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“La filosofia della libertà”
Rudolf Steiner esplora nel suo libro più importante, il tema della libertà dell’uomo, ponendo le basi di quella che diventerà, pochi anni più tardi, l’Antroposofia.
“L’uomo è effettivamente libero o semplicemente soggiace
a leggi di natura e/o a condizionamenti mentali?”. Con questa
domanda fondamentale inizia uno dei testi più complessi e
allo stesso tempo più importanti di Rudolf Steiner,
filosofo e ricercatore, che dell’uomo aveva un’immagine ampia e
dinamicamente in divenire.
L’opera “La filosofia della libertà”, scritta nel 1894,
è il testo filosofico alla base delle sue future concezioni
del mondo, alla base di quella che verrà poi conosciuta come
Antroposofia, la scienza dell’uomo e delle sue possibilità
evolutive, che spazia in diversi campi di ricerca, dall’educazione
alla medicina, dall’architettura all’agricoltura. Steiner è,
infatti, anche il padre dell’agricoltura
biodinamica.
Il filo conduttore tra queste diverse applicazioni del suo pensiero
si chiarisce fin dall’inizio affrontando l’impegnativa lettura di
questo testo. Coerentemente con la sua esortazione a non accettare
a senza prima verificarlo e viverlo in prima persona, ha
strutturato il libro in modo tale che la sua lettura è
già un esercizio conoscitivo in se stesso. L’opera presente,
con il rigore del metodo scientifico, i risultati dell’indagine
interiore dell’autore coinvolgendo il lettore in un percorso
conoscitivo profondo, scientifico e ricco di significati.
Inizialmente vengono analizzati tutti i principali elementi che
consentono all’uomo di relazionarsi con il mondo esterno:
percezione, capacità di rappresentazione, immaginazione,
intelletto e ragione e, più importante di tutti, pensiero.
Il pensiero è da sempre non solo sottovalutato, ma anche
frainteso nella sua particolarità; esso è, infatti,
l’unico strumento che può consentire all’uomo di andare
oltre la sua percezione, oltre quello che gli viene suggerito dai
sensi. Grazie a questa capacità, l’uomo può, partendo
dai medesimi metodi che gli permettono di prendere coscienza del
mondo, procedere a conoscere il proprio mondo interiore, qui
concepito come parte integrante del mondo
spirituale.
Questo percorso conoscitivo interiore necessita però di una
educazione dell’attività del pensare, indirizzata e
finalizzata alla (ri)scoperta di quanto già vive
nell’interiorità di ognuno. Steiner continua il discorso
sull’educazione necessaria, affermando che il corretto sviluppo del
pensare conduce a una maggiore presa di coscienza della propria
azione nel mondo, a un arricchimento e nutrimento della propria
sfera morale.
Pensare, sentire e volere sono i principali elementi costitutivi
dell’uomo, strettamente legati, e il loro corretto sviluppo, con
una fruttuosa interazione, consente all’uomo di vivere la propria
appartenenza al mondo spirituale. Questa esperienza permette
all’uomo di sentirsi effettivamente libero, nel senso totale della
parola, perché le sue scelte non sono più
condizionate in alcun modo dall’esterno ma vissute coscientemente
nella propria interiorità, gli appartengono pienamente. Una
libertà che l’uomo ottiene solo lavorando quotidianamente su
se stesso e vivendo attivamente il rapporto con il proprio mondo
interiore, con la dimensione spirituale.
Immagine: Freedom,
di Kent Harfst. Da “Canada dreams“
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