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La Giornata mondiale delle donne 2016 è dedicata alla parità di genere
Nonostante le prevaricazioni, che tutt’oggi le donne devono subire, molte di loro si ribellano cercando di migliorare la propria condizione e quella delle loro comunità.
La Giornata mondiale delle donne è stata celebrata per la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti, su iniziativa del Partito socialista americano, ed è stata ufficializzata a livello internazionale nel 1911, eppure a oltre cento anni di distanza le donne di tutto il mondo devono ancora affrontare numerose sfide e combattere contro un sistema patriarcale e maschilista.
La giornata è stata riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1977 e il suo obiettivo è quello di condannare ogni forma di disuguaglianza, sessismo e violenza nei confronti delle donne. “Dedichiamo un finanziamento solido, una strenua difesa e un’inflessibile volontà politica per il raggiungimento della parità di genere in tutto il mondo. Non c’è investimento più grande nel nostro futuro comune”, ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Il tema dell’edizione del 2016, chiamato “Pianeta 50-50 entro il 2030: passo in avanti per la parità di genere”, sottolinea l’importanza del raggiungimento della parità di genere. L’idea è quella di anticipare gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Tra questi garantire l’accesso a ragazzi e ragazze all’istruzione, porre fine a tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne e ragazze del mondo, eliminare tutte le forme di violenza contro le donne e le bambine nelle sfere pubbliche e private, incluso il traffico e sessuale e altri tipi di sfruttamento, eliminare tutte le pratiche dannose, come il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile.
In numerosi paesi la mentalità è ancora arretrata e le prevaricazioni all’ordine del giorno (non è necessario andare molto lontano, in Italia la differenza salariale media tra uomo e donna è del 7 per cento). Eppure dei segnali di cambiamento si percepiscono, grazie soprattutto a quelle donne che cercano di cambiare la propria condizione e di plasmare il mondo circostante con le proprie idee sfidando lo status quo e guidando le proprie comunità, come faceva Berta Càceres, leader del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh) che da anni si batteva per difendere i diritti della sua comunità e per proteggere le terre ancestrali del suo Paese dalla deforestazione e dallo sfruttamento, vigliaccamente assassinata pochi giorni fa.
Il ruolo delle donne viene spesso sottovalutato, secondo l’antropologa e paleoantropologa statunitense Nancy Makepeace Tanner, sarebbe stata proprio la cura materna della prole, e il prolungarsi di essa, la causa determinante dell’evoluzione dalle scimmie antropomorfe ancestrali verso l’ominazione. La Tanner sostiene che la nostra evoluzione sia imputabile anche al fatto che le madri prediligevano l’andatura bipede, per potere tenere i propri cuccioli con un braccio e procacciarsi il cibo con l’altro. La necessità di sfamare i figli avrebbe inoltre acuito lo sviluppo cognitivo delle nostre antenate, incentivando la capacità di servirsi di utensili. Quindi, quando guardiamo una donna, dobbiamo anche pensare che forse, senza di loro, la nostra specie così come la conosciamo, non sarebbe mai esistita.
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