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La paura fa bene agli animali ed è una risorsa anche per noi
La paura è un aspetto importante nel mondo animale perché permette di sfuggire a pericoli e minacce. Ma è basilare anche per l’uomo se si impara a gestirla.
Brrr, che paura! A me piace averne e non per niente son un’accanita lettrice di romanzi horror e thriller. Da Dracula di Bram Stoker agli ultimi libri di Paolo Prevedoni, nella mia biblioteca casalinga non manca nessun titolo di questo genere. Tuttavia, avendo avuto per anni cani lupi cecoslovacchi – una razza che, come il lupo da cui deriva, fa della diffidenza e del timore un punto di forza –, mi sono trovata a riflettere sulla paura nel mondo animale. E ho scoperto delle cose davvero interessanti. Se volete approfondire con me, non vi resta che continuare a leggermi.
La paura del leone
La paura è utile. E, in natura, diventa indispensabile. A questo proposito un’amica mi ha segnalato un libro decisamente intrigante per chi ama gli animali e vive con loro. Si chiama La paura del leone ed è scritto da due fratelli: Chiara, biologa, e Davide Morosinotto, scrittore. Un duo formidabile questi fratelli che, con una prosa accattivante, spiegano il mondo animale e la paura che aiuta a sopravvivere alle dure leggi naturali. “Tutti gli animali hanno paura e, per questo motivo, adattano il loro comportamento alle situazioni e imparano a con-vivere, nel senso di vivere insieme. Studiando la paura si può capire come funzionano gli ecosistemi e come funziona, in fin dei conti, tutto il nostro mondo”, è scritto nella presentazione del libro.
Chiara Morosinotto è una biologa evoluzionistica specializzata nei comportamenti animali. E, per mostrarci come la paura incida spesso in modi inimmaginabili sulla vita di tutte le creature – uomo compreso –, ci guida attraverso le sue ricerche, mettendo al servizio di noi lettori il suo sguardo di scienziata e di attenta osservatrice della realtà. Sono riuscita a parlare con lei mentre era in Finlandia, occupata nelle sue ricerche etologiche.
Il ruolo della paura negli ecosistemi
“La paura è alla base delle interazioni fra prede e predatori. Le prede percepiscono la presenza del predatore (tramite segnali visivi, auditivi e/o olfattivi) e questo scatena una serie di risposte comportamentali e fisiologiche che possono aiutare la preda a sfuggire ai predatori. La paura, quindi, aumenta le probabilità di sopravvivenza delle prede. Generalmente, non aiuta la conservazione delle specie di per sé perché in condizioni naturali c’è equilibrio e la presenza dei predatori non porta all’estinzione completa delle prede”, spiega la biologa.
“Nel caso in cui però vi siano animali arrivati da altre parti del mondo, per esempio perché portati lì dall’uomo, le prede potrebbero non riconoscerli come predatori e in quel caso la mancanza di paura e di strategie antipredatorie verso questi soggetti sconosciuti può essere molto dannosa per la specie che, nei casi più estremi, rischia anche l’estinzione. È successo in varie isole del Pacifico, in cui molte specie si sono estinte a causa dell’introduzione di ratti e gatti. In alcuni casi, gli animali autoctoni di queste isole non avevano mai incontrato predatori terrestri (che non potevano raggiungere naturalmente un’isola spersa in mezzo all’oceano) e quindi non avevano evoluto comportamenti di difesa specifici”, aggiunge.
“Tralasciando il mondo dei selvatici, secondo me anche negli animali domestici la paura non viene mai soppressa del tutto. In questo caso, possiamo dire che gli animali si abituano alla nostra presenza e non ci vedono più come predatori. Ma ciò non implica che la paura sia soppressa, infatti hanno ancora paura di altri predatori che identificano come tali, per esempio di tuoni o fuochi d’artificio. Possono avere anche paura dell’uomo quando ci comportiamo in modo aggressivo o diverso dal solito. E anche il gatto di casa può avere timore dell’uomo se entrano in casa degli estranei che cercano a tutti i costi di accarezzarlo o, peggio, tirargli la coda o strapazzarlo”, conclude Morosinotto.
