La Papua Nuova Guinea ha annunciato l’abolizione della pena di morte dal proprio ordinamento
È il primo paese a farlo nel 2022
Sono ancora migliaia le esecuzioni effettuate ogni anno in tutto il mondo
Il governo della Papua Nuova Guineaha annunciato l’abolizione della pena di morte. Si tratta della prima nazione a prendere tale decisione nel 2022. La notizia è stata diffusa dal primo ministro James Marape il 20 gennaio: secondo l’esecutivo della nazione dell’Oceania, la pena di morte “non rappresenta un deterrente per i crimini più gravi” e non esistono strumenti o sistemi che consentano di eseguire una condanna “con umanità”.
“Non è un deterrente e non esistono modi di uccidere con umanità”
Si tratta in questo senso di una scelta netta, che smentisce ciò che affermano solitamente i sostenitori della pena di morte. Quest’ultima non è in grado di diminuire il numero di delitti e, in più, non è vero che le tecniche moderne siano in grado di alleviare la sofferenza delle persone che vengono uccise.
La Papua Nuova Guinea è abolizionista nei fatti dagli anni Cinquanta. L’ultima volta che una condanna è stata eseguita fu nel 1954. Nel 1970 la pena fu eliminata una prima volta dal codice penale, ma venne reintrodotta nel 1991. Nel 2018, però, una sentenza capitale è stata pronunciata a carico di nove persone. E nel “braccio della morte”, in attesa, ce ne sono una quarantina.
Nel 1970 la pena di morte fu abolita in Papua Nuova Guinea, poi reintrodotta nel 1991
D’altra parte, benché il paese avesse ratificato nel 2008 il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, aveva preferito non aderire al secondo Protocollo facoltativo sull’abolizione della pena di morte, il cosiddetto Pidcp-Op2.
Nel 2020 – secondo gli ultimi dati disponibili, diffusi da Amnesty International– sono state 483 le esecuzioni in tutto il mondo. Concentrate in particolare in Iran, Egitto, Iraq e Arabia Saudita. Si tratta, tuttavia, di un dato in calo del 26 per cento rispetto all’anno precedente, e del 70 per cento rispetto al picco di 1.634 casi registrati nel 2015.
Centinaia di esecuzioni accertate ogni anno nel mondo
Ma, precisa l’organizzazione non governativa, “nel conteggio sono esclusi i paesi che classificano i dati sulla pena di morte come segreti di stato o per i quali sono disponibili informazioni limitate (Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam)”. Il numero complessivo potrebbe dunque essere estremamente più alto, dal momento che la sola Cina si stima proceda a migliaia di esecuzioni ogni anno.
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