
A tutti può capitare di dover chiedere scusa. Riuscirci non è così semplice, eppure è importante farlo: il premio in palio non è solo salvaguardare i rapporti. È anche procurare benefici a mente e corpo.
La rabbia
C’è chi dice di non arrabbiarsi mai e chi è sempre pronto a scattare. La rabbia è la reazione a un limite, esprime il bisogno molto vitale di affermare il proprio Io: i bambini si arrabbiano violentemente con le cose e con i divieti e le persone. Come tutte le emozioni la rabbia non è mai giusta o sbagliata: c’è e bisogna prenderne atto, comprenderla, e gestirla al meglio. Chi riesce a mettere la sordina alla rabbia non sempre ne ricava benessere perché si tratta di un segnale molto importante: che qualcuno o qualcosa sta calpestando il nostro Io.
Reprimere le manifestazioni d’ira è nocivo alla salute psicofisica: depressione, problemi psicosomatici come l’ulcera e l’emicrania possono colpire i troppo accomodanti. Ma chi invece esprime la rabbia al di là dello sfogo catartico a breve termine si trova ad affrontare grossi disagi relazionali. Spesso la forte emozione risveglia, per risonanza e per reazione, uno stato d’animo corrispondente anche nell’interlocutore e il rischio è che l’alterco degeneri, creando conflitti che a loro volta desteranno un malessere ben peggiore di quello causato dell’evento scatenante.
Soprattutto se a scatenare l’emozione sono conflitti con il proprio mondo più prossimo: genitori, partner, colleghi. E di solito più è intensa la relazione più violenta è l’aggressività che si scatena nei contrasti. Inghiottire la rabbia fa male, gridarla anche. Bisogna imparare a controllare la rabbia e gestire la frustrazione.
Esplodere non è poi terribile come alcuni temono, soprattutto fra le donne, ma comunque di solito è inutile, non risolve ma perpetua il problema e la rabbia repressa ha un effetto negativo sulla psicologia: si tende poi ad arrabbiarsi di nuovo e ancora per lo stesso motivo.
La rabbia va usata per dare energia a una richiesta basata sui propri desideri non per cercare di stabilire come l’altro deve comportarsi. Il primo passo per cercare di capire come sfogare la rabbia è ascoltarla bene e cercare di capire chiaramente il suo messaggio: dove ci sentiamo colpiti, cosa vorremmo. Una volta definita con calma la posizione che riteniamo giusta per noi possiamo affermarla assertivamente.
Quando la rabbia viene conosciuta e addomesticata può diventare una preziosa alleata nella nostra vita quotidiana e possiamo usare la sua energia nei contesti e nelle direzioni da noi scelte consapevolmente.
Possiamo quindi imparare come gestire la rabbia, farcela amica, alleata. Per farlo, occorre la stessa pazienza e dedizione che occorre, appunto, per fare amicizia con un animale selvatico ma i risultati valgono l’impegno. Il primo passo è allenare l’attenzione al proprio sentire, grazie alla pratica della centratura con qualsiasi metodo si scelga di adottare (yoga, arti marziali, training autogeno, meditazione, green mindfulness).
E quando i destinatari della rabbia altrui siamo noi? L’importante è non “abboccare all’amo”, non permettere alla fiammata altrui di incendiare anche la nostra miccia, facendo esplodere per reazione anche i nostri conti arretrati con la vita. Il poco compreso significato dell’evangelico “porgi l’altra guancia”. Non è un invito al masochismo è la scoperta che se rispondo in modo inaspettato, l’azione automatica del mio interlocutore si blocca e lascia alla sua mente il tempo di intervenire e temperare la reazione in modo, questa volta, adeguato al contesto.
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A tutti può capitare di dover chiedere scusa. Riuscirci non è così semplice, eppure è importante farlo: il premio in palio non è solo salvaguardare i rapporti. È anche procurare benefici a mente e corpo.
Le emozioni non si controllano. Quando arrivano sono loro a controllare te. Ma tu puoi controllare che cosa sentire e, quando lo fai, le tue emozioni scompaiono.
Le emozioni non ci possiedono, e non siamo noi a possederle. Possiamo però cercare di controllarle e imparare a gestirle.
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