Animali che incutono timore
Ci sono animali che ci incutono paura? E che magari rimangono nell’immaginario collettivo come emblemi di timore e panico? “Credo che l’aspetto morfologico dei predatori influisca moltissimo sulla nostra paura degli animali. Lupi, serpenti o squali incutono spesso molta più paura che non altri animali altrettanto o anche più pericolosi”.
“Uno fra gli animali più velenosi al mondo è un piccolo polpo con degli anelli blu sparsi sul corpo (Hapalochlaena lunulata). Ha un aspetto molto carino e infatti le persone non solo non ne sono spaventate, ma addirittura molti turisti cercano di farsi foto tenendolo in mano senza sapere del pericolo che corrono. Al contrario, alcuni squali innocui per l’uomo incutono in noi un terrore smisurato. E, in Italia, ci sono molte più persone spaventate all’idea di incontrare un marasso (Vipera berus) che non le zecche, che sono invece portatrici di malattie potenzialmente molto pericolose come la borrelliosi o l’encefalite da zecche”, avverte a questo proposito Morosinotto.
La fobia nei cani
Un’altra manifestazione della paura la vediamo spesso negli amici a quattro zampe che ci affiancano nel quotidiano. Quando questa emozione diventa opprimente si parla di fobia, e coincide spesso con problemi comportamentali piccoli e grandi dell’amico a quattro zampe.
Ne parlo con Valentina Armani, educatrice e istruttrice cinofila: “Ci sono paure innate, che non sono acquisite attraverso l’esperienza, e altre invece che arrivano attraverso il vissuto quotidiano. Prendiamo per esempio i randagi che vengono catturati e portati in un canile. La loro paura li indirizza a evitare le persone, ma questo non è possibile perché tutti i giorni si trovano a doversi interfacciare con degli umani che si occupano di loro e magari poi vengono adottati da una famiglia che vive in una grande città, dove a ogni uscita è impossibile evitare le persone. In queste circostanze la paura può raggiungere livelli opprimenti, a volte debilitanti e trasformarsi quindi in una fobia.
Il cane randagio che vede delle persone ascolterà la sua paura semplicemente, mantenendo una distanza adeguata. Ma il soggetto che ha sviluppato una fobia, alla sola vista di una persona in lontananza si troverà invece sopraffatto dalla paura, e per lui sarà come se non esistesse possibilità alcuna di mettersi in salvo”.
Come comportarsi nei casi di fobia
“Una fobia ci racconta molto del vissuto di un cane. I cani che vivono grandi paure hanno bisogno di essere capiti; non c’è dubbio che tutti gli animali ne hanno bisogno, ma questi soggetti ci chiedono di andare oltre, di andare più a fondo e soprattutto di metterci in ascolto”, prosegue l’esperta.
“Per loro è difficile dare fiducia e soprattutto affidarsi, elementi fondamentali da raggiungere per ogni partner umano che vuole aiutare il proprio cane e ingredienti indispensabili per poter alimentare un cambiamento. Le forzature possono sembrare utili nell’immediato per superare gli ostacoli, ma al cane daranno solo l’informazione che per l’ennesima volta non gli sarà permesso ascoltare la sua paura e fare la scelta migliore per se stesso. Se un cane si pietrifica dalla paura in mezzo alla strada, non posso certo prendermi il tempo di convincerlo a spostarsi.
