Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
La casa dei sustainability manager
Se volessimo esprimerci nel gergo delle competizioni sportive, sarebbe inevitabile ammettere che, rispetto ad ogni altra categoria sociologica, i dirigenti preposti alla responsabilità sociale ed ambientale di aziende ed altre istituzioni, ovvero i cosiddetti “corporate social responsibility/sustainability manager”, si trovano nella tipica posizione di chi “gioca in casa” (in ogni possibile accezione del termine) quando
Se volessimo esprimerci nel gergo delle competizioni sportive, sarebbe inevitabile ammettere che, rispetto ad ogni altra categoria sociologica, i dirigenti preposti alla responsabilità sociale ed ambientale di aziende ed altre istituzioni, ovvero i cosiddetti “corporate social responsibility/sustainability manager”, si trovano nella tipica posizione di chi “gioca in casa” (in ogni possibile accezione del termine) quando si tratta di creare un’abitazione confortevole e sostenibile.
È insomma più che lecito prevedere che un sustainability manager abbia elaborato, per una sorta di virtuosa deformazione professionale, una serie di competenze specifiche e di percorsi mirati ad individuare le strategie effettivamente più innovative e meno scontate per concepire una dimora in piena sintonia, estetica e funzionale, con l’ambiente, andando perfino oltre i “déjà-vu” e le pratiche corrette ma ormai consolidate già note ai profani.
Eleganza e coscienza ambientale
“Abito in una casa di fine ‘800 che sono riuscito a rendere sostenibile con una serie di appositi interventi”, racconta Matteo Vaccari, veronese di origine trapiantato a Milano, direttore del marketing e della comunicazione di Mapa Spontex e del marchio YOU.
“Sono partito dagli accorgimenti più classici, quali l’installazione di una caldaia a condensazione, finestre a triplo vetro, lampadine led, miscelatori d’aria nei rubinetti per ridurre il consumo di acqua, utilizzo notturno degli elettrodomestici e altre simili accortezze.
Ciononostante ho potuto constatare direttamente come tali pratiche non penalizzino, ma anzi al contrario incrementino la ricercatezza e la qualità estetica di un’abitazione: le finiture in legno o l’inserimento di mobili essenziali ed ecocompatibili creano infatti un contrasto assai piacevole con gli stucchi o i dettagli antichi di un immobile d’epoca, e la predilezione per la luce naturale, nel mio caso offerta dall’esposizione a Sud all’ultimo piano dell’edificio, non impedisce di utilizzare, nelle ore di buio, lampade di design o altre modalità suggestive di illuminazione artificiale.
Direi quindi che anche in tema di arredamento si sta confermando la più generale tendenza a coniugare l’appetibilità dei prodotti con la loro sostenibilità ambientale: se all’inizio le finalità ecologiche sacrificavano il pregio o l’eleganza della forma, oggi sta accadendo esattamente il contrario. Ed è proprio la fascia dei consumatori più esigenti, più abbienti ed informati a rivelarsi mediamente più recettiva alla cosiddetta rivoluzione green”.
I mobili antichi e la frontiera più avanzata del restauro sostenibile
Un’analoga sensibilità estetica ha ispirato le scelte di Maria Luisa Parmigiani, responsabile della sostenibilità del Gruppo Unipol e residente a Bologna.
“Abito in una casa vincolata dalle Belle Arti”, spiega la manager, “dunque ogni intervento trasformativo ha richiesto particolare cautela, anche perché l’arredamento include una serie di quadri di famiglia risalenti al ‘600 e alcuni mobili antichi. Riguardo a questi ultimi ho individuato una soluzione particolarmente innovativa rivolgendomi ai giovani di una start-up che pratica una metodologia non convenzionale di restauro e ristrutturazione.
In pratica, oltre ad avvalersi di una serie di sostanze trattanti, cere e solventi di origine naturale ed ecocompatibile, questi restauratori riescono ad ottenere risultati molto atipici ed interessanti poiché i loro interventi si sovrappongono alle parti originarie dell’oggetto a mo’ di découpage, senza necessariamente mimetizzarsi. D’altra parte”, chiosa la Parmigiani, “ritengo che la propensione verso un’idea di casa e di arredamento sostenibile non dipenda semplicemente da competenze o attitudini derivanti dal proprio mestiere ma debba essere innanzitutto un fatto di coerenza etica, di sintonia profonda con ciò che si fa altrove”.
Meno conformismo modaiolo, più condivisione urbana e via libera alla domotica
“Chi desidera vivere in un’abitazione sostenibile deve compiere scelte ponderate e non necessariamente coincidenti con le mode del momento o con le credenze più diffuse” avverte Karim Bruneo, Corporate Citizenship Manager Whirlpool EMEA, che abita a Milano. “Ad esempio, ben vengano i materiali riciclati ma per quanto riguarda invece alcune risorse naturali come il legno o l’alluminio bisogna considerare che l’impatto ambientale derivante dal loro impiego dipende, rispettivamente, dalla singola tipologia e dalle tecniche di raffinazione oppure dalla modalità di estrazione.
Analogamente, per quanto attiene alla vegetazione e al verde casalingo, sarebbe consigliabile evitare le specie tropicali o quelle originarie di un clima troppo diverso dal nostro, privilegiando magari le piante grasse, più efficaci nell’assorbire l’eccesso di anidride carbonica o di onde elettromagnetiche.
Più in generale consiglierei di non fossilizzarsi sulla solita moda del terrazzo, considerato così trendy a Milano e altrove, cominciando piuttosto a ragionare in termini di orti cittadini condivisi o di adozione collettiva di intere aree urbane verdi dove salvaguardare la biodiversità di tante specie vegetali a rischio.
E infine non dimentichiamo che l’uso degli strumenti domotici che promuovono la cosiddetta smarthome può offrire un utile supporto all’ottimizzazione energetica, ad esempio attraverso la connessione tra elettrodomestici”.
La crescente rilevanza del fattore sostenibilità
Possiamo dunque agevolmente constatare come nell’ambito delle più recenti tendenze in tema di arredamento e interior design si sia fedelmente riprodotto lo stesso identico meccanismo che ha caratterizzato sino ad oggi il ruolo della sostenibilità e dei manager impegnati in funzione di essa: se cioè fino a qualche anno fa le scelte ambientali e il loro impatto sociale rappresentavano un aspetto collaterale e non prioritario delle complessive politiche aziendali, ai giorni nostri la prospettiva pare essersi ormai visibilmente capovolta.
E l’adozione di materiali e pratiche ecocompatibili sembra divenuta ormai, non solo in azienda ma anche entro le privatissime quattro mura del proprio domicilio, il miglior biglietto da visita per esprimere innovatività, buon gusto e standard elevati.
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