La centrale di Porto Tolle rinuncia al carbone

La decisione dell’Enel è stata resa nota pochi giorni fa: la centrale di Porto Tolle, ferma da cinque anni, non verrà riconvertita a carbone. In una nota l’operatore elettrico nazionale chiarisce che: “a fronte dell’evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni, tanto

La decisione dell’Enel è stata resa nota pochi giorni fa: la centrale di Porto Tolle, ferma da cinque anni, non verrà riconvertita a carbone. In una nota l’operatore elettrico nazionale chiarisce che: “a fronte dell’evidente cambiamento del contesto energetico e della differente dinamica tra domanda e offerta di energia avvenuti negli ultimi dieci anni, tanto è durato l’iter autorizzativo – peraltro non ancora concluso – per la riconversione della centrale di Porto Tolle, nuove alternative devono essere esaminate per l’impianto polesano alimentato a olio combustibile.”

 

Soddisfatte le associazioni ambientaliste. Il Wwf congiuntamente con Legambiente dichiara che si tratta di: “un’ottima notizia non solo per le associazioni ambientaliste, ma per i cittadini, gli agricoltori, gli imprenditori veneti e romagnoli che hanno sempre visto il progetto come una minaccia per la salute, per l’ambiente e per le attività turistiche e agricole”. Si aspetta ora “che l’investimento destinato al carbone del passato a Porto Tolle sia reindirizzato verso le fonti rinnovabili del futuro”.

 

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L’Enel sempre nella nota confema: “la volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con territorio ed enti locali, nella prospettiva di creare valore e salvaguardare l’occupazione nell’area della centrale”. Il Sole24Ore ipotizza una trasformazione in mini centrale a biomassa, proveniente dall’indotto agricolo della zona del polesine, di quella che un tempo era in grado di produrre l’8 per cento dell’elettricità del nostro Paese. A questo punto si tratta di capire se e quali saranno le alternative.

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