Dobbiamo ricordare che, quando aiutiamo la bestiola a superare un momento difficile e ritrovare la sua bussola interiore, facciamo un passo avanti, mentre ogni forzatura riporta indietro e addirittura può condurre il soggetto al punto di partenza. In sostanza, per riscrivere la storia ed eliminare i condizionamenti limitanti, abbiamo bisogno di conoscere a fondo il cane, smussando le convinzioni che lo mettono in difficoltà e creando nuove rappresentazioni attraverso esperienze favorevoli. L’aiuto di un istruttore cinofilo esperto del comportamento diventa in questi casi indispensabile”. È fondamentale, quindi, sapere che la fobia è per il nostro amico a quattro zampe una manifestazione importante connessa con il suo benessere. Solo sostituendo l’esperienza negativa con una positiva potremo, a piccoli passi, aiutarlo a ritrovare la serenità.
Quando la paura è un’emozione umana
La paura diventa, spesso, un’emozione fondamentale per la nostra sopravvivenza, ma può tradursi in comportamenti che sfociano in veri e propri stati di panico senza una motivazione concreta. La sua espressione può coincidere con quella dell’ansia, un’emozione che affligge tanti di noi in questi anni. Mi aiuta su questo versante Chiara Pica, dottoressa in psicologia e life coach olistica: “La paura e l’ansia sono strettamente legate, pur essendo due cose diverse. La prima è l’emozione di base scatenante, e può essere inerente a tantissime cose. Un tempo, per i nostri antenati, c’era la paura delle belve feroci, dei fenomeni atmosferici e dei pericoli dell’ambiente. Oggi tutto potenzialmente può essere fonte di pericolo o paura, ma i circuiti che si attivano a livello fisiologico sono esattamente gli stessi, ovvero il cosiddetto ‘cervello rettiliano’ e il sistema nervoso autonomo.
L’ansia, invece, è tutto quel complesso di reazioni fisiologiche scatenate nel corpo dalla paura. Un tempo queste reazioni erano puramente adattative e fisiologiche. Preparavano il corpo ad affrontare il pericolo. Oggi, invece, vengono viste e vissute come fonte di pericolo grazie al nostro cervello evoluto (la neocorteccia dei messaggi della psiche profonda che ci avvisa di un pericolo non più reale, ma interiore)”. E sono allora situazioni, persone, cose, animali che possono incutere ansia e paura, sfociando in vere e proprie crisi di panico, manifestazioni molto difficili da dominare e sopportare.
Come “guarire”
“Nulla è patologico nella nostra mente, se non quello che noi facciamo diventare tale. E il voler controllare le nostre emozioni, normalizzarle, rimetterle nei binari e quindi combatterle, è proprio ciò che rinforza a dismisura ciò che viviamo, paure comprese. Pensiamo di dover combattere le paure, vogliamo diventare più forti, ma sono operazioni sciocche, addirittura dannose, perché ci allontanano da quel messaggio evolutivo che la psiche profonda sta cercando di mandarci attraverso la paura. Proviamo invece a pensare che, proprio in quei momenti in cui siamo spaventati, qualcosa in noi, un’energia nascosta, nuova, sta cercando di venire alla luce. Un’energia che ci spinge inesorabilmente verso nuove dimensioni di esistenza; verso nuovi modi di essere, agire, comportarsi e pensare”, spiega la dottoressa Pica.
“Il nuovo spesso spaventa e per questo assume il volto del mostro che ci terrorizza. Ma è solo uno spettro, non esiste. Non arriva per farci del male, ma perché non stiamo più esprimendo la nostra vera essenza, la nostra natura. È quello il pericolo da cui la paura vuole salvarci. Accoglierla, farle spazio quando arriva, abbandonarsi alle sensazioni che procura sono dunque gli ingredienti per evitare che si cronicizzi e ci limiti, divenendo essa stessa un motivo di pericolo. E diventa la cosiddetta ‘paura della paura’, una trasformazione assurda che solo l’essere umano può concepire. Più nutriamo la nostra essenza, più le diamo spazio, meno le paure avranno motivo di visitarci”.
La paura come emozione positiva anche nel caso degli uomini, quindi. E forse il viaggio che abbiamo intrapreso partendo dal mondo degli animali ancora una volta può esserci utile per comprendere meglio la nostra natura umana, permettendoci di raggiungere una nuova serenità e un più intimo benessere.
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