La riconciliazione degli opposti

La pace mentale, che si ottiene con la meditazione, il rilassamento o talvolta come dono, porta ad una visione globale delle cose. Quando smettiamo di cercare ossessivamente o di lottare contro un polo, giunge la pace e si ricompone l’intero.

Riconciliarsi con la realtà significa accettarla per come
è e in questo modo, si scopre che quello che sembrava
negativo può risultare positivo, e viceversa.
Il dualismo ci crocifigge: ad esempio tra come ci sentiamo e come
vorremmo sentirci. Ci ingabbia una rete, di sì e no, di A e
non A: solchi mentali di contrasti continui.
Se invece di combattere, ci aprissimo a comprendere, potremmo fare
un salto conoscitivo e vedere lo spazio fra le maglie della rete.
Andare al di là, verso una posizione accettante, che
comprende e abbraccia, anziché decidere e spezzettare.

Riflettiamo sulla legge dello sforzo alla rovescia, o legge
d’inversione: se cerchi di stare a galla, vai a fondo; se invece
cerchi di immergerti, galleggi. Per conoscere la verità,
bisogna sbarazzarsi della conoscenza; le pratiche meditative
indicano come primo passo il “lasciar andare”.
E’ la paura a spingerci verso la rimozione di parti della
realtà: come la morte, dimensione che cerchiamo di
dimenticare. Ma anche il polo opposto, quello della vita e
dell’amore, perde senso e intensità dalla scissione dal suo
contrario.

Una visione pacificata del reale è globale, neutrale: il
Buddha indica come sentiero per la liberazione la via di mezzo. E’
la “retta” via, l’equilibrio fra gli estremi, che consente la vita.
Una pianta necessita di una quantità d’acqua ottimale,
giusta, non di tutta l’acqua possibile, che la ucciderebbe. Anche
per noi ci sono livelli ottimali, soggettivi, di tutto ciò
che ci serve. I livelli massimi, a cui talvolta aspiriamo, sono
nocivi a noi come all’ambiente. Il disturbo mentale si manifesta
quando c’è un aumento di intensità e di durata delle
normali attività psichiche. Quindi la salute psicofisica
è nel saper trovare il giusto mezzo tra gli opposti, come il
nostro corpo sa già fare quando mangia, beve, respira,
dorme: non troppo, non troppo poco.

Olga Chiaia
Psicologa Psicoterapeuta

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