In una dichiarazione pubblicata sulla rivista scientifica americana Bioscience, oltre 15mila scienziati di 184 Paesi, valutando i progressi dal 1992 a oggi, concludono che presto “sarà troppo tardi” per salvare la Terra. L’appello è firmato esattamente da ben 15.364 studiosi. Nel 1992 la Union of Concerned Scientists aveva radunato più di 1700 scienziati e lanciato il “World Scientists’ Warning
La scoperta del buco nello strato di ozono
I primi studi su di un buco nello strato di ozono sono stati fatti nel 1934 ma prevedevano di sfruttarlo per poter effettuare meglio alcune misurazioni
La prima volta in cui l’ozono (O3), presente nella stratosfera, ha fatto capolino tra la comunità scientifica è stato
nel lontano 1934, quando il fisico inglese Sidney Chapman proponeva la “creazione” di un buco nello strato di ozono per impedire che interferisse con le osservazioni astronomiche all’ultravioletto.
Poi, per 40 anni, l’ozono non è stato soggetto di grandi studi finché nel 1974 è tornato a far parlare di sé. Più precisamente quando Sherry Rowland, uno scienziato dell’Università della California, rese nota l’esistenza di un’area di discontinuità nello strato di ozono a 15-20 chilometri di altezza dalla crosta terrestre e ne studiò le cause pubblicando un articolo sulla rivista Nature in cui esponeva l’azione nociva di alcune sostanze chimiche (composti di cloro, fluoro e carbonio detti CFC) sull’ozono.
Gli studi di Rowland unitamente alla consapevolezza della pericolosità delle radiazioni ultraviolette, non più schermate dallo strato d’ozono, portarono gli Stati Uniti a promulgare una legge che imponeva le prime restrizioni all’utilizzo dei CFC nell’industria.
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