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La capra Bionda dell’Adamello
La Lombardia possiede, nell’ambito del territorio montano, un importante patrimonio di razze caprine autoctone. Tra di esse la Bionda dell’Adamello.
E’ un animale dal pelo lungo e di colore bruno più o meno
chiaro, reso affascinante e, nello stesso tempo, inconfondibile
dalle pezzature bianche distribuite sul corpo in maniera
perfettamente regolare e dalle due striature dello stesso colore
che, partendo dalla regione sopraciliare, si fondono sul muso.
Non è facile attribuire un’origine precisa a questa razza:
esistono testimonianze orali e documenti fotografici che attestano
la sua presenza nelle greggi della Val Camonica (BS) all’inizio del
secolo scorso.
Possiamo attribuire la sua derivazione alla popolazione caprina
dell’arco alpino, costituita in origine da soggetti simili nella
morfologia, tipo di corna, mole, ma caratterizzati da grande
mescolanza di mantelli.
Attualmente la zona di massima concentrazione di questa capra
risulta sicuramente la Val Camonica (BS), soprattutto nella Valle
di Saviore ai piedi del massiccio dell’Adamello; di minore
importanza sono gli allevamenti presenti in Provincia di Bergamo e
quelli nella zona dell’Alto Lario in provincia di Lecco.
La Bionda dell’Adamello predilige un allevamento di tipo estensivo,
reso possibile dallo sfruttamento dei pascoli naturali alpini e dei
prati pascoli per lunghi periodi (fino ad otto mesi). Nel periodo
freddo, quando la neve impedisce l’uso di erba fresca, gli animali
trovano ricovero nelle stallette di fondo valle e vengono
alimentate con fieno e con piccole integrazioni di cereali.
Frutto di un’antica tradizione casearia, tra le produzioni ottenute
da questa razza vanno sicuramente ricordati il “Fatulì”,
prodotto con solo latte di capra Bionda e fatto affumicare su
apposite griglie poste all’interno del camino, e il “Mascarpin”,
una prelibata ricotta prodotta con il siero di latte ottenuto dalla
lavorazione del formaggio e riposta per pochi giorni in sacchetti
di cotone dalla forma caratteristica.
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