Il nord della Siria è alle prese con l’emergenza post-sisma. Ciò nonostante la Turchia ha continuato con i bombardamenti verso i curdi.
- Il nord della Siria è alle prese con l’emergenza del terremoto avvenuto il 6 febbraio.
- La Turchia è accusata di bloccare gli aiuti verso il nord della Siria.
- Allo stesso tempo, continuano i bombardamenti contro le popolazioni curde.
La Siria ha un disperato bisogno di aiuti umanitari in seguito al devastante terremoto del 6 febbraio, che ha colpito il nord del paese e il sud della Turchia, eppure non solo i soccorsi vengono ostacolati dall’esercito turco disposto sulla frontiera ma quest’ultimo ha sferrato una serie di attacchi contro i curdi.
A lanciare l’allarme sono le stesse popolazioni minacciate, il cui grido è stato raccolto e diffuso da pochi media occidentali. Già due giorni dopo il sisma, la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdoğan ha attaccato l’area di Tal Rifaat già colpita dal terremoto. “Gli sfollati curdi della regione di Afrin hanno trovato rifugio nell’area a nord di Aleppo”, ha riferito Kamal Sido, esperto di Medio Oriente dell’Associazione per il popoli minacciati (Apm). “È scandaloso che uno stato della Nato stia esacerbando una catastrofe umanitaria. Non c’è una parola di critica da parte degli altri paesi dell’Alleanza”.
I curdi chiedono un cessate il fuoco per poter gestire gli aiuti ai terremotati
L’approvvigionamento delle aree curde non è impedito solo da Assad: la Turchia, in particolare, ha chiuso i valichi di frontiera verso le aree curde della Siria settentrionale alle forniture umanitarie. E a questi si aggiungono i bombardamenti, confermati da Enrico La Forgia, caporedattore de Lo Spiegone, che direttamente interpellato da LifeGate ha detto: “Per quanto sporadici al momento gli attacchi stanno proseguendo. Le forze democratiche siriane e il Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan, nda) in Turchia hanno annunciato un cessate il fuoco unilaterale per permettere una migliore gestione della crisi nel nord-ovest della Siria e bella turchia del sud. Ancora non sappiamo che cosa comporterà questa richiesta: al momento potrebbe portare a una distensione da parte della Turchia o a un nulla di fatto”.
Un drone turco ha colpito un target curdo, un’autovettura, facendola esplodere. “Una delle mie fonti sul posto mi riferisce di almeno un morto negli attacchi”. La notizia dell’attacco è stata confermata anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.
La Turchia accusata di bloccare gli aiuti in Siria
Il Pkk ha emesso un comunicato in cui accusa le politiche del governo turco dei devastanti effetti del terremoto di lunedì scorso. “Il governo turco sta usando gli effetti del terremoto come scusa per lanciare nuove guerre”, si legge. Il partito di Erdogan, l’Akp e il partito nazionalista Mhp sono inoltre accusati di aver usato i fondi destinati al terremoto per arricchirsi e sovvenzionare la guerra contro i curdi.
Che la Turchia stia impendendo l’afflusso di aiuti umanitari verso i curdi coinvolti dal terremoto è un fatto confermato da diverse fonti. L’ultima conferma arriva da Fee Bauman, coordinatrice dei programmi della Mezzaluna rossa curda, che ha parlato con l’agenzia Dire: “Funzionari del governo della Siria ci hanno bloccato a un check-point a 50 chilometri di Aleppo chiedendoci di consegnare tutto il nostro carico di aiuti alla Mezzaluna rossa araba siriana. Per noi questo è inacettabile, anche perché riteniamo molto probabile che questa organizzazione non consegnerà il materiale alle aree a maggioranza curda”.
Baumann aggiunge che “media locali rilanciano la notizia secondo cui la Turchia, che di fatto controlla le aree vicino Afrin, sta facendo pressioni su Damasco affinché questa non permetta agli aiuti di arrivare ad alcune popolazioni, oltre a bloccare lei stessa gli aiuti nelle zone poste sotto il suo controllo”. Circa 5mila famiglie hanno lasciato Aleppo per recarsi nei campi per sfollati dove già vivono migliaia di persone: tutte hanno paura di vivere in case già danneggiate e indebolite da anni di guerra.
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