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Il fenomeno, causato da un insolito dilagare di una particolare alga, sta uccidendo migliaia di pesci, molluschi e crostacei al largo delle coste cilene.
Il mare è, per antonomasia, la culla della vita, ma in Cile ora sembra più una fossa comune. Un’inquietante marea rossa sta infatti uccidendo milioni di creature marine nell’oceano Pacifico, al largo delle coste del Cile meridionale, in particolare nei pressi dell’isola di Chiloé, nella regione de Los Lagos, dando luogo alla più grande moria di pesci che il Paese ricordi.
La marea rossa è causata da una fioritura algale, che, appunto, conferisce alle acque il colore rosso. Queste alghe producono tossine velenose e, se presenti in grandi quantità, riducono l’ossigeno presente nell’acqua, sono pertanto particolarmente nocive per la fauna marina.
Tra le cause dell’insolita proliferazione di alghe ci sarebbe secondo gli esperti, l’aumento della temperatura dell’acqua, in relazione con il fenomeno climatico El Niño. La scorsa estate sono infatti state registrate elevate temperature nelle acque dell’oceano Pacifico meridionale.
La marea rossa ha provocato la morte di un incredibile varietà di specie animali, tra cui sardine, meduse, crostacei, mitili, foche, uccelli marini e calamari, alterando perfino le rotte migratorie delle balene. Lo scorso gennaio, primi segnali dell’imminente catastrofe, sono stati rinvenuti su una spiaggia dell’isola cilena di Santa María i corpi decine di migliaia di calamari di Humboldt (Dosidicus gigas). Gli ecosistemi sono ingranaggi perfetti ma delicati, un’alterazione rischia di comprometterne la sopravvivenza. Anche gli animali che non sono stati contaminati direttamente, ma hanno mangiato le carcasse delle creature, sono stati avvelenati. Non è stato risparmiato neppure l’animale al vertice della catena alimentare, l’uomo, sarebbero infatti dozzine le persone ricoverate con sintomi di avvelenamento.
Oltre a rappresentare una catastrofe ecologica il fenomeno in corso in Cile sta anche colpendo duramente l’economia del Paese. Le alghe hanno infatti causato la morte di oltre 20 milioni di salmoni, provocando un ingente danno economico al Cile, secondo produttore mondiale dopo la Norvegia.
Il fenomeno è, secondo gli scienziati, provocato da diversi fattori concomitanti. Tra i responsabili ci sarebbe anche l’industria del salmone, colpevole di scaricare in mare grandi quantità di materiale organico e sostanze azotate, l’accumulo di questi nutrienti ha favorito il proliferare delle alghe tossiche. Nei giorni scorsi numerosi cortei di pescatori sono sfilati per le strade di Chiloé per protestare contro le multinazionali del salmone.
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