La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
La storia di Buddy e di altri cavalli ciechi che hanno una nuova vita
Buddy è un cavallo cieco che in un santuario newyorchese può sentirsi finalmente amato, insieme ad altri animali sfortunati come lui. Ecco la sua storia.
In passato, Buddy non era stato certo un cavallo fortunato. Nel lontano 2001 era destinato a morte certa. Era cieco e la sua esistenza sarebbe finita precocemente in un mattatoio come quella di altri suoi simili. Ma per lui si aprì una speranza. E un’opportunità di vita. La sua salvezza arrivò dal Catskillk animal sanctuary di New York, dove gli animali sfortunati come lui possono contare su cure e protezione. Questa è la sua storia.
Il santuario newyorchese
Tutto è iniziato nel 2001 proprio con Buddy. Da allora ci sono stati altri tre cavalli con lo stesso nome, e l’ultimo arrivato ha varcato le porte del centro solo poco tempo fa. Buddy sembra quasi essere un nome comune per i cavalli destinati a morte certa, ma per alcuni di loro nei prati del Catskill animal sanctuary si è aperta una nuova vita.
Il centro fondato dall’animalista Kathy Stevens è dedicato ad accogliere animali torturati e distrutti dall’uomo. E sono mucche, capre, pecore, maiali e altre specie che la maggior parte del mondo considera cibo e che non hanno mai conosciuto un momento di gioia. Il centro di New York si occupa di fornire loro amore, riparo e spazio per sviluppare una relazione di fiducia con gli esseri umani e gli altri animali, promettendo una vita diversa, più giusta e comprensiva delle loro esigenze vitali.
Buddy che imparò a vivere una seconda volta
Buddy era un cavallo ormai sconfitto dalla sorte. La sua cecità lo esponeva solo a una vita senza scopo e utilità nel mondo – troppo spesso crudele – degli uomini. Eppure Buddy aveva voglia di vivere. E di correre. Di galoppare. Di assaporare la libertà. Kathy Stevens lo intuì e lo aiutò a farlo, restituendogli uno scopo e, soprattutto, l’intrinseca bellezza del suo essere equino. Quando iniziò di nuovo a galoppare, i lavoranti del centro piansero di gioia vedendolo, criniera al vento, percorrere gli ampi spazi verdi del santuario.
Dopo Buddy, la storia continua
I volontari hanno istruito Buddy a muoversi comodamente nello spazio a sua disposizione, insegnandogli diversi segnali verbali. E lo stesso stanno facendo con tutti gli altri ospiti della struttura che soffrono di menomazioni più o meno serie o di stati psichici gravi derivanti da torture e maltrattamenti.
Gli animali imparano presto ad accettarsi e a vivere insieme, indipendentemente dalle specie e dalle differenze di sesso o di età. E, soprattutto, nel mondo a quattro zampe c’è rispetto e comprensione per le difficoltà e gli handicap che possono affliggere i meno fortunati, rendendoli dipendenti dall’altruismo e dall’abnegazione dei loro simili. Nel centro di Kathy ci sono ormai altri Buddy. E diversi animali che hanno ritrovato la vita e la capacità di amare, dimenticando torture e vessazioni dell’uomo.
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