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La Valle d’Aosta si dichiara ogm-free
La Valle d’Aosta dice no alle coltivazioni ogm e lo fa approvando un disegno di legge che ne vieta la diffusione in tutta la regione, stabilendo in particolare come tutelare dalla contaminazione sia le coltivazioni convenzionali che quelle biologiche. Il disegno di legge approvato modifica la normativa del 2005 che prevede la coesistenza tra colture
La Valle d’Aosta dice no alle coltivazioni ogm e lo fa approvando un disegno di legge che ne vieta la diffusione in tutta la regione, stabilendo in particolare come tutelare dalla contaminazione sia le coltivazioni convenzionali che quelle biologiche. Il disegno di legge approvato modifica la normativa del 2005 che prevede la coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche.
In passato la Valle d’Aosta aveva già assunto una posizione restrittiva nei confronti del biotech in agricoltura e aveva fissato un periodo di studio per valutare i meccanismi di protezione dalla contaminazione per le coltivazioni. “Abbiamo verificato che la frammentazione delle proprietà fondiarie nella nostra regione – ha dichiarato il presidente della Regione, Augusto Rollandin – renderebbe impossibile attuare strategie di protezione. Da qui la decisione di vietare gli ogm».
“Nello specifico – si legge nella relazione del disegno di legge – l’introduzione di tale divieto trova giustificazione nel fatto che, in considerazione del particolare assetto morfologico, idrogeologico e climatico del territorio regionale, nonché della forte parcellizzazione della proprietà fondiaria, le misure di coesistenza non sarebbero in grado di impedire la presenza involontaria di ogm nelle colture convenzionali e biologiche, con un conseguente alto pericolo di contaminazione e gravissimo danno all’ambiente, alle risorse naturali e alle coltivazioni”.
“L’esigenza di garantire l’integrità delle colture convenzionali – riporta la relazione – è peraltro legata al fatto che le produzioni agricole locali, e in modo particolare quelle oggetto di tutela a livello comunitario (prodotti Dop e Igp), sono state riconosciute come tali poiché strettamente legate al territorio e alla tradizione valdostana. E’ perciò indispensabile evitare che in un territorio destinato alle produzioni di qualità vengano inserite piante geneticamente modificate, dal momento che la loro interazione ridurrebbe irrimediabilmente il valore della specificità e che l’identità storica di ciascun prodotto finirebbe con il venir meno, risultando compromesse le vocazioni colturali di vaste aree produttive. In ultimo, l’esistenza sul territorio regionale di numerose aree protette riconducibili alla Rete Natura 2000, riconosciute e tutelate a livello comunitario per l’elevato grado di biodiversità, comporta certamente la necessità di ridurre i rischi ambientali derivanti dalla coltivazione di ogm”.
L’iter prevede ora che il disegno di legge venga approvato dal Consiglio regionale e passi al vaglio della Commissione europea, che potrebbe fermarlo. A Bruxelles infatti c’è molto fermento sul tema e l’aria che tira è quella di apertura alle coltivazioni biotech.
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