Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Bottega dei piccoli, apre il non-negozio dove scambiare o regalare vestitini
Ha aperto a Roma un luogo in cui è possibile regalare e scambiare vestitini, giocattoli e molto altro senza uso del denaro, la Bottega dei Piccoli. Un inno al riutilizzo intelligente ispirato alla sharing economy.
Da una parte il bisogno reale di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, dall’altro lo spreco antiecologico di prodotti per l’infanzia che finiscono nella spazzatura ancora semi-nuovi. A risolvere in un colpo solo le due questioni ci ha pensato la Onlus Terra dei Piccoli, che pochi giorni fa è riuscita ad aprire (tra mille traversie) a Roma, in via Montaione n.44, la prima Bottega dei piccoli (aperta il martedì e giovedì dalle 15-19 e il mercoledì e sabato dalle 10-13). Non un negozio, ma un luogo di scambio e baratto, che ha dato il via a un circolo virtuoso di riutilizzo di merce per bambini da zero a tredici anni con un metodo semplice e intelligente. Chi si associa (la tessera annuale è di 15 euro) può portare lì vestiti, giocattoli e tutto quello che può essere utile ai più piccoli e ricevere in cambio dei “good money”, ovvero soldi fittizi caricati su una tessera magnetica che poi servirà per acquistare altri beni. Una parte di tutti questi prodotti invece è direttamente destinata a case famiglia, e a famiglie indigenti e realmente bisognose. Una proposta concreta per cercare una soluzione alle nuove povertà e per sensibilizzare anche i giovanissimi sul tema dello spreco. Per saperne di più ne abbiamo parlato con Andrea Cippone, socio fondatore della Onlus e ideatore del progetto.
Ci racconta un po’ della vostra Onlus, cosa vi sta a cuore e cosa vi distingue dalle altre?
Terra dei Piccoli Onlus è una realtà, nata 8 anni fa, creata da un gruppo di persone che vogliono intervenire direttamente, senza passare per intermediari, in favore di minori meno fortunati, con una spiccata sensibilità sui temi ambientali. Non avendo né una sede fissa né dipendenti abbiamo sempre potuto destinare praticamente il 100 per cento delle nostre risorse allo scopo sociale.
Com’è nata questa iniziativa della Bottega?
Ci ispiriamo alla sharing economy (l’economia della condivisione) e alla cura dell’ambiente, ma tutto è nato da una semplice riflessione di carattere sociale, legata allo stato di bisogno in cui versano tantissime famiglie. Questa purtroppo è una realtà sotto gli occhi di tutti: basta andare in una scuola per accorgersi che sono in tanti i bimbi a non avere le scarpe del numero giusto o ad indossare una maglietta con i buchi o di pessima qualità. Di contro in tantissime case ci sono “riserve di beni” pronte per un nuovo utilizzo. Mettendo insieme le due cose abbiamo pensato a un luogo dove permettere, in modo gradevole, il riciclo e lo scambio di oggetti ancora utili e in buono stato.
Come mai le istituzioni non riescono a trovare un luogo per questa bottega, costringendovi a prenderlo in affitto, qual è l’ostacolo?
Abbiamo provato con alcune istituzioni comunali e abbiamo avuto delle risposte vaghe e inconcludenti. Oltre a farci perdere tanto tempo con telefonate, riunioni e produzione di documentazione, non sono riusciti neanche a proporci un’ipotesi di spazio. Dichiarano di non avere spazi e di essere in fase di “inventario”. Roma è la capitale delle case sfitte, dei locali comunali occupati da morosi e degli immobili confiscati alla criminalità, ma non sono riusciti a renderci disponibile un locale di 50/100 mq dove iniziare l’attività e mostrarne le potenzialità.
Avete aperto da pochi giorni: come sta andando?
Benissimo, siamo molto contenti, il locale è bello, anche se non molto grande e ben arredato e permette un’esperienza “d’acquisto” realmente positiva e non di serie B. Abbiamo anche appena testato il software che permetterà ai singoli di gestire e controllare via web i propri scambi e i crediti che sono espressi in good money, e a giorni saranno disponibili le tesserine magnetiche, insomma abbiamo anche da rendere disponibile una specie di home banking dello scambio. Le adesioni ci sono, abbiamo incontrato tantissime persone interessate anche se riscontriamo delle diffidenze. Siamo nella città di “mafia capitale” e il sociale è stato al centro di molti scandali… Ma per fortuna già a pochi giorni dall’apertura i risultati e la risposta sono stati entusiasmanti!
Chi sono i vostri principali sostenitori?
Il principale sostenitore è stato Lush, un’azienda di cosmetici molto attenta ai temi ambientali e sociali, che ha sostenuto il progetto con l’iniziativa Charity Pot. Oltre a Lush ci sono stati gli amici e i privati cittadini che sostengono la nostra Onlus con donazioni, con il 5 per mille o hanno acquistato uno dei libri di fiabe che abbiamo prodotto per finanziarci. Ora speriamo che arrivino i contributi delle tessere annuali da 15 euro che tendenzialmente dovrebbero coprire quasi il 50 per cento dei costi della bottega. Poi aspettiamo che arrivi il resto dal 5 per mille incrementale e magari da qualche istituzione o privato che si renda conto dell’utilità del progetto.
Cosa si trova nella Bottega principalmente?
Tutti quei beni che accompagnano la crescita dei bimbi da 0 a 13 anni e quindi abbigliamento, libri, biciclette, dvd, giochi, scarpine, biberon, sterilizzatori, passeggini …abbiamo oltre cinquecento prodotti disponibili oggi e arriveremo a mille durante aprile. Molti beni sono nuovi, perché mai usati o perché il bimbo è cresciuto troppo in fretta rispetto alle attese.
Perché è così importante il concetto dello scambio secondo voi?
Ha una valenza educativa nei confronti dei bimbi e indirettamente impatta sui comportamenti delle famiglie; riduce l’inquinamento di prossimità in modo diretto e immediato, può contribuire a ridurre le frustrazioni e le tensioni che colpiscono le famiglie quando non riescono a superare la seconda o la terza settimana del mese e innesta un rinnovato patto sociale di buona cittadinanza. Inoltre pensiamo che il mondo che viviamo non possa proprio permettersi un atteggiamento consumistico e irrispettoso dell’ambiente e il riuso di beni e di risorse è una soluzione intelligente.
Avete in mente di poter aprire botteghe come questa anche in altre città?
Sì, ci piacerebbe creare una rete di strutture interconnesse capaci di muovere anche oggetti di grande dimensione, magari via web. In più occasioni abbiamo già agevolato il dono di mobili e camerette e se pensiamo a quanto potrebbe essere rimesso in vita, gli spazi progettuali e di crescita sono enormi e noi speriamo di fare la nostra parte, anche perché siamo stati i primi in Italia con queste caratteristiche.
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