Il 29 ottobre 2018 la tempesta Vaia abbattè 9 milioni di metri cubi di legname. Oggi a Rovereto parte di quel legno darà vita a un edificio sostenibile per il social housing.
L’architettura svizzera ticinese, antesignana della sostenibilità
In un territorio come quello svizzero, in particolare nella Svizzera Ticinese, la sostenibilità è un valore storico. L’uso dei materiali locali come legno e pietra, le soluzioni costruttive, architettoniche e tecniche volte all’ottimizzazione funzionale e al risparmio energetico fanno parte della storia locale e la relazione tra natura, territorio, architettura e presenza umana è sempre
In un territorio come quello svizzero, in particolare nella Svizzera Ticinese, la sostenibilità è un valore storico. L’uso dei materiali locali come legno e pietra, le soluzioni costruttive, architettoniche e tecniche volte all’ottimizzazione funzionale e al risparmio energetico fanno parte della storia locale e la relazione tra natura, territorio, architettura e presenza umana è sempre stata armonica. “Non ci vuole solo un modo di costruire ci vuole un modo di vivere”. Così scriveva nel 1967 Bernard Rudofsky nel famoso libro Architecture without Architects in cui ha documentato l’economia, l’intelligenza e la sostenibilità delle architetture anonime, che si integrano nel loro territorio e nel loro ambiente e da cui l’abitare contemporaneo deve imparare.
Architettura svizzera: costruzioni tradizionali, anonime e sostenibili
Tra le architetture tradizionali sostenibili, ci sono le nevère, il cui nome deriva da neve e significa “contenitori di freddo”, edifici molto diffusi in Ticino, modello di sostenibilità sotto ogni profilo. La scarsità d’acqua, tipica del versante meridionale del Monte Generoso, ha fatto sì che fossero largamente utilizzate in questa zona. Si tratta di vere proprie celle frigorifere, tanto semplici quanto efficaci. La nevèra è una costruzione in sasso di forma circolare, il cui diametro varia da tra tre e cinque metri, con un tetto conico coperto da lastre calcaree, interrata per due terzi e con una stretta scala a chiocciola interna che permetteva di raggiungere il livello della neve, dove venivano appoggiati i contenitori del latte. In inverno veniva riempita di neve così che durante l’estate il pastore poteva disporre di un locale fresco dove conservare il latte nelle conche prima di trasformarlo in burro.
Un’altra tradizione secolare è quella dei grotti, legata all’idea di conservare salumi e vini in luoghi freschi, ma anche rifugi tranquilli per assaporare frescura nel corso dei mesi estivi, oggi trasformati in luoghi di ristorazione.
Le cantine di Mendrisio hanno una struttura in genere a due piani e un sistema naturale di raffreddamento e frescura invidiabile. Al pianterreno si trova la cella vinaria, scavata nella roccia, dalla quale esce una corrente d’aria che garantisce la frescura. Al primo piano c’è il soggiorno, una stanza arredata come una cucina e quasi sempre provvista di un camino. Il fenomeno della frescura nella cella vinaria è stato studiato dal naturalista Luigi Lavizzari che nel suo libro Escursioni nel Cantone Ticino ne spiega il funzionamento: “le correnti d’aria che entrano sotto le frane della roccia vengono raccolte e avviate dentro le cantine per lo più con tubi di terracotta. Nell’estate l’aria fuoriesce con intensità dai tubi e durante l’inverno rientra nei medesimi in direzione opposta; il fenomeno facilmente si rivela se si accosta un lume: la fiamma viene respinta d’estate e risucchiata d’inverno”.
Interi borghi storici con le case in pietra della zona sono stati oggetti di ristrutturazione recente, come il nucleo di Montegreco, nella regione di Bellinzona e Alto Ticino nel percorso celtico in Valle Malvaglia. Qui la sostenibilità naturale della tradizione si incontra con le soluzioni tecniche costruttive più evolute dando origine a interventi contemporanei che realizzano le migliori condizioni di efficienza energetica.
Mario Botta e la grande tradizione della Scuola ticinese di architettura
Con questo termine si è soliti definire l’esperienza creativa di un gruppo di architetti della Svizzera italiana assurti a notorietà internazionale nel 1975 in seguito alla mostra di successo ‘Tendenzen – Neuere Architektur im Tessin‘ a Zurigo. Fanno parte del gruppo degli architetti della cosiddetta Scuola ticinese di architettura Mario Botta, Mario Campi, Tita Carloni, Giancarlo Durisch, Aurelio Galfetti, Ivano Gianola, Flora Ruchat, Luigi Snozzi, Ivo Trümpy, Livio Vacchini. In realtà non si tratta di una vera e propria scuola con una comune visione e pensiero sull’architettura, poiché ognuno dei protagonisti ha sviluppato un linguaggio proprio. Quello che accomuna le loro esperienze, secondo Mario Botta, il più internazionale degli architetti del gruppo, è “un atteggiamento di tipo etico e territoriale; un rapporto privilegiato con la geografia dei luoghi dove sorgono le loro opere architettoniche”.
Nato a Mendrisio, Botta è autore di importanti progetti nel mondo tra cui il SFMoMA, il Museo di arte moderna di San Francisco e l’ampliamento del teatro La Scala di Milano. È stato tra i fondatori dell’Accademia di architettura di Mendrisio e qui ha sede anche il suo atelier. Tra le principali opere realizzate nella regione, il Museo dei fossili del Monte San Giorgio, il Fiore di pietra sul Monte Generoso, il Teatro dell’architettura di Mendrisio e il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto, il Piazzale alla valle di Mendrisio, la Chiesa Santa Maria degli Angeli al Monte Tamaro.
Una generazione di architetti sostenibili
Appartiene alla scuola ticinese di architettura Tita Carloni, architetto importante, insegnante, uomo di cultura e uomo politico. Ha collaborato con il noto artista e grafico svizzero Max Bill in occasione dell’Esposizione nazionale di Losanna del 1965 e con Mario Botta per il progetto del politecnico federale di Losanna nel 1970. La sua filosofia progettuale è strettamente legata all’ecologia, al legame antico che unisce l’uomo alla natura come modo d’essere, come dimensione radicata nel profondo, che costantemente incide sul fare e sul pensare quotidiano. Tra le sue opere sul territorio svizzero, particolarmente significative la Casa Balmelli a Rovio, le Case a schiera di Balerna , la scuola di Stabio, l’albergo Milano a Mendrisio e la Pinacoteca Züst a Rancate.
Un’altra figura significativa è quella di Ivano Gianola, nato a Biasca nel 1944, attivo in Svizzera e Germania, noto per la capacità d’inserirsi armoniosamente nel contest con una precisione artigianale, è famoso per il progetto del Lac, Lugano arte e cultura, il centro culturale della città di Lugano aperto nel 2015. Di rilievo sono anche gli architetti Aurelio Galfetti, progettista famoso per le case progettate a Bellinzona, come ad esempio Casa Rotalinti, l’edificio detto “bianco e nero” e il restauro di Castegrande; Livio Vacchini, autore della bella palestra di Losone e della piazza del Sole di Bellinzona; Flora Ruchat, famosa per i bagni di Bellinzona progettati con Galfetti e Ivo Trümpy; Rino Tami per la torre a Lugano; Luigi Snozzi; Mario Campi e Franco Pessina.
L’accademia di architettura di Mendrisio
L’accademia fa parte dell’Università della Svizzera Italiana ed è nata nel 1995. È stata fondata da Mario Botta con Aurelio Galfetti e Peter Zumthor, altro grande architetto svizzero di fama internazionale, è stato per molti anni uno dei prestigiosi docenti. La spiccata vocazione di apertura culturale di questo distretto ha radici profonde, in campo architettonico, nelle prestigiose tradizioni degli architetti provenienti dalla regione: dai Maestri comacini del Medioevo ai protagonisti del Rinascimento e del Barocco, sino ai grandi nomi del Razionalismo del 900, di cui Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret, è il nome più di spicco, e alla contemporanea Scuola ticinese di architettura. Questa vocazione internazionale della storia regionale ha oggi nell’Accademia un nuovo laboratorio di sperimentazione creativa grazie alla presenza di professori di provenienza internazionale e di studenti provenienti da decine di paesi diversi. Diretta da Riccardo Blumer, l’accademia dopo oltre due decenni di attività che l’ha caratterizzata nel panorama nazionale e internazionale per la sua particolare attenzione rivolta alle materie umanistiche, oggi offre accanto allo spazio occupato dagli atelier di progettazione, due grandi aree disciplinari: quella storico-umanistica e quella tecnico-scientifica. Nel corso del tempo, nell’area storico umanistica ‒ che include la storia e la teoria dell’arte e dell’architettura ‒ sono stati inseriti anche gli insegnamenti di cultura del territorio, mentre nell’area tecnico-scientifica, accanto ai corsi di costruzione e tecnologia si sono aggiunti quelli di Strutture e scienze esatte.
Giovani architetti e sostenibilità
Per gli architetti delle generazioni recenti sempre più la sostenibilità è intesa come un prerequisito di base dei progetti. I giovani architetti Svizzeri che lavorano sul territorio Ticinese vedono l’esigenza di maggiore sostenibilità non come un limite che comporta compromessi, bensì come un elemento imprescindibile che permette nuove opportunità e sfide. Nei loro lavori integrano scelte progettuali sostenibili fin dalle prime fasi di progettazione, ponendo particolare attenzione alla riduzione della quantità di risorse utilizzate, ai criteri di risparmio energetico, all’uso di materiali a basso impatto ambientale e alla tutela della biodiversità. Gli elementi utilizzati in fase di progetto spaziano dai nuovi strumenti informatici, come ad esempio Bim (acronimo di Building information modeling), software per l’ottimizzazione della pianificazione dell’edificio che consente controllo e valutazione anche della sostenibilità, alla cosiddetta progