Kosovo e Serbia non riescono a trovare un accordo sulle targhe

I premier di Kosovo e Serbia si sono incontrati a Bruxelles per risolvere la guerra delle targhe. Non ci sono riusciti e questo ha fatto salire la tensione.

  • Il 22 novembre doveva entrare in vigore la legge che prevede multe per chi circola con targhe serbe in Kosovo.
  • L’Unione europea ha promosso negoziati tra Kosovo e Serbia per la sospensione della norma, tradotti in un nulla di fatto.
  • Il Kosovo ha rinviato di 48 ore l’applicazione della norma, ma per il premier serbo siamo “sull’orlo del conflitto”,

Da qualche settimana in Kosovo è entrata in vigore una legge che impone alle automobili dei residenti nel paese di avere la targa kosovara, in risposta a una normativa uguale e inversa approvata in Serbia l’anno scorso. La minoranza serba in Kosovo e le autorità serbe si sono opposte alla nuova legislazione e questo ha fatto salire la tensione.

Il premier del Kosovo, Albin Kurti
Il premier del Kosovo, Albin Kurti © Omer Messinger/Getty Images

I negoziati promossi dall’Unione europea che si sono tenuti a Bruxelles nelle scorse ore tra il premier kosovaro Albin Kurti e quello serbo Aleksandar Vucic non hanno però prodotto risultati, se non un rinvio di 48 ore dell’applicazione della nuova legge sulle targhe. Nei prossimi giorni si proverà a cercare un nuovo accordo, ma il timore di un’escalation militare cresce.

La guerra delle targhe tra Kosovo e Serbia

I rapporti tra Kosovo e Serbia non si sono mai normalizzati dopo la guerra in cui si sono fronteggiate negli anni Novanta. Belgrado non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina proclamata nel 2008 e di tanto in tanto si riaccendono i focolai di tensione. L’ultimo riguarda le targhe, una questione apparentemente insignificante che si è però caricata di valenza simbolica.

Dopo che la Serbia aveva fatto lo stesso nel 2021, il Kosovo nelle scorse settimane ha approvato una legge che obbliga i cittadini residenti nel paese ad avere automobili con targa kosovara. Nel paese circolano a oggi circa 10mila targhe serbe. La nuova normativa ha causato forte dissenso nella minoranza serba, con scaramucce militari al confine e dimissioni di massa di funzionari politici kosovari di etnia serba. Tutto questo prima ancora che la misura entrasse effettivamente entrata in vigore.

Fino al 21 novembre, chi non si era adeguato al cambio targa avrebbe dovuto ricevere un avvertimento dalla polizia kosovara. Dal giorno successivo la pena sarebbe diventata di circa 150 euro di ammenda, ma prima che la situazione degenerasse è intervenuta l’Unione europea.

Il fallimento dei negoziati

Nelle scorse ore a Bruxelles si è tenuto un incontro bilaterale tra il premier kosovaro Albin Kurti e quello serbo Aleksandar Vucic. Otto ore di colloquio durante i quali si è cercato di trovare una soluzione alla diatriba della targhe, con la mediazione dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell.

Borrell ha presentato un piano che da una parte prevedeva la sospensione della nuova legge kosovara, dall’altra imponeva alla Serbia di cessare l’emissione e il rinnovo delle targhe serbe per i residenti in Kosovo. Il premier di Belgrado Vucic sembrava propenso ad accettare il compromesso, ma il suo omologo di Pristina ha rifiutato, anche alla luce del fatto che la medesima norma in Serbia non è stata coinvolta nel negoziato. 

Il Kosovo da mesi rinvia l’applicazione della nuova legge, che doveva entrare in vigore già ad agosto. A partire da aprile 2023 peraltro la legge sulle targhe dovrebbe diventare ancora più stringente: non più un’ammenda per chi non la rispetta, ma un divieto totale di circolazione. Dopo le pressioni degli Stati Uniti a seguito del fallimento dei negoziati, il premier kosovaro Kurti ha annunciato che la norma nella sua versione più soft delle multe verrà posticipata di altre 48 ore, durante le quali si continuerà a cercare un accordo. Il premier serbo Vucic ha sottolineato che il fallimento dei negoziati ha creato una situazione “sull’orlo del conflitto”. Già nelle scorse settimane Belgrado aveva inviato mezzi militari al confine con il Kosovo, segno del rischio di escalation militare.

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