israele ha approfittato della caduta di Assad in Siria per espandere la sua occupazione del Golan, altopiano dove è presente illegalmente dal 1967.
Un’offensiva dei ribelli in Siria ha rovesciato nel giro di 11 giorni il regime di Assad. Ora si cerca una transizione pacifica del potere.
La scarcerazione di Narges Mohammadi è avvenuta per motivi di salute e durerà tre settimane. Cresce la pressione sul regime dell’Iran per renderla definitiva.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
Il 28 novembre a Nuuk è atterrato il primo volo diretto internazionale. Un evento storico che ha acceso un dibattito sui rischi del turismo di massa.