Con una sentenza storica, la Cassazione conferma la condanna per il comandante italiano che ha consegnato 101 migranti alla Libia.
Khaled Khalifa, parole dissidenti dalla Siria
Lo scrittore Khaled Khalifa, protagonista di un ciclo di incontri in tutta Italia, dà voce alle speranze e al dramma del popolo siriano.
“Quando sono in Siria la speranza non mi abbandona mai. È quando esco, per venire in Europa o negli Stati Uniti, che sento di perderla”, sono parole di Khaled Khalifa scrittore e intellettuale siriano intervenuto all’università La Sapienza di Roma nell’ambito di un ciclo di appuntamenti intitolato Parole dissidenti, che lo ha visto protagonista da Venezia a Napoli e che terminerà con altri incontri a Firenze e a Milano. In un’aula insolitamente strapiena di gente, ad ascoltare l’autore del romanzo Elogio dell’Odio (pubblicato in Italia da Bompiani), sulle violente repressioni da parte del regime siriano negli anni Ottanta, sono intervenuti studenti, professori universitari, attivisti e semplici uditori.
#ParoleDissidenti: 2 appuntamenti a Roma con lo scrittore siriano Khaled Khalifa #WithSyria https://t.co/hx5GsYD86V pic.twitter.com/MYbwjCGgpM
— Un ponte per… (@Ponteper) 24 marzo 2016
“La rivoluzione siriana vincerà”
“La rivoluzione siriana alla fine vincerà per forza – ha sostenuto lo scrittore – perché altrimenti vorrà dire che il governo di Damasco avrà massacrato l’intera popolazione del mio paese”. Senza troppi giri di parole, Khalifa ha puntato il dito contro la comunità internazionale e l’Europa che “hanno abbandonato i siriani al loro destino” consentendo al conflitto che divora uno dei paesi più ricchi di cultura del Medio Oriente, di protrarsi per cinque lunghi anni.
Una causa giusta ha bisogno di una letteratura all’altezza
Nella fase storica cominciata con le cosiddette primavere arabe, l’intellettuale, secondo Khalifa, “non può e non deve tradire l’altissimo prezzo di sangue pagato dal popolo” e deve impegnarsi ancora più a fondo nell’affinare la sua prosa perché, ha spiegato, “una causa giusta può perdere se raccontata da una letteratura mediocre”. Già in passato oggetto di repressione da parte delle autorità locali, Khalifa racconta come la sua scelta di rimanere, nonostante la guerra non sia in realtà una scelta eroica ma frutto di un sentimento che definisce naturale e inevitabile: “La Siria è la mia casa, la mia patria. Non voglio dovermene cercare un’altra. Ho molti amici che non hanno retto alle pressioni del regime. Scrittori e intellettuali raffinati da cui sentivo che avrei avuto sempre qualcosa da imparare. Tra coloro che hanno deciso di partire, pochi hanno continuato a scrivere. Credo sia stata una grande perdita, e che la loro scelta si sia rivelata sbagliata”.
عبء الموت الثقيل في بلد يرشح دما #سليمى_شاهين تقرأ #الموت_عمل_شاق ل #خالد_خليفة@aljarida https://t.co/dlh5UhYhmC pic.twitter.com/eIkQPrlgpB
— Naufal Books (@NaufalBooks) 10 marzo 2016
Riguardo alla guerra in corso, questo scrittore dai tratti bonari e con un grande senso dell’umorismo tiene a sottolineare che “in Siria all’inizio c’è stata una rivoluzione pacifica, non una guerra civile. Una rivoluzione soppressa dal regime dittatoriale di Bashar al Assad e di cui per oltre un anno non si è parlato. Finché questa rivoluzione è diventata una guerra di altri sul territorio siriano”.
Durante l’incontro, durato più di due ore e protrattosi in seguito alle numerose domande del pubblico, non sono mancati accenni ai recenti attentati di Bruxelles e Parigi, dove – ha precisato Khalifa – “è accaduto quello che succede tutti i giorni in Siria, in modo assai più grave”. Un’affermazione forte, che non giustifica il terrorismo, ma esorta a porsi della domande, come chi ha fondato l’Isis, chi lo sostiene e chi gli ha fornito i mezzi per diventare quello che è diventato. “Se anche l’Europa non comincerà a porsi seriamente queste semplici domande, credo che il futuro sarà buio. Per tutti”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Numerose ong hanno sottolineato la situazione drammatica della popolazione palestinese a Gaza, chiedendo a Israele di rispettare il diritto umanitario.
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e il gruppo Prada hanno lanciato un programma di formazione per le donne africane.
Amnesty International ha pubblicato un manifesto elettorale in 10 punti rivolto ai partiti italiani: “I diritti umani non sono mai controversi”.
Si tratta di Zahra Seddiqi Hamedani ed Elham Choubdar colpevoli, secondo un tribunale, di aver promosso la “diffusione della corruzione sulla terra”.
Dal 2 al 4 settembre Emergency ricorderà che la pace è una scelta realmente perseguibile a partire dalla conoscenza e dalla pratica dei diritti umani.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.