Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
La casa dei dj, producer e broadcaster musicali
Occupare lo spazio fisico attraverso i suoni o gli oggetti materiali non sembra implicare particolari differenze per chi, da professionista della musica, manifesta quasi sempre la tendenza a strutturare il proprio habitat casalingo ad immagine e somiglianza del suo mondo creativo: chi privilegia la purezza e l’essenzialità delle note propende solitamente per arredi minimalisti e
Occupare lo spazio fisico attraverso i suoni o gli oggetti materiali non sembra implicare particolari differenze per chi, da professionista della musica, manifesta quasi sempre la tendenza a strutturare il proprio habitat casalingo ad immagine e somiglianza del suo mondo creativo: chi privilegia la purezza e l’essenzialità delle note propende solitamente per arredi minimalisti e stanze semivuote, chi alle avanguardie preferisce invece atmosfere sonore più tradizionali, di norma esibisce gusti analoghi anche nella scelta dei mobili di casa, e così via.
Tra minimalismo e tradizione: il crossover di generi diversi
A sostenere esplicitamente il parallelismo tra gusti musicali e arredamento è innanzitutto il compositore, pianista e produttore neoclassico-elettronico Dardust, al secolo Dario Faini, che nel delineare i tratti della propria casa ideale rievoca il soggiorno in Islanda, luogo in cui ha inciso il suo secondo disco.
“Nutro un’autentica passione per i paesaggi islandesi”, racconta Dardust, “con le loro tipiche abitazioni di legno e quella peculiare luminosità da valorizzare al massimo inserendo vetrate a tutto campo estese su entrambi i due piani. Dato che abito a Milano, uno scenario simile rappresenta essenzialmente un’utopia, alla quale cerco però di avvicinarmi il più possibile, abitando in un luminoso loft, strutturato a mo’ di open space.
Tendo in qualche misura a ricercare anche nel design quel minimalismo che apprezzo nella musica elettronica di matrice nord-europea, prediligendo forme geometriche e lineari, sgombre dai troppi dettagli. Ciononostante ritengo fondamentale non eccedere sul versante opposto, e dunque evitare di creare ambienti troppo asettici. Diciamo che, come mi accade anche in ambito musicale, ho una spiccata inclinazione al crossover, cioè a contaminare tradizione ed innovazione, ad esempio l’essenzialità di certe linee quasi avveniristiche e il calore del legno”.
Dieci, cento, mille vinili: la passione vintage dei puristi del suono
Ma se il luogo in cui si abita racchiude anche, inevitabilmente, la sintesi del nostro passato e dei feticci oggettuali che lo caratterizzano, in alcuni casi gli spazi rischiano di diventare decisamente sovraffollati.
“La mia immagine idilliaca della dimora dei sogni coinciderebbe con la mitica casetta sull’albero, ma poi bisogna ammettere che al contrario la mia casa reale è un autentico delirio”, confessa sorridendo Leo Mas, dj annoverato tra i pionieri della musica house, nonché tra i principali artefici del sound balearico in voga ad Ibiza.
“Il problema è che possiedo circa trentamila vinili e per stiparli tutti nell’appartamento milanese in cui vivo da oltre trent’anni ho dovuto scaffalare completamente il mio salone, utilizzando legno rosso di ciliegio americano.
Sono uno che detesta l’arredamento minimalista e preferisco sentirmi avvolto da oggetti e materiali circostanti: i miei piatti, il mio mixer e i miei lettori, ad esempio, fanno parte dell’arredamento casalingo. I cari vecchi vinili, poi, com’è noto, possiedono una gamma di frequenze incomparabilmente più ricca ed ampia rispetto a quella di un qualunque file MP3: mi vien da ridere se penso che esiste gente abituata a scaricare brani musicali addirittura da Youtube….
Quando lavoro in casa, cerco di farlo ad un volume sonoro accettabile ma sono fortunato ad aver avuto in sorte dei vicini adorabili: una di loro arriva perfino a preoccuparsi se per alcuni giorni non mi sente. Ho avuto qualche problema solo negli anni ’80, quando suonavo il basso, le cui note riescono effettivamente ad insinuarsi dappertutto.
Più in generale, direi che appartengo alla scuola di pensiero di coloro che prediligono l’acustica dei luoghi pieni rispetto a quella degli ambienti vuoti, il che per fortuna si concilia perfettamente con la mia indole di collezionista compulsivo”.
Le insidie dell’inquinamento acustico (a doppio senso)
I rapporti di buon vicinato acustico rappresentano invece una preoccupazione prioritaria per Leo Pari, cantautore romano che, dopo approfondite incursioni nel rap e nell’elettronica, ha ormai consolidato la propria vocazione rock-folk.
“Solitamente lavoro in uno studio di registrazione -spiega Leo- ma in casa ho tastiere, sintetizzatori, chitarre ed altri strumenti musicali. A parte libri e vinili, cerco di evitare l’eccesso di soprammobili o di colori squillanti che, a differenza del bianco e del parquet scelto per tutti i pavimenti, non mi rilasserebbero.
Se devo dedicarmi alla musica di notte, utilizzo una cuffia per non disturbare, ma purtroppo patisco con notevole fastidio l’inquinamento acustico che mi circonda: tra il traffico delle vie sotto casa, gli autobus, il gommista e rumori vari, ottenere un minimo di silenzio, almeno al mattino, diventa un sogno irrealizzabile.
Solo per questa ragione ogni tanto preferirei trovarmi, invece che in un appartamento al centro di Roma, in una casa di campagna a due piani”.
L’importanza della coabitazione sonora
Sebbene dunque i profani, ovvero i non musicisti, tendano per lo più a pensare che la costruzione del proprio spazio abitativo dipenda esclusivamente o quasi dagli oggetti in esso contenuti, dall’ubicazione della casa, dalla sua esposizione e così via, l’esperienza dei professionisti del suono sottolinea come invece esistano dettagli pressoché impalpabili eppure determinanti nel definire il clima complessivo della nostra quotidianità, quale appunto l’ambiente sonoro in cui viviamo, ovvero il sottofondo di quiete o rumori che accompagna il fluire delle nostre attività, con tutto il benessere o malessere che ne deriva.
Insomma i suoni plasmano i luoghi e viceversa questi ultimi incidono sulle armonie che vengono prodotte nei vari contesti: se mai avessimo bisogno di un’immagine emblematica ed emozionante che condensi efficacemente il concetto, basterebbe quella di Ludovico Einaudi e del suo ormai leggendario concerto di pianoforte sui ghiacci galleggianti dell’Artico a sostegno di Greenpeace e della sua difesa dell’ambiente polare.
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