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La migrazione da record delle zebre
Un nuovo studio ha scoperto la più lunga migrazione di mammiferi mai documentata in Africa, un branco di zebre ha precorso 500 chilometri in linea d’aria tra Namibia e Botswana.
Molti animali migrano ciclicamente alla ricerca delle condizioni ambientali migliori per nutrirsi o procreare. In Africa, più che in altri luoghi, la disponibilità di cibo e acqua è legata alle stagioni. Proprio in Africa avviene la più grande migrazione conosciuta, enormi branchi di erbivori, composti da zebre, gnu, gazzelle e orici, si spostano dalla Tanzania al Kenya seguendo i pascoli che nascono con la stagione delle piogge.
Un gruppo di biologi del Wwf ha documentato lo spostamento più lungo mai osservato nei mammiferi africani. Protagonista della grande traversata una mandria di zebre di Burchell (Equus quagga) che migra per più di 480 chilometri tra la Namibia e il Botswana. Lo studio, pubblicato sulla rivista Oryx, evidenzia come il record non riguardi la lunghezza del viaggio in sé ma la distanza senza precedenti tra il punto di partenza e quello di destinazione. «La distanza coperta da questo gruppo di zebre, senza deviazioni o errori nella direzione, è stata una grande sorpresa per tutti noi coinvolti nello studio, nonché per tutte le persone che hanno familiarità con la conservazione della fauna selvatica nella regione», ha dichiarato Robin Naidoo, responsabile scientifico per la conservazione del Wwf e principale autore della ricerca.
Secondo i ricercatori alla base di un tale spostamento ci potrebbe essere forse un fondamento genetico e la trasmissione delle conoscenze tra animali sociali tramandate di generazione in generazione. Saranno comunque necessari anni di monitoraggio per scoprire quale sia il motivo che spinge questi ungulati a percorrere sempre lo stesso tragitto.
Lo studio delle rotte migratorie degli animali rappresenta uno strumento prezioso per la loro tutela. «Capire come gli animali prendono decisioni individuali ha un gran valore dal punto di vista della conservazione – spiega Mark Hebblewhite, ecologo specializzato in ungulati dell’Università del Montana – il declino delle specie migratorie avviene a livello globale: se scopriamo cosa li porta a interrompere gli spostamenti, possiamo intervenire». Inoltre conoscendo le migrazioni abituali si riescono ad ottenere dati utili per l’istituzione mirata di aree protette.
Lo studio ci lascia, per l’ennesima volta, a bocca aperta dinnanzi le straordinarie capacità degli animali che vanno ben oltre la nostra comprensione. Noi saremmo capaci di perderci con un navigatore satellitare mentre queste zebre individuano con precisione una strada che percorrono solamente due volte l’anno attraverso centinaia di chilometri di monotona e polverosa pianura.
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