Expo 2015

La coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è Patrimonio universale dell’Unesco

È un vero successo, quello della Delegazione italiana guidata dal ministero dell’Agricoltura e dai vertici dell’Irvos per l’esito della candidatura. Sia perché esalta il nome di una pratica agricola tipicamente italiana, sia perché riconosce il valore culturale di un paesaggio e di un sapere antico, sia perché dà nuova luce al fatto che sarà Pantelleria

È un vero successo, quello della Delegazione italiana guidata dal ministero dell’Agricoltura e dai vertici dell’Irvos per l’esito della candidatura. Sia perché esalta il nome di una pratica agricola tipicamente italiana, sia perché riconosce il valore culturale di un paesaggio e di un sapere antico, sia perché dà nuova luce al fatto che sarà Pantelleria a inaugurare il cluster Biomediterraneo di Expo Milano 2015. L’Assemblea generale dell’Unesco, ieri pomeriggio a Parigi, ha iscritto la pratica agricola della Vite ad Alberello di Pantelleria tra i beni immateriali dell’umanità. Nessun Paese, prima dell’Italia, è mai riuscito a iscrivere nella celebre lista una pratica agricola.

 

La proposta avanzata all’Unesco dall’Italia è stata supportata da un dossier coordinato dal professor Pier Luigi Petrillo (che aveva già seguito per il ministero delle Politiche agricole l’iscrizione della Dieta mediterranea nel 2010 e dei Paesaggi vitivinicoli delle Langhe Roero e Monferrato nel 2014, a giugno) con il supporto del comune di Pantelleria e degli agricoltori panteschi. Il voto dei 161 paesi membri dell’Unesco durante la riunione del 24 novembre a Parigi è stato all’unanimità.

 

La coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria ha nel tempo plasmato il paesaggio, modellando uno dei contesti agricoli più suggestivi al mondo. Rappresenta, come spiega una nota tecnica del ministero, “una tipologia tradizionale di allevamento della vite ancora presente oggi sull’isola, basato sulla creazione di buche di terreno profonde circa 20 centimetri e che vede il vigneto prendere forma di piccoli alberelli all’interno di queste conche, al fine di poter carpire le scarse risorse idriche presenti nel terreno e ripararsi dal clima sfavorevole”.

 

Le uve ricavate da questi vigneti unici al mondo sono la materia prima per la vinificazione del pregiato Zibibbo, marchio vitivinicolo italiano famoso nel mondo. I terrazzamenti, i muri a secco, i giardini arabi, i dammùsi (cioè le tipiche abitazioni dell’isola) rappresentano l’identità di Pantelleria insieme con le viti ad alberello. Il faticoso tipo di coltivazione (che richiede cura costante, pazienza, fatica fisica) rappresenta il collante di una comunità che segue le proprie tradizioni secolari.

 

La partenza della candidatura risale al 2010 e il 30 marzo 2013 è stata designata unica candidatura italiana per la lista del Patrimonio culturale immateriale. La vite ad alberello è il sesto bene italiano di questo tipo. Gli altri cinque sono il Canto a tenore sardo (2008), l’Opera dei Pupi siciliani (2008), la Dieta mediterranea (2010), i Saperi e il saper fare liutario della tradizione cremonese (2012) , le Celebrazioni delle grandi macchine a spalla (2013) e i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe Roero e Monferrato nel giugno 2014.

 

Diversi ambiti agricoli e alimentari sono già stati nominati Patrimoni Unesco dell’umanità, in tutto il mondo: la Wiener Kaffeehaus – la cultura del caffè viennese – la pesca dei gamberi a Oostduinkerke in Belgio, la produzione di vino di Kvevri in Georgia, la dieta mediterranea, la cucina tradizionale messicana, la gestione delle acque nella pianura della Murcia in Spagna.

 

L’Unesco è l’agenzia Onu dedita alla salvaguardia dei patrimoni ritenuti indispensabili per le generazioni future. Quelli orali e immateriali dell’umanità sono espressioni della cultura immateriale del mondo che l’Unesco ha inserito in un apposito elenco, per sottolineare l’importanza che esse hanno secondo tale organizzazione. I capolavori immateriali si affiancano ai siti patrimonio dell’umanità: mentre questi ultimi rappresentano cose tangibili (come un parco naturale, una città o un complesso archeologico), i primi rappresentano antiche tradizioni che spesso non hanno una codificazione “scritta” ma sono tramandate oralmente nel corso delle generazioni. L’UNESCO si è posta il problema di salvaguardare questi capolavori per evitarne la scomparsa, allo stesso modo di come è già stato fatto per i beni materiali.

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