Nuove immagini in un allevamento di maiali di un fornitore di Lidl rivelano condizioni inadeguate e violenze sugli animali. Dopo il caso dei polli, cosa ci vorrà per fermare la sofferenza?
La capra “Ciavenesca”
Le Alpi lombarde si rivelano sempre pi
Dopo il riconoscimento ufficiale delle razze-popolazione Orobica,
Frisa Valtellinese, Bionda dell’Adamello, Verzaschese e Lariana,
anche la popolazione di capre autoctone della Valchiavenna sta
uscendo dall’anonimato.
Allevata in una delle aree delle Alpi dove l’allevamento caprino
è più radicato, sia in termini numerici che di
cultura tradizionale, la Ciavenàsca è legata ad un
prodotto che sta diventanto leggendario: il Violino di capra di
Chiavenna, ottenuto (quello vero!) da questa particolare razza di
capre autoctone che utilizzano d’estate i pascoli più
elevati.
La Ciavenàsca si distingue dalle “cugine” dell’Alto Lario
per la taglia più elevata (superiore a 75 cm al garrese) e
la struttura più robusta. Sempre a pelo corto, provvista
spesso di lunghe corna arcuate e rivolte all’indietro la capra
Ciavenàsca si presenta con pigmentazioni del pelo e
pezzature di vario tipo. Tra le varietà legate ai colori del
mantello si notano la “parüscia”, la “müscia”, la
“farèe” e così via.
Oltre al Violino di capra (Viulìn de càvra de
Ciavéna) ottenuto nell’osservanza della tradizione locale
non con la coscia (come inteso dagli imitatori) ma con la spalla
(è chiamato, infatti, anche spaléta de càrna
séca) un prodotto tipico della capra Ciavenàsca
è anche il Mascarpìn prodotto ottenuto dal siero di
latte (caprino o misto) con aggiunta di latte intero di capra e
conservato in vari modi (affumicato, pepato).
Il lancio dei “prodotti di paese della Valchiavenna”, una
iniziativa promossa dalla Comunità Montana al fine di
conservare e valorizzare i giacimenti gastronomici valligiani,
consentirà alla Ciavenàsca di essere riconosciuta
come emblema e risorsa preziosa della Valle.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Se ne è discusso a un evento a Roma, a partire dalla proposta di legge per andare oltre gli allevamenti intensivi. Gli interventi di produttori, medici, veterinari, studiosi e politici.
Il documentario di Camilo de Castro Belli e Brad Allgood fa luce sul collegamento tra allevamenti di bestiame, sviluppo economico e sociale e attività illegali.
Il governo danese ha annunciato l’introduzione di una tassa sulle emissioni agricole e del bestiame. Lo storico accordo prevede anche una riconversione dei terreni agricoli in zone umide e foreste.
Il trasporto di animali vivi è ancora oggi una pratica ordinaria nell’industria della carne. Le condizioni però degli animali a bordo dei mezzi di trasporto non sono tutelate, soprattutto per quelli esportati all’estero.
Sfruttamento intensivo del suolo, urbanizzazione ed eventi meteorologici estremi mettono a rischio i pascoli che costituiscono un sesto dell’approvvigionamento alimentare globale e uno strumento di contrasto alla crisi climatica.
L’Italia è tra i paesi europei a consumare più pesce, parliamo di 30 chili pro capite all’anno, e che spende di più per i prodotti ittici: parliamo di oltre 880 milioni di euro tra il 2020 e il 2021 secondo i dati Eumofa.
Uno studio italiano ha certificato l’importanza delle rondini nel controllo delle mosche nocive negli allevamenti di bovini.
Il governo della Corea del Sud rispetta la promessa fatta alle organizzazioni animaliste: l’industria della carne di cane sarà illegale a partire dal 2027.