Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
La disfunzione cognitiva nel cane anziano
La disfunzione cognitiva è una malattia del cane anziano che viene confusa con i sintomi dell’invecchiamento. Perciò è importante conoscerla per prevenirla
- La disfunzione cognitiva nel cane è spesso un patologia che si confonde con i normali sintomi dell’invecchiamento.
- Imparare a conoscerla è importantissimo per prevenirla.
- Per la disfunzione cognitiva non esiste un cura, ma solo accorgimenti mirati per ritardarne l’insorgenza.
La disfunzione cognitiva è una patologia neurodegenerativa tipica dell’età avanzata. Viene denominata anche “sindrome” – SDC: sindrome della disfunzione cognitiva – perché può manifestarsi in modi differenti. Molti mammiferi, uomo compreso, sono colpiti da questa patologia. Un esempio? lo stesso morbo di Alzheimer umano ha molte somiglianze con la disfunzione cognitiva animale.
I sintomi della malattia possono essere diversi, ma possiamo riscontrare spesso disorientamento spaziale e temporale (come incapacità di muoversi in luoghi conosciuti oppure movimenti ripetuti), alterazioni delle interazioni con persone e animali anche famigliari, modifiche del ciclo sonno-veglia, vocalizzazioni notturne o inappropriate e cambiamenti dei livelli di attività. Possono insorgere anche fobie, ansia e irritabilità. Con l’avanzare della vita e l’aumento della longevità dei nostri amici a quattro zampe, la disfunzione cognitiva diventa facile da riscontrare e, per molti compagni di un cane anziano, è qualcosa con cui confrontarsi per cercare di garantire al quattrozampe di casa una vita serena e dignitosa anche negli ultimi anni della sua esistenza. Recentemente, poi, è stato pubblicato uno studio proprio sulla malattia e sulle sue connessioni con l’attività fisica che ne mette in luce le varie implicazioni in termini di cura e di prevenzione. Per capire meglio la disfunzione cognitiva abbiamo chiesto l’aiuto di un’esperta: la dottoressa Chiara Dissegna, medico veterinario.
La disfunzione cognitiva e il cane anziano
Come tutti gli organi e apparati, anche il sistema nervoso centrale invecchia e subisce l’influsso del tempo che passa, ed è particolarmente sensibile al processo d’invecchiamento perché i neuroni hanno scarse capacità rigenerative e riparative. Nell’animale anziano, inoltre, la produzione e il metabolismo dei neurotrasmettitori è modificato e ciò comporta variazioni dell’umore e delle capacità cognitive.
La depressione da involuzione, infatti, è una patologia legata proprio a disturbi emozionali ed è caratterizzata dalla presenza di una disfunzione affettivo-cognitiva per la quale il cane non riesce più a imparare ciò che gli si insegna e sembra aver disimparato anche comportamenti già appresi. Spesso si osserva una diversificazione della sua capacità di relazionarsi agli altri (aggressività o attaccamento morboso sono spesso presenti) mentre l’umore è instabile. E’ importante tenere conto, inoltre, che quando il sistema nervoso invecchia compaiono sintomi ben precisi: disorganizzazione dei comportamenti, alterazioni delle funzioni cognitive ed emozionali, aggravamento delle patologie comportamentali eventualmente in atto.
Sicuramente si tratta di una malattia sottostimata, perché molte persone non danno peso ai sintomi attribuendoli a un normale processo di invecchiamento del proprio pet. La disfunzione cognitiva colpisce i cani dopo i 7 anni d’età e non sono state riscontrate differenze tra razze e dimensioni dei soggetti colpiti. Purtroppo non esiste un test diagnostico vero e proprio, e la diagnosi della malattia si basa su un’attenta anamnesi del cane e sull’esclusione di altre patologie che potrebbero presentare sintomi equivalenti. Ecco le principali:
- diabete,
- sindrome di Cushing
- ipotiroidismo
- artrite
- disturbi metabolici
- perdita di vista o udito
- infezione del tratto urinario
Le cure e la prevenzione della disfunzione cognitiva
Non c’è cura per la disfunzione cognitiva. I danni che si producono a carico del sistema nervoso sono purtroppo irreversibili, ma la buona notizia è che si può rallentarne la progressione se si instaura precocemente una terapia a 360 gradi. I risultati migliori si ottengono quando si utilizza un approccio integrato, che comprende terapia nutrizionale, comportamentale, medica e motoria.
Il trattamento nelle prime fasi e il lavoro in prevenzione prevede una serie di approcci fondamentali:
- una routine quotidiana con esercizi di attivazione mentale e olfattiva con piccole novità che richiedano al cane di mettersi alla prova e giochi da condurre insieme ad altri amici a quattro zampe.
- un’alimentazione fresca, ricca di antiossidanti, come omega 3, vitamina C e D, selenio e acido alfa lipoico e con il giusto apporto di trigliceridi a corta catena (come quelli dell’olio di cocco o mct oil) che hanno effetti benefici sulle capacità cognitive
- una corretta attività fisica: anche se anziano, l’animale deve continuare a muoversi e occorre modificare gli esercizi in base alle sue capacità. Il nuoto e le attività in acqua son particolarmente utili ai soggetti affetti di SDC.
Anche nel caso della disfunzione cognitiva l’importanza dell’apporto e della consulenza del veterinario diventa fondamentale. E un approccio mirato e specifico può essere utilissimo per far vivere serenamente al nostro amico a quattro zampe gli anni della vecchiaia.
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