350 imputati, 400 avvocati e 900 testimoni. Si apre oggi il secondo “maxiprocesso” alle cosche della storia d’Italia. Questa è la volta della ‘ndrangheta. Dopo quello, storico, contro l’organizzazione criminale Cosa nostra al quale lavorò il pool antimafia di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Caponnetto, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello Finuoli. Aperto il 10 febbraio 1986 a Palermo con 460 imputati, 200 avvocati difensori e concluso con 19 ergastoli e pene per un totale di 2.665 anni di reclusione.
Il procuratore Gratteri: “La ‘ndrangheta è presente in tutti i continenti”
Sul banco degli imputati, in Calabria, c’è la ‘ndrangheta, diventata da tempo la mafia più potente nel nostro Paese e capace di controllare buona parte del traffico di droga in Europa. Ma tra gli accusati figurano anche politici locali, funzionari pubblici, poliziotti e imprenditori. E il boss Luigi Mancuso, che di anni in carcere ne ha già trascorsi parecchi.
“Conosco la criminalità organizzata fin da quando ero piccolo – ha ricordato il procuratore Nicola Gratteri, da 30 anni sotto scorta -, a scuola i miei compagni erano figli di boss. I miei compagni di giochi sono diventati ‘ndranghetisti, narcotrafficanti. Conosco perciò bene la filosofia criminale. Oggi la ‘ndrangheta è la mafia più ricca ed è presente in tutti i continenti”.
Molti degli imputati arrestati nella maxi-operazione del dicembre 2019
Il nuovo “maxiprocesso” alla criminalità organizzata presenta anche un elemento di novità non indifferente. Legato alla presenza di 58 pentiti, che hanno accettato di sfidare l’omertà e la stessa mafia, per aiutare la giustizia a ricostruire le ramificazioni dei business illegali.
Italy starts its biggest mob trial in decades, with more than 300 defendants facing charges including, murder, drug trafficking, corruption and money laundering. https://t.co/S9TMpGweJX
La maggior parte degli imputati è stata arrestata nel corso delle vaste operazioni delle forze dell’ordine del dicembre del 2019. Effettuate in Italia, ma anche in Germania, Svizzera e Bulgaria. A loro carico i capi d’accusa vanno dall’associazione mafiosa all’omicidio e al tentato omicidio. Oltre ovviamente al traffico di droga, all’usura, all’abuso di potere e al riciclaggio di denaro sporco. Un sistema perverso che, secondo Gratteri, consente alla ‘ndrangheta di raggiungere un giro d’affari annuale di 50 miliardi di euro. Come una manovra economica di una nazione sviluppata come la nostra.
Per il rapporto Ecomafia di Legambiente, ancora oltre 30mila reati ambientali e 59mila illeciti amministrativi. Cemento e rifiuti le filiere più critiche.
Il rapporto Ecomafia 2019 dipinge il quadro italiano della criminalità ambientale in aumento: 28.137 reati ambientali solo nel 2018. Un nuovo invito a lottare contro chi avvelena impunemente il territorio, barattando il futuro delle nuove generazioni con il proprio profitto.
Che si parli di migranti o di ambiente, il mondo contemporaneo è caratterizzato da un tratto comune: “Siamo sospettosi di tutto ciò che è empatico, buono, corretto”. L’intervista allo scrittore e giornalista Roberto Saviano per la presentazione del libro In mare non esistono taxi.
Secondo il nuovo rapporto sulle agromafie, la criminalità organizzata continua a prosperare nei campi: nel 2018 sono stati 30mila gli ecoreati commessi, per un giro di affari di oltre 24 miliardi. È la mafia 3.0.
Chi inquina il territorio, specula sulla salute degli altri o manda in fumo i boschi, lascia ferite difficili da rimarginare. I numeri della lotta alla criminalità ambientale nel rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente.
In occasione della Giornata nazionale degli alberi, Legambiente pianterà insieme alle scuole giovani alberi nelle aree colpite dagli incendi. Per ricordare che senza alberi non c’è futuro.
La siccità e il vento, un mozzicone di sigaretta gettato incoscientemente dal finestrino di una macchina, un pastore che brucia le sterpaglie, il fulmine di un temporale improvviso, la mano pesante della criminalità organizzata o quella di un piromane folle. Ogni estate assistiamo allo spettacolo spaventoso degli incendi che devastano migliaia di ettari di territorio.
Non esiste alcun futuro senza una lotta efficace a chi semina morte e degrado e fa affari sulla pelle dei territori e delle comunità. È il rapporto Ecomafia 2017 raccontato dalla presidente di Legambiente.