Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
La casa dei series addicted
In principio fu il cinema, inteso come misteriosa e invitante sala buia nella quale bisognava recarsi appositamente per gustare i prodigi del mezzo audiovisivo. Poi, a circa un quarantennio di distanza dall’ingegnosa trovata dei fratelli Lumière, sarebbe comparsa la televisione, dapprima nei bar o nei pubblici luoghi di ritrovo e poi, sempre più pervasivamente, nelle
In principio fu il cinema, inteso come misteriosa e invitante sala buia nella quale bisognava recarsi appositamente per gustare i prodigi del mezzo audiovisivo.
Poi, a circa un quarantennio di distanza dall’ingegnosa trovata dei fratelli Lumière, sarebbe comparsa la televisione, dapprima nei bar o nei pubblici luoghi di ritrovo e poi, sempre più pervasivamente, nelle nostre case, dove oggi la compresenza di molteplici strumenti di fruizione – dal computer allo smartphone, dal tablet fino al vero e proprio “home cinema” – hanno introdotto significativi cambiamenti sia logistici sia sociologici nel nostro modo di accostarci a film, trasmissioni, documentari e soprattutto episodi di serie televisive.
Il feticismo oggettuale del “fandom” e la trasversalità dei generi
Dinanzi al dilagante fenomeno della cosiddetta “series addiction”, ovvero quella sorta di dipendenza (o in alcuni casi fissazione compulsiva) che induce un sempre più rilevante numero di spettatori ad una fanatica attesa o a bulimiche maratone consecutive di tutte le puntate del proprio format narrativo prediletto, Alice Cucchetti, giornalista ed esperta di critica televisiva, ci fornisce alcune preziose chiavi di lettura.
“Il mondo del cinema e quello della serialità televisiva stanno ridefinendo in modo sempre più complesso e ibrido i loro reciproci confini”, spiega Cucchetti.
“In linea di principio le serie tv vengono espressamente concepite al fine di creare nel pubblico un meccanismo di fidelizzazione e affezione: la continuità e il diluirsi di una storia nel tempo ci consentono infatti di instaurare con i personaggi un rapporto molto meno effimero di quanto non avvenga con un semplice film. Qui abbiamo un mondo narrativo che di episodio in episodio si arricchisce di dettagli e comincia a scorrere quasi parallelamente alla nostra quotidianità”.
“E com’era già accaduto per la saga cinematografica di Star Wars o con quelle della Marvel – continua Cucchetti -, i patiti delle serie televisive tendono solitamente ad esibire la loro appartenenza alla comunità degli estimatori di questo o quel format attraverso una serie di gadget o soprammobili disseminati per casa. La tazza dell’agente Cooper di Twin Peaks, il poster o i cofanetti della serie sono altrettante tracce dell’esistenza di un ‘fandom’, neologismo che designa appunto il regno (kingdom) dei fans”.
Passioni seriali: da Twin Peaks a The young Pope
E se i sulfurei scenari di Twin Peaks, attraverso la perizia registica di David Lynch rappresentano secondo Alice Cucchetti la dimostrazione di come le serie televisive vengano talvolta paradossalmente intese addirittura come il luogo della sperimentazione e della qualità cinematografica, le platee dei series addicted rivelano una gamma di gusti e abitudini di consumo casalingo quanto mai varia e differenziata.
C’è chi predilige lo streaming, e collega lo schermo del computer a quello della tv scaricandosi più episodi possibili per poi guardarseli tutti di seguito, magari in compagnia dei propri amici, e chi invece si attiene alle scansioni della programmazione televisiva, come Bees, professionista della comunicazione sostenibile.
“Guardo le serie tv quasi ogni sera, sul divano del mio salotto, dal design decisamente minimalista”, racconta Bees, “e la mia preferita è senza dubbio The young Pope di Paolo Sorrentino, di cui apprezzo l’estrema accuratezza della trama e della costruzione dei personaggi.
In generale, ciò che mi attrae in queste opere seriali è la capacità di sviluppare, grazie ai tempi narrativi più lunghi, storie più articolate e dense di particolari”.
I series addicted ricreano a domicilio l’incanto del grande schermo
La qualità visiva e il piacere della fruizione cinematografica rappresentano invece l’obiettivo prioritario di chi, come Luigi Peggioni, professionista dei social media, ha voluto ricreare a domicilio alcuni degli agi e dei dettagli di una vera e propria sala di proiezione.
“Gli episodi delle nostre serie televisive preferite vanno gustati con tutti i crismi della tecnologia”, sostiene Peggioni.
“In un apposito angolo del salotto, di fronte al divano, io e mia moglie abbiamo collocato un ampio schermo dotato di retroilluminazione ai led e di sistema acustico dolby, per ottenere una visione ed un ascolto ottimali, oltre ovviamente a sincronizzare la piattaforma televisiva con quella del computer”.
Una casa a prova di binge watching
Dunque nelle nostre contemporanee abitazioni, quasi sempre provviste di schermi televisivi disponibili in varie stanze della casa, nonché di pc e strumenti tecnologici di vario genere e tipo, tutto sembra incoraggiarci a mantenere un legame assiduo e multimediale con i beniamini delle nostre adorate serie tv, incoraggiando la frequente pratica del cosiddetto binge watching, ovvero le lunghe “indigestioni” televisive auto-somministrate guardando tanti episodi di seguito.
Una curiosa indagine di mercato commissionata da Netflix ci ha svelato l’insospettabile dislocazione oraria delle abitudini di visione in base ai diversi generi: comedy al mattino, fiction drammatiche al pomeriggio, thriller e fantascienza in prima serata e documentari la notte, assicurandoci così che la nostra casa rimanga sempre e comunque popolata di inquilini impalpabili fatti di suoni ed immagini.
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