Un emendamento rende più difficile fare ricorso e a stabilire i calendari, oltre a Ispra, sarà un organo politico. Le associazioni scrivono al Quirinale.
La Svezia vuole uccidere metà dei suoi lupi
Prevista per ora l’uccisione di 30 esemplari, ma i lupi a rischio sono 170, con “l’aiuto” della Convenzione di Berna.
Anche il 2025 sarà un anno da dimenticare, per i grandi carnivori europei. In Svezia, si è aperta infatti già dal 2 gennaio la caccia ai lupi, dopo il via libera del governo di Stoccolma, che ha concesso l’abbattimento di cinque intere famiglie, per un totale – al momento – di 30 esemplari. La popolazione totale della specie nel paese scandinavo conta 375 capi: di questi, la Svezia vorrebbe ucciderne 170, poco meno della metà e circa un centinaio in più di quelli già uccisi nel 2023. Il lupo però è solo l’ultima “vittima” della Svezia, che a novembre 2024 ha iniziato anche la strage degli orsi, con il rilascio di 486 permessi di caccia per ridurre la popolazione del 20 per cento.
La motivazione ufficiale è quella utilizzata da tutti i Paesi che intraprendono un percorso di abbattimento dei carnivori: proteggere gli allevamenti e i campi. Gli agricoltori infatti affermano che l’aumento della popolazione dei lupi rappresenta una minaccia per il bestiame, come le pecore.
Lupi protetti, ma non troppo
La specie, che proprio in Svezia ha oggi una sua timida roccaforte dopo che il Paese non ha avuto una popolazione di lupi riproduttori dal 1966 al 1983, si trova sulla lista rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) con lo status di “vulnerabile”. Il lupo è inoltre presente nell’elenco delle specie “strettamente protette” della Convenzione di Berna del 1979.
È proprio a questo documento che gli attivisti della Swedish carnivore association, ovvero l’Associazione svedese per la tutela dei carnivori, fanno appiglio per chiedere di fermare le uccisioni. Infatti, se è vero che per la convezione si possono fornire deroghe per l’abbattimento delle specie strettamente protette, qualora non vi siano soluzioni alternative praticabili, è anche vero che l’obiettivo specificato dall’articolo 1 è quello di conservare la fauna selvatica, con particolare attenzione alle specie vulnerabili. E il lupo lo è, al momento.
“Abbiamo presentato una denuncia formale alla Commissione europea, che ha portato ad una procedura di infrazione contro la Svezia, ma senza alcun risultato”, ha detto Magnus Orrebrant, presidente dell’Associazione svedese dei carnivori. La Svezia, di fatto, ignora lo status del lupo dal 2010.
Caccia ai lupi, una questione europea
Il fatto è che, negli ultimi anni, diversi Paesi europei hanno sentito l’esigenza di allentare le maglie della tutela per consentire di uccidere più facilmente i lupi, le cui popolazioni costantemente monitorate sono in leggera crescita in tutto il nostro continente in particolare nelle regioni alpine e boscose della Scandinavia e dell’Europa centrale. Lo scorso settembre, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’Unione europea (Coreper) ha approvato la proposta di declassare il lupo da specie “rigorosamente protetta” a “protetta”.
Recentemente, però, ha votato per il declassamento della tutela anche il Comitato permanente della Convenzione di Berna. La modifica entrerà ufficialmente in vigore il 7 marzo 2025: da quella data, i lupi saranno considerati specie “solo” protetta, consentendo di fatto più uccisioni. Per Orrebrant, “Se l’Ue darà seguito all’ultima decisione della Convenzione di Berna modificando lo status di protezione del lupo nella direttiva sull’habitat, il risultato sarà molto negativo non solo per i lupi, ma per tutta la fauna selvatica in Europa”.
Dove sono le misure preventive?
La protesta delle associazioni animaliste – non solo quelle svedesi, ma anche europee – si incardina però su un tema volutamente dimenticato, ovvero quello della prevenzione degli attacchi dei grandi carnivori e dell’educazione della popolazione per la pacifica coesistenza tra comunità umane e fauna selvatica. Perché non utilizzare recinzioni elettrificate? Perché non procedere con programmi di divulgazione e buone pratiche, invece di diffondere paura per gli attacchi della fauna selvatica?
“Il lupo è purtroppo l’ultima pedina politica, vittima della disinformazione. Declassare la protezione non risolverà le sfide della coesistenza, né aiuterà gli agricoltori”, ha affermato Léa Badoz, responsabile del programma fauna selvatica di Eurogroup for animals.
Al momento, l’Agenzia svedese per la protezione dell’ambiente non ha rilasciato commenti sulle proteste.
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