La minoranza serba in Kosovo ha protestato contro l’elezione di alcuni sindaci di etnia albanese. I cortei sono sfociati in violenza contro i militari Nato.
Lo scorso aprile in alcuni villaggi del Kosovo si è votato per l’elezione dei sindaci. La minoranza serba ha boicottato il voto.
Pristina ha riconosciuto i nuovi sindaci di etnia albanese nonostante un’affluenza inferiore al 4 per cento.
La minoranza serba è scesa in piazza e si è scontrata coi militari Nato. Decine di soldati sono rimasti feriti.
La Serbia nell’ultimo anno ha dimostrato vicinanza alla Russia di Putin e preso le distanze dalla Nato.
In Kosovo nelle scorse ore ci sono stati violenti scontri tra la minoranza serba e le forze della Nato. La miccia è stata l’elezione di sindaci di etnia albanese nei territori del nord dove è concentrata la popolazione serba, che aveva boicottato le elezioni. Il governo di Pristina ha riconosciuto ugualmente le nomine e la minoranza serba è scesa in piazza per protestare. Decine di militari della Kosovo Force (Kfor), una forza militare internazionale guidata dalla Nato, sono rimasti feriti negli scontri. Tra questi anche diversi italiani. Ma dietro agli scontri potrebbe esserci anche un sentimento anti-Nato dilagante tra la popolazione serba.
Nuova tensione in Kosovo
Lo scorso aprile a Zvecan, Leposavic, Zubin Potok e Mitrovica nord, in Kosovo, si sono tenute le elezioni per la nomina dei sindaci. Il territorio in questione è quello dove si trova concentrata la minoranza serba, che ha boicottato il voto come forma di protesta per chiedere al governo centrale una maggiore autonomia. Alla fine l’affluenza è stata inferiore al 4 per cento.
Quando Pristina ha riconosciuto l’elezione dei sindaci di etnia albanese nei villaggi abitati dalla minoranza serba, le cose sono precipitate. I rapporti tra Serbia e Kosovo sono resi da decenni. La Serbia non ha mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo a seguito della guerra di fine anni Novanta e di tanto in tanto si riaccende lo scontro diplomatico tra Belgrado e Pristina. L’ultimo è stato quello delle targhe, risoltosi qualche mese fa dopo che per alcuni momenti sembrava potessi riaccendersi un conflitto a fuoco. Ma la tensione non se n’è mai andata.
Oggi in #Kosovo, una giornata di battaglia per i militari della #Kfor impegnati a placare le tensioni crescenti fra serbi e albanesi. I militari feriti sono 41 (11 italiani). pic.twitter.com/nY6HYkIQsK
Nella giornata di venerdì 26 maggio si sono tenute alcune manifestazioni contro i sindaci neo-eletti, che hanno portato a scontri con la polizia e una decina di feriti. Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha alzato la pressione inviando alcuni contingenti militari al confine con il Kosovo, così come aveva fatto nei momenti più critici della guerra delle targhe. Ma la situazione è peggiorata nelle ore successive.
Guerriglia tra i serbi e la Nato
Lunedì 29 maggio la minoranza serba ha organizzato nuove manifestazioni contro l’insediamento dei sindaci di etnia albanese. Questo è successo in particolare a Zvecan, dove la folla ha contestato il sindaco locale Ilir Peci.
41 militari Kfor feriti, di cui 11 italiani. Fratture e ustioni a causa degli scontri con i dimostranti serbi in #Kosovo.pic.twitter.com/k6aVwfEQQA
Per vigilare sui cortei sono arrivati i contingenti della Kfor, la missione più numerosa della Nato che da oltre venti anni svolge opera di controllo sulla pace in Kosovo e interviene nelle situazioni più critiche. La Kfor è composta da 4mila persone e il contingente italiano è il più numeroso, con un personale di circa 800 persone. Nel giro di poco tempo la manifestazione si è trasformata in guerriglia, con la minoranza serba che ha dato il via a un fitto lancio di bombe incendiarie e altri oggetti contro i militari. La Nato ha diffuso un bollettino di 25 feriti tra le sue fila. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha parlato di 14 alpini del nono reggimento L’Aquila feriti, di cui tre in modo grave ma non in pericolo di vita. Era da 10 anni che in Kosovo non si registravano feriti tra le forze Nato.
A nome mio e del Governo, esprimo i miei più sinceri sentimenti di vicinanza ai militari italiani che sono rimasti feriti durante i disordini in Kosovo. Esprimo inoltre la più ferma condanna dell'attacco avvenuto a danno della missione KFOR che ha coinvolto anche militari di…
Gli scontri avvenuti nel Kosovo del nord sono sintomatici della precarietà della pace nel paese. La tensione tra la minoranza serba e la maggioranza albanese è perenne e lo scontro diplomatico tra Pristina e Belgrado è cronico. Ma c’è anche altro. La Serbia nell’ultimo anno ha dimostrato vicinanza alla Russia di Vladimir Putin nella guerra in Ucraina, disallineandosi alla gran parte della comunità internazionale. Nella popolazione serba, compresa la minoranza del Kosovo, va dunque radicandosi un sentimento anti-Nato, che ha invece sempre appoggiato Kiev. La violenza occorsa nel nord del Kosovo contro la Kfor potrebbe avere le basi anche in queste dinamiche.
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