Lo scienziato francese Aurélien Barrau ha scritto un libro in cui racconta perché la lotta per la vita sulla Terra è la madre di tutte le battaglie.
La franchezza che cura le relazioni interpersonali
Per recuperare un autentico rapporto con l’altro, occorre interrompere la perversa dialettica della menzogna e del malinteso e anteporre la franchezza.
Il filosofo Vladmir Jankélévitch ha saputo come pochi
dare dignità concettuale a talune modalità di vivere
la quotidianità, dalla gaffe, al pudore, all’humour e,
appunto, alla menzogna e al malinteso; si tratta di una sorta di
“fenomenologia del quotidiano”, cioè di una attenta,
meditata descrizione del nostro modo di abitare il mondo, di vivere
la quotidianità, il rapporto, talvolta genuino, talvolta
distorto, con gli altri.
Ecco cosa dice il Nostro filosofo: “La possibilità della
menzogna è data con la coscienza stessa, di cui misura
insieme la grandezza e la bassezza. E come la libertà
è libera soltanto perché può scegliere il bene
o il male, così la dialettica della menzogna si dispiega
internamente in questo abuso di un potere tipico delle coscienze
adulte”.
Insomma, la menzogna è sempre legata ad un preciso atto di
volontà: “Non si mente mai senza volerlo”.
In questo contesto il mentitore si delinea come un uomo in costante
fuga interiore, un uomo di superficie, in perenne tensione e
solitudine, poiché solo lui, fino a quando non è
smascherato, sa che sta mentendo, indossando in modo premeditato
una maschera.
Per quanto riguarda, invece, il malinteso: “… È
approssimazione. E per sventare l’approssimazione non c’è
niente di più efficace di una buona intransigenza e di quel
rigore nominalista che si dimostra spietato nei confronti di tutto
ciò che non è la cosa confessabile, precisa,
esplicita. Agisci in modo tale che i tuoi accomodamenti possano
essere pensati come resi pubblici senza scandalo, ossia in modo da
poterli professare senza arrossire: questa è la massima
cardinale della franchezza”.
Occorre, allora, ritrovare la parola “inopportuna”, che smaschera
“senza arrossire”, indifferente alle nostre opportunità, ai
nostri vantaggi, ma finalizzata alla semplicità del cuore,
all’innocenza dell’intenzione; è la parola “inopportuna” che
squassa tutto ciò che è falso, convenzionale,
opportuno, per ridarci la verginità interiore e la
franchezza nei rapporti interpersonali.
Fabio Gabrielli
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