La nostra vita la costruiamo noi!

“Chi sono io?” o, meglio, “chi voglio diventare?”. Ecco ciò che dobbiamo capire per diventarlo.

“Chi sono io?”. Una domanda difficile quando la risposta la si
cerca all’esterno, quando ci si specchia negli altri per trovarla,
quando è distorta dalle aspettative altrui. Miti e fiabe
di tutti i tempi, con le loro molteplici avventure per conquistare
tesori o liberare principesse, altro non raccontano di questa tappa
fondamentale nel percorso di
crescita
di ogni individuo: quello della ricerca di se
stessi.

Se all’inizio, nella fiaba come nella realtà, l’illusione
è proprio quella che ci sia qualche cosa da trovare,
un’identità già bella e precostituita da riconoscere
tra altre che sono invece false immagini
di ciò che siamo davvero, quando finalmente si raggiunge la
meta agognata si scopre che la verità è un’altra e
che “l’avventura” è servita proprio a capire questo: non
c’è un io nascosto da qualche parte da trovare, ma
c’è un io presente, dinamico, dalle innumerevoli diverse
potenzialità, da direzionare.

L’eroe delle fiabe conosce se stesso riconoscendo innumerevoli
suoi aspetti diversi nel corso della ricerca, trova se stesso nel
sorprendersi di poter fare cose di cui mai si sarebbe immaginato
capace, scopre il vasto margine di libertà
che ha rispetto alla realtà e il potere della sua
creatività nel mettere in atto le strategie necessarie per
raggiungere i suoi obiettivi, per realizzare ciò che vuole
diventare.

Ecco che la domanda viene riformulata, da “chi sono io” diventa
“chi voglio diventare”. Una domanda che impegna in modo diverso,
molto più attivo, il ricercatore, rendendolo co-autore della
propria vita. Co-autore? Sì, perché quello che noi
possiamo diventare è una combinazione di ciò che di
noi stessi non possiamo
cambiare
– patrimonio genetico, storia personale,
condizioni ambientali – con ciò che noi decidiamo di fare
con questa… materia prima. Lo scultore crea la sua opera a
partire dal blocco di pietra che ha davanti, ben consapevole dei
limiti che questo impone, ma ben disposto a trasformare i limiti in
punti di forza – una venatura fuori posto che viene inserita
armonicamente nella progettazione della scultura, per esempio -;
così anche noi possiamo considerare le condizioni immutabili
della nostra esistenza come gli inevitabili confini che ogni
diverso mezzo espressivo pone – pensate solo alle complesse rime
entro le quali dovevano esprimersi i poeti ai tempi di Dante e
Petrarca – senza però impedire all’essenza del nostro
messaggio di impregnare tutta la materia prima.

Grandissimo è il margine di libertà che abbiamo
nei confronti della nostra esistenza e se non lo sappiamo o non ce
ne appropriamo, andrà sprecato e disperso nel tentativo di
emulare modelli imposti, casualmente o volutamente, da altri e
senza sapere che spetta a noi non solo il potere, ma anche la
responsabilità,
di contribuire attivamente all’elaborazione del progetto in
divenire della nostra stessa esistenza.

Come? Cominciando a mantenere viva
l’attenzione interna
, per notare cosa ci piace di
più e cosa di meno, per esempio; cosa ci riesce meglio e
cosa invece non ci coinvolge; quali storie ci toccano in
profondità e quali sono i modelli che vorremmo emulare, che
cosa ci fa male e che cosa ci fa bene… tanto per cominciare. Poi
possiamo continuare scoprendo che la qualità di ogni nostro
momento dipende dall’atteggiamento con cui lo affrontiamo: un
passaggio a livello chiuso in un viaggio in auto può
diventare snervante o rilassante ed è questo “decidere

come vivere una cosa” che è
determinante, alla fine dei conti, per vivere bene. Si rivela
allora una verità fondamentale: il pensiero crea! Se
pensiamo positivo ci predisponiamo con maggior sicurezza e
tranquillità a un evento e aumentiamo le possibilità
che questo si evolva nella direzione auspicata da noi, se freniamo
già in partenza, pensando che tanto non andrà bene…
il risultato diventa quasi scontato.

Ma non basta pensare positivo per dare forma alla propria vita,
bisogna pensare anche propositivo, valutando, coi piedi per terra,
quali sono i campi d’azione e le direzioni di sviluppo più
adatte a noi e bisogna agire e osare, perché solo
così ci mettiamo davvero alla prova e conquistiamo
l’esperienza, la sicurezza e l’intuito necessari per “crearci”
un’esistenza fatta su misura per noi, per fare della nostra vita la
nostra principale opera d’arte, che rifletta nella forma la nostra
più intima essenza!

Marcella
Danon

Immagine: “Healing Woman”,
di
Mara Young

 

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