Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
La dieta di chi fa trekking
Gli escursionisti e gli amanti della natura, durante le loro “esplorazioni”, non devono dimenticare di riempire lo zaino di alimenti che forniscono resistenza, a base di amidi e zuccheri naturali.
Gli alimenti che servono ad affrontare al meglio il trekking nella
natura sono quelli energetici ma leggeri.
Sì dunque ai carboidrati – soprattutto sotto forma di fiocchi
di cereali, gallette di riso, pane integrale tostato, insalate di
pasta o di riso -, al miele, a noci, nocciole, mandorle, barrette
al sesamo da sgranocchiare strada facendo, a frutta secca come
uvetta, fichi, datteri ma anche a qualche uovo sodo, a formaggi
poco fermentati, a un “pinzimonio d’asporto” (senza olio!) composto
da carote, sedano e finocchi pronti all’uso, e poi mele o banane.
Senza dimenticare che spesso durante le camminate si mangia
più di quello che realmente occorre e l’organismo perde
agilità.
No invece a insaccati, grassi animali, cibi in scatola, cioccolato
(di solito immancabile nello zaino del trekker),
patatine, merendine confezionate, zucchero e caramelle,
alcolici.
Per dissetarsi è indicato il consumo di infusi e tè
dolcificati con miele oppure del brodo vegetale, contenuti nei
termos per mantenerli tiepidi.
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