Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
La sostenibilità, rete di connessione globale
Oggi la parola “sostenibilità” è molto usata, ma cosa significa? È una connessione armoniosa di valori condivisi che interagiscono e si completano naturalmente.
Già nel 1972 la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano, a Stoccolma in Svezia, adotta una dichiarazione che elenca 26 nuovi principi su diritti e responsabilità umane sull’ambiente. È la prima tappa verso il concetto di sviluppo sostenibile, che il Rapporto Brundtland definisce così nel 1987: “Sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.
Ma intanto l’uomo ha fatto più danni negli ultimi 50 anni che nei millenni precedenti, rincorrendo un benessere economico a tutti i costi senza pensare alle conseguenze. Viviamo in una “società del rischio”, come l’ha definita il sociologo tedesco Ulrich Beck nel suo saggio del 1986.
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L’uomo sa che è indispensabile pensare al futuro
Oggi la situazione mondiale esige sempre più attenzione. I dati sono allarmanti. La concentrazione di gas a effetto serra in atmosfera ha raggiunto un livello mai visto sulla Terra negli ultimi 800 mila anni. A causa della deforestazione, dal 1990 ogni anno si perdono da 8 a 13 milioni di ettari di foreste. Nel mondo ci sono circa 1,5 miliardi (su 7,5 miliardi) di persone che non hanno accesso all’elettricità. Oggi solo l’1 per cento della popolazione detiene il 48 per cento della ricchezza. Meno di un centinaio di persone tra le più ricche del pianeta nel 2016 detenevano 1.900 miliardi di dollari. La stessa cifra che si dividono 3,5 miliardi di persone, quasi la metà degli abitanti della Terra. Ed è chiaro che le situazioni di conflitto sono strettamente legate agli interessi economici di pochi.
Robert Kennedy già nel 1968, ha dichiarato: “il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria… non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari o l’intelligenza del nostro dibattito. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita davvero degna di essere vissuta”.
In realtà l’uomo non è di indole malvagia, appartiene alla natura e al regno animale più evoluto e sa che in una società interdipendente è indispensabile riflettere sul futuro. È una necessità morale. La sostenibilità è nell’essenza dell’uomo, un’attitudine positiva verso se stessi e gli altri. Mette in relazione il proprio sistema di valori con quello dell’altro e con ciò che sta intorno. È un senso di responsabilità verso le comunità dove la natura e tutte le forme di vita sono legate. La sostenibilità è un processo da creare e percorrere.
Molti gli italiani interessati alla sostenibilità
Da trent’anni mi occupo di sostenibilità e mi considero un’osservatrice di lunga data. Negli anni Ottanta l’attenzione e la conoscenza su questi temi era bassissima, ma progressivamente tutto è cambiato, specie negli ultimi dieci anni.
Con LifeGate, nata nel 2000 per promuovere la sostenibilità, da qualche anno presentiamo un Osservatorio, un’indagine su un campione rappresentativo degli italiani che riguarda, appunto, gli stili di vita sostenibili. L’indagine del 2017 traccia un interessante profilo degli italiani segmentati per livello di coinvolgimento a questi temi in appassionati (29 per cento), interessati (30 per cento) e disinteressati (41 per cento). Il totale delle persone, tra appassionati e interessati è pari a 29,7 milioni di italiani, soprattutto giovani donne tra i 18 e 34 anni. Al primo posto delle motivazioni che spingono gli italiani all’acquisto di prodotti sostenibili c’è la responsabilità verso le future generazioni. Abbiamo visto che la voglia di fare bene è il nuovo approccio che guarda a un futuro migliore, moderno e innovativo.
Questi dati crescono ancora di più nella nostra community, qui le persone sono già impegnate in un nuovo modo di vivere, sono allineate a uno stile di vita sostenibile in tutte le scelte che ogni giorno devono compiere. Sempre più attente ai cambiamenti sociali, tecnologici, economici ed ecologici.
Disinquinare le menti prima ancora dell’aria
La situazione politica mondiale sembrerebbe in controtendenza; in assenza di dibattito gli estremismi vanno ad occupare spazi vuoti. In questo contesto però non dobbiamo avere paura di sognare un mondo migliore, un progetto in cui tutti possiamo partecipare concretamente con spirito di condivisione e speranza. In ogni caso il cambiamento è in atto, è partito e viaggia velocemente. Questa nuova coscienza non si fermerà, potrà solo crescere. È un percorso atto a disinquinare le menti prima ancora dell’aria. Parlare, informare, comunicare, accompagnare le persone in questo percorso, senza annoiare e spaventare è una sfida non facile. Con un linguaggio positivo diventa più semplice. Puntare su un discorso propositivo e non sull’allarmismo avvicina sempre più persone, non le allontana. Suggerire cosa di buono è possibile fare con soluzioni, idee, dalla teoria alla pratica, dove la pratica sono le azioni che ognuno mette in atto.
Com’è cambiato il mondo della comunicazione
Negli ultimi vent’anni il mondo della comunicazione è molto cambiato, stravolto dallo sviluppo delle tecnologie che ha messo in discussione attitudini consolidate. Non ci sono più solo giornali cartacei, radio e tv, ma anche internet. Il fenomeno social e i media digitali hanno avuto un impatto sulle modalità di interazione sociale trasformando l’informazione in democratica e globale.
Il 6 agosto 1991 l’informatico inglese Tim Berners-Lee pubblica il primo sito web. WordPress, la piattaforma open source per lo sviluppo di blog, arriva il 27 maggio 2003. Il 4 febbraio 2004 all’università di Cambridge in Massachusetts nasce Facebook, YouTube il 14 febbraio 2005, Twitter il 21 marzo 2006. Il 9 gennaio 2007 Steve Jobs mostra al mondo il primo iPhone dando inizio a una nuova era di informazione dai dispositivi mobili. A febbraio dello stesso anno nasce Tumblr. A ottobre 2010 nasce Instagram, acquistata due anni dopo da Facebook. Snapchat, fondata nel 2011 è quotata alla borsa di New York il 2 marzo 2017 con la valutazione di 30 miliardi di dollari.
Se nel 2010 solo il 2,9 per cento degli utenti accedeva a internet da un dispositivo mobile, oggi il 50 per cento di utenti in tutto il mondo naviga nel web. Ogni piattaforma ha un suo linguaggio e i fruitori interattivi chiedono verità, credibilità, trasparenza, coerenza e sono diventati anche “editor” e “influencer”. Le notizie sono condivise in tempo reale, la rete ė uno spazio dove ci si può informare, condividere notizie, conversare ma anche denunciare.
Sempre più imprese intraprendono percorsi di sostenibilità
In questo contesto le aziende non possono prescindere dal salvaguardare la loro reputazione, risorsa fondamentale per un’azienda di successo. Sempre più imprese intraprendono percorsi di sostenibilità, sviluppando valori e strategie, in equilibrio tra impatto ambientale, sociale ed economico. I social media possono rappresentare una via di dialogo per valorizzare le proprie buone pratiche, ma possono anche renderle vulnerabili se non sincere o se non creano valore. La comunicazione deve essere trasparente e basarsi su elementi concreti per non incorrere in accuse di greenwashing. Questo termine, coniato nel 1986 dall’attivista americano Jay Westervely, indica la creazione di un’immagine vestita di “verde” in maniera ingiustificata e mistificatoria, lontana realmente dalle politiche e dalle pratiche dell’azienda.
Il mondo così interconnesso, con internet e le piattaforme social, è una grande opportunità di cambiamento. Milioni di persone, allineate ai temi della sostenibilità, anche se vivono in paesi con culture e lingue diverse possono condividere un comune sentire e una nuova visione del futuro. Questo scambio globale può fare la differenza e cambiare lo stato delle cose. Se siamo di fronte al tramonto di una società basata sull’apparenza, la sostenibilità è il nuovo paradigma, una storia da raccontare che valorizza il valore per sé e la comunità.
Impariamo dalle piante, che sono connesse tra loro
Anche in natura le piante, che già proteggono il suolo, producono ossigeno e assorbono CO2, secondo ricercatori e scienziati sono anche connesse tra loro attraverso una rete sotterranea intelligente che collega le radici, una sorta di internet vegetale fatto di fili fungini. Questa simbiosi tra piante e funghi permette di mettere in collegamento le piante che, in questo modo, possono condividere il nutrimento, comunicare tra loro, scambiare informazioni e rinforzare il proprio sistema immunitario. L’ecologa canadese Suzanne Simard nel suo intervento a un TED Talk nel 2016 ha detto: “Le foreste non sono semplicemente un insieme di alberi, attraverso un dialogo sotterraneo aumentano la resilienza dell’intera comunità”.
Il cinema ha preso spunto da questa incredibile e magica scoperta, ricordiamo il film di fantascienza del 2009 “Avatar”, del regista James Cameron, dove tutti gli organismi sono connessi tramite le radici degli alberi.
La storia dell’uomo è segnata dagli alberi, venerati dagli antichi per la loro presenza, ritenuta magica, tra la terra e il cielo. Le radici dell’albero prendono il nutrimento dalla terra e lo sostengono. Anche l’uomo si nutre e pone le radici nei pensieri, nei sentimenti, nelle emozioni. Gli alberi sono diversi l’uno dall’altro, ma sanno convivere in pace e in armonia. Il loro esempio ci invita all’unione dei popoli, ad apprezzare la bellezza delle diverse culture. Ci porta a riflettere sui valori spirituali, alla consapevolezza che siamo sulla Terra per creare e non per distruggere. L’albero va piantato nel posto giusto e curato con dedizione. Piantare semi di azioni giuste è il modo per far emergere il meglio di ogni cosa. Ho sempre amato l’albero, la sua figura, una creatura misteriosa con la brezza tra le fronde è la metafora della vita che racchiude un pensiero olistico dove l’uomo e l’ambiente sono anelli di una catena che non si può spezzare. Mi piace immaginare la sostenibilità come un grande albero che ha le radici in un’area di valori e progressivamente continua a crescere. È un processo, una strategia che darà foglie, fiori e frutti. E la pianta farà altri semi da cui nasceranno nuove piantine. Ed ecco il cambiamento in atto e il senso di un mondo migliore. Di un futuro sostenibile.
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Da dieci anni, l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile tiene traccia delle conoscenze, degli atteggiamenti e dei comportamenti degli italiani in materia di sostenibilità. Intercettando una consapevolezza sempre più diffusa.