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La Via dell’Acqua: dall’adattabilità all’accettazione
Meditando sull’adattabilit
Accettazione è un termine densissimo nel suo significato e,
per cultura o per una serie di reazioni emotive, può essere
frainteso e considerato sinonimo di “abbandono”. In realtà
non è così.
L’adattabilità che l’Acqua insegna non è accettazione
“passiva”. Al contrario, è massima manifestazione di potere,
di forza. E’ accettazione potentemente “attiva” e consapevole.
Saper accettare, in quest’ottica, è non-opposizione,
non-scontro.
Gandhi parlava di haimsa quando si riferiva alla non violenza.
Haimsa contiene in sé l’idea di tolleranza che non equivale
però al solo “vivi e lascia vivere”. E’ qualcosa di molto
più sferzante e potente. Si potrebbe tradurre in questi
termini: “Pratica una Via, segui il tuo principio di vita, ispirati
a qualcosa entro cui puoi evolverti. Ma non chiedere che un altro
faccia quella stessa cosa”.
Quello che per me è una grande verità può non
esserlo per un’altra persona; questa può avere “altra fame”,
altra necessità e, quindi, seguire altre vie.
Non solo è necessario rispettare la sua scelta, ma è
indispensabile fare in modo che la pratica della mia Via possa
aiutare e sostenere quella degli altri. Non è “convertire”
insomma.
L’accettazione, come l’acqua, ha un potere penetrante e mi porta a
non oppormi con ostinazione a ciò che mi succede.
Intese in questo senso, adattabilità e accettazione possono
trasformare gli eventi. Ma per trasformare qualcosa devo innanzi
tutto accettarla, così per come essa è.
Se invece mi ribello e faccio guerra, non trasformo; tutt’al
più “costringo” ciò che lotta con me o, peggio, me
stesso. Mi autoimpedisco di comprendere.
Come si studia nelle arti marziali o nello yoga, l’accettazione
attiva è un “lasciar entrare”: è la forza “femminile”
che accetta e accoglie in sé, che offre il suo abbraccio,
non per soccombere ma per trasformare.
E’ il “lasciar la presa”, il non inseguire ostentatamente
l’avversario; è praticare la via dell’Acqua, la via della
non opposizione. E’ il non lottare col nostro limite, o con lo
squilibrio, ma il riconoscerlo, accettarlo e, pian piano,
trasformarlo. E’ comprendere che proprio grazie ad esso trovo la
possibilità di invertire la condizione.
Accettare allora non è subire. Diventa l’occasione per
comprendere l’opposto. La via dell’Acqua porta poi, attraverso
l’accettazione, al “ringraziamento”, il secondo grado di
realizzazione.
Loredana Filippi
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