La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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A un mese dalla conferenza Cites, lungo le strade di Nairobi si è svolta una grande manifestazione per chiedere una maggiore tutela per la fauna selvatica.
Il commercio illegale di fauna selvatica sta depredando, in particolare, le ultime aree del pianeta caratterizzate ancora da un’elevata biodiversità, quelle tropicali. Questa piaga è una delle principali cause di perdita di biodiversità nel mondo e minaccia numerose specie a rischio estinzione. Per protestare contro questo traffico e chiedere una maggiore tutela per la sua fauna selvatica, lo scorso 13 aprile centinaia di persone hanno marciato per le strade della capitale del Kenya, Nairobi.
La manifestazione faceva parte di una più ampia iniziativa, la Global march for elephants & rinhos, un movimento globale che invita i governi, la società civile e tutte le parti interessate a essere proattivi e collaborativi al fine di garantire la sopravvivenza di elefanti, rinoceronti e altre specie a rischio estinzione. Quest’anno oltre cento città hanno aderito all’iniziativa, Nairobi è quella che ha visto il maggior numero di partecipanti, con centinaia di cittadini che hanno preso posizione per difendere la “propria” fauna. Lo slogan scelto per questa edizione era No market, no trade, sottolineando la necessità di debellare il mercato di animali protetti.
I manifestanti hanno camminato per circa dieci chilometri per le strade di Nairobi, partendo dal museo nazionale di Nairobi per poi giungere alla sede del Kenya wildlife service. La marcia è stata guidata dal ministro del Turismo e della fauna selvatica del Kenya, Najib Balala. “Sono molto impressionato dai nostri giovani che si sono presentati in gran numero per mostrare al mondo che non c’è spazio per il commercio di animali selvatici”, ha commentato la grande affluenza alla manifestazione il ministro keniano.
Global March for Elephants, Rhinos, Lions and other endangered species is a few weeks away.
Join us in making this year’s #MarchForWildlife bigger on April 13th. Sign up here ?https://t.co/YwWocOJUMV#NotForSale #NoMarketNoTrade pic.twitter.com/BFpyn4Hkoh
— wildlifedirect (@wildlifedirect) 27 marzo 2019
L’obiettivo della marcia, secondo quanto dichiarato da Najib Balala, era quello di promuovere le proposte che il Paese presenterà alla Cop18, la conferenza della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), che si terrà in Sri Lanka dal 23 maggio al 3 giugno. Il Kenya chiederà la chiusura totale e urgente di tutti i mercati dell’avorio e delle corna di rinoceronte, respingendo la proposta di altre nazioni africane che vorrebbero invece regolamentarne la vendita. “Il messaggio del Kenya è semplice: non è possibile soddisfare la domanda internazionale di avorio, corno di rinoceronte e altre parti di animali a rischio di estinzione”, ha affermato Najib Balala, che ha inoltre chiesto il sostegno internazionale per accrescere le possibilità di successo della proposta.
Oltre al suo incalcolabile e intrinseco valore naturalistico ed ecosistemico, la fauna selvatica rappresenta un’importante risorsa economica in chiave turistica per il Kenya. Il Paese africano ospita infatti i famosi “big five”, tre delle quattro specie esistenti di giraffa (oltre un terzo della popolazione globale di giraffe vive in Kenya) ed è una delle principali mete per gli appassionati di safari. Il bracconaggio rappresenta dunque una seria minaccia per questa attrazione turistica e ha causato un declino delle popolazioni di grandi animali. Negli ultimi anni, grazie al lavoro del Kenya wildlife service, il Kenya sta riuscendo però a invertire la tendenza: lo scorso anno “solo” 38 elefanti sono stati vittime dei bracconieri, rispetto ai 384 del 2012, e quattro rinoceronti, rispetto ai 69 del 2013.
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