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La biodiversità vola sulle rotte degli uccelli
Gli uccelli migratori trasportano semi e microrganismi e contribuiscono alla tutela delle zone umide. Tuttavia i cambiamenti ambientali ne stanno minando habitat e vie migratorie.
Le rotte degli uccelli cambiano e influenzano la biodiversità delle specie acquatiche. È l’effetto a catena dei cambiamenti climatici, che ha come ultima conseguenza il depauperamento della ricchezza di biotipi che popolano gli ambienti lacustri e fluviali: quelli frequentati, appunto, dagli uccelli migratori.
Lo rivela uno studio promosso nell’ambito del Progetto europeo LAKeS –Long distance dispersal of Aquatic KEy Species– finanziato dall’Unione Europea. L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di Italia- con il coordinamento di Marina Manca dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise) del Cnr di Verbania- Spagna, Gran Bretagna, Olanda e Norvegia, partendo dall’osservazione del comportamento degli uccelli, ha voluto indagare le ripercussioni del mutamento delle loro rotte, causato dai cambiamenti climatici, sulla sopravvivenza della varietà delle specie acquatiche.
Gli uccelli migratori favoriscono la biodiversità
“Gli uccelli migratori che vivono e nidificano nei laghi e nei fiumi” spiega Marina Manca dell’Ise-Cnr “hanno la capacità di trasportare sulle piume, sulle zampe e nell’apparato digerente semi di specie vegetali e uova di organismi microscopici, che germinano e si schiudono negli ambienti palustri, aree di approdo di questi volatili. Tali ambienti sono particolarmente frammentati, pertanto l’avifauna rappresenta un importante mezzo di dispersione delle specie tra i diversi bacini. Tuttavia cambiamenti ambientali, quali le variazioni climatiche, l’inquinamento, l’eutrofizzazione e la perdita di zone umide, stanno minando sia la diversità degli ecosistemi sia le vie migratorie degli uccelli acquatici“.
Mediante campionamenti in bacini situati in Europa, all’interno e all’esterno delle principali rotte migratorie, è stata quantificata la biodiversità delle comunità di piante acquatiche e di piccoli crostacei. In particolare, la ricerca ha interessato il bacino inferiore del fiume Guadalquivir (Spagna), l’alto e medio bacino del Fiume Po, i bacini bassi dei fiumi Rhine e Maas (Olanda), l’area Fife (Scozia), diversi bacini adiacenti della Norvegia centrale, e il delta del Fiume Petchora (Russia). Sono stati campionati complessivamente 14 laghi in Russia, 30 in Norvegia, 34 in Scozia, 32 in Olanda, 29 in Italia e 33 in Spagna.
È stata così scoperta l’esistenza di alcune specie simili in aree anche molto lontane tra loro. “La ricchezza di tali organismi – conclude Marina Manca – è risultata legata alla qualità dell’acqua e alle dimensioni e alla ricchezza degli ambienti umidi circostanti. Tale patrimonio naturalistico è alla base dello sviluppo e della conservazione della vita sulla Terra, perché ad esso è legato l’equilibrio degli ecosistemi. I risultati del progetto servono per realizzare modelli utili a rappresentare gli effetti dei cambiamenti climatici e per quanti si occupano della tutela, salvaguardia e conservazione dell’ambiente“.
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