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La quercia e i suoi abitanti, un film per vivere l’emozione di questo fantastico mondo
Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
- La quercia come un microhabitat ricco di biodiversità
- Una delle piante più diffuse in Europa
- “La quercia e i suoi abitanti”, un film che racconta la vita che ruota intorno a questo albero
Come la più classica delle fiabe possiamo iniziare questa storia con “c’era una volta”, ma per nostra fortuna c’è tuttora. Un maestoso abitante delle nostre terre, con le radici ben salde nel terreno e la sua folta chioma, la quercia da centinaia di anni ospita la vita di una miriade di specie, dai funghi agli uccelli, dagli insetti ai piccoli mammiferi. Insieme al nuovo film “La quercia e i suoi abitanti” andremo alla scoperta del microhabitat che ruota intorno a questo magnifico albero.
La quercia, centenaria protettrice di biodiversità
La quercia (Quercus robur), conosciuta anche come farnia, è un albero imponente che può raggiungere i 40 metri di altezza. La sua chioma, quando cresce isolata, si espande ampiamente, assumendo una forma globosa e irregolare (ricordando un cavolfiore) mentre il fusto si espande notevolmente alla base per dare forza alla struttura. Le sue foglie, decidue, sono abbastanza riconoscibili dai lobi presenti su entrambi i lati, così come i suoi frutti, le ghiande, la rendono facilmente riconoscibile. Una delle caratteristiche di questa pianta è la sua longevità, in giro per il mondo troviamo esemplari che hanno superato i mille anni, mentre sul nostro territorio sono esistiti esemplari – e alcuni esistono ancora – con qualche centinaio d’anni, un esempio è la farnia di Sterpo, in Friuli, con un’età stimata di circa 600 anni.
Possiamo considerare la quercia come un ecosistema, un microhabitat, vero e proprio poiché sotto le sue frasche, nel suo tronco e intorno alle sue radici, diverse specie vivono in equilibrio, ognuna con il suo ruolo definito. La ghiandaia (Garrulus glandarius) osserva le altre specie tra i rami; lo scoiattolo (Sciurus vulgaris, quello rosso) è invece il padrone del tronco; il balanino delle ghiande (Curculio glandium) si riproduce sfruttando le ghiande, appunto; il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) costruisce la sua tana tra le radici; e la formica della quercia (Liometopum microcephalum) che ai piedi dell’albero erge il suo regno. Tutti collegati, l’uno con l’altro, in questa grande casa che fornisce cibo e riparo.
Una specie diffusa in tutta Europa
La farnia è una delle piante più diffuse in Europa, in Italia solamente nelle isole non è presente, e spesso compare come albero isolato, in campagna o in boschi e parchi cittadini. Il genere Quercus è diffuso globalmente, dalle zone temperate a quelle tropicali dell’America, dell’Europa, del Nord-Africa e dell’Asia. In Italia oltre alla farnia, che rappresenta idealmente tutto il genere Quercus, sono presenti altre specie di Quercus, ad esempio il leccio (Q. ilex), il rovere (Q. petraea) e la roverella (Q. pubescens) – piccola nota per distinguere la nostra farnia è il peduncolo (che collega la ghianda al ramo) più lungo rispetto alle altre; invece il picciolo (che collega la foglia al ramo) è più corto.
Tornando a parlare della quercia, la sua etimologia, in particolare “quercus”, deriva dal celtico e significa “bell’albero”, mentre “robur” deriva dal latino e significa “forte, robusto”, chiaramente per via dei suoi forti e robusti tronchi e per la durezza del suo legno. Nell’antichità veniva considerato un albero sacro dedicato al dio Zeus, per via della sua “capacità” di attirare a sé i fulmini. Nel corso del tempo ha subito ingenti disboscamenti, ha rappresentato infatti una fonte energetica, alimentare ed economica della società umana. Le sue caratteristiche di crescita lenta non combaciavano con le sempre più importanti, e rapide, richieste della selvicoltura che vide nelle conifere l’ideale sostituto. Ad ogni modo la quercia rimane, per fortuna, ampiamente diffusa e presente.
“La quercia e i suoi abitanti”, un film per immergersi in questo micromondo
Nella verde regione della Sologne, in Francia, tra la Loira e lo Cher, accanto ad uno specchio d’acqua una quercia si erge maestosa da più di duecento anni. I segni dell’età si presentano come robusti rami, appiattiti dal peso del fogliame, e cavità di diverse forme e dimensioni che solcano il tronco come rughe sulla pelle. La protagonista di questo viaggio è proprio lei, che senza muoversi o parlare, racconta la sua vita. Intorno a lei diverse specie, ognuna con il suo spazio, vivono la propria esistenza, diventando coprotagonisti dell’intero spettacolo. Oltre a quelli citati prima fanno la loro comparsa il picchio rosso (Dendrocopos major), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), il barbagianni (Tyto alba), il cinghiale (Sus scrofa), il tasso (Meles meles), il capriolo (Capreolus capreolus), la nutria (Myocastor coypus) e molti altri tutti con la loro storia. Nessuna voce fuoricampo, nessun narratore. Solamente i suoni della natura e l’incantevole colonna sonora originale di Cyrille Aufort (La marcia dei pinguini) accompagnano lo spettatore ad ammirare la quercia attraverso il punto di vista dei suoi abitanti, per scoprire così la poesia della biodiversità.
L’opera straordinaria di Laurent Charbonnier, maestro dei documentari naturalistici, e Michel Seydoux, celebre produttore al suo esordio in regia, distribuita da I Wonder Pictures, è stata candidata come miglior documentario ai César 2023. Un anno e mezzo di riprese per coprire tutti i cicli stagionali hanno permesso di raccontare questa storia unica nel suo genere. Un film adatto a tutta la famiglia, un’ode alla vita in cui è la natura a raccontare se stessa. Il 25 gennaio uscirà al cinema, non prendete appuntamenti.
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