Al mare ne trovava talmente tanta da decidere di farne un museo, degli orrori. L’idea di una guida naturalistica. Lo scopo? Riflettere sulle nostre colpe.
La nuova vita dei rifiuti differenziati
La raccolta differenziata è basata su quei consorzi che si occupano della raccolta dei rifiuti differenziati e si interfacciano con l’industria del riciclo
La raccolta dei rifiuti differenziati in Italia
La percentuale della raccolta differenziata in Italia è di circa il 22% del totale. Le due regioni più “riciclone” sono la Lombardia e il Veneto, che hanno superato il 35%, alcuni comuni come Quattro Castella (Re) sono arrivati addirittura al 38%. Un risultato considerato buono e in linea con gli obiettivi fissati nel 1997 da una direttiva europea. Uno standard diverso si incontra nel sud Italia, dove il riciclo è quasi inesistente, e là dove viene praticato, di solito non è organizzata la fase successiva, cioè il riutilizzo del materiale raccolto. Migliore, ma di poco la situazione nel centro Italia. Attualmente in queste zone si investe soprattutto nel campo dell’educazione dei bambini per abituarli all’idea che i rifiuti hanno un valore. Anche le campagne di informazione servono. Come lo ha dimostrato quella realizzata a Roma durante gli ultimi mesi del 2003, “AMA Roma”: prontamente si è verificato un incremento del 20% nella raccolta differenziata.
Come funziona la raccolta differenziata
La raccolta differenziata è organizzata su diversi livelli. Conai è un consorzio privato con quasi un milione e mezzo di aziende iscritte, che versano un contributo obbligatorio con il quale viene organizzato il recupero degli imballaggi dei loro prodotti, cioè cartone e carta, vetro, alluminio, acciaio, plastica e legno. Sei consorzi dei materiali si occupano della raccolta, mettendo i container, ritirando i materiali raccolti, organizzandosi con le pubbliche amministrazioni e predisponendo dei canali per re-immettere questi nei cicli produttivi.
L’industria del riciclo e il sistema del ricupero in Italia è all’avanguardia. Ecomondo, una fiera annuale del riciclaggio e del reimpiego di materia ed energia a Rimini, attira visitatori da tutta l’Europa. Un esempio per il valore del materiale riciclato è il legno: ricilando questo materiale, anche importandolo dall’estero, l’Italia è attualmente il più grande produttore di pannelli truciolari, usati dall’industria del mobile.
Nell’agosto di quest’anno entrerà in vigore una nuova direttiva europea che fisserà il riciclo globale da raggiungere entro la fine del 2008: la quota sarà del 55%. Inoltre obbligherà i comuni ad acquistare almeno il 30% del loro fabbisogno di materiale di cancelleria, che dovrà provenire almeno per il 50% da materiale riciclato.
Cosa succede al materiale non riciclabile
Del materiale che buttiamo in pattumiera resta sempre una parte che non è riciclabile. Una possibilità di riutilizzarla, già diffusa in molti paesi europei, è il recupero dell’energia tramite gli impianti di termovalorizzazione. Si tratta di un sistema che trasforma il processo di incenerimento in energia, per il 70% l’energia è termica e per il restante 30% è elettrica. Esistono 304 impianti in 18 paesi europei, in Italia ci sono esempi a Brescia e Poggibonsi (Si). Ma c’è molta resistenza presso la popolazione riguardo la costruzione di nuovi impianti di questo tipo, perchè vengono scambiati per inceneritori tradizionali con tutti i problemi di inquinamento che comportano. Il Conai intende organizzare una campagna informativa per rendere note le differenze.
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