La paura di cambiare

Il cambiamento è un fenomeno continuo e naturale, e la capacità di adattamento consiste nel saper essere flessibili e assecondare il flusso della vita. Ma non è così semplice.

Agli astri e alle carte si chiede un controllo sul futuro
perché abbiamo paura dell’incerto. Il cambiamento è
una rinascita, ma prima qualcosa di noi deve morire. E’ un rischio,
presuppone fiducia, in se stessi e nel futuro.

Anche quando il presente non ci piace, ci irrigidiamo
nell’aggrapparci a quello che siamo e che abbiamo; spaventati dal
nuovo, non lo vediamo. Cristallizzarsi in abitudini per timore di
abbandonarle è un modo nevrotico e magico per fermare il
tempo. Fa soffrire, ma il senso di minaccia inconscia legato
all’allontanamento dai binari familiari e noti (magari anche
odiati) è molto forte. Anche i bambini, prima di uno scatto
evolutivo, sembrano regredire, hanno timori: poi di colpo, se tutto
va bene, spiccano un salto da canguri.
E’ noto in psicologia il fenomeno della “resistenza al
cambiamento”: gli esseri umani tendono ad essere conservatori, e a
respingere le innovazioni, anche quelle che alla lunga
considereranno molto positive per sé, a meno di non essere
costretti ad accettarle.

Le emozioni negative sono talvolta delle alleate: quando diventano
più forti della paura, sono una spinta per affrontare la
fatica di cambiare ed evolversi.
Spesso i cambiamenti grossi sono preceduti da una crisi, anche in
psicoterapia. Il momento più buio è quello prima
dell’alba. E’ bene saperlo, aiuta ricordarselo. Forse in futuro si
ringrazierà quella crisi.
L’alba è sempre una sorpresa, giunge imprevista e nuova: ci
si sente diversi, rinati, quando tutto sembrava fermo e spento. E’
così che si costruisce la speranza e la fiducia per vivere
meglio le crisi successive.

Olga Chiaia
Psicologa Psicoterapeuta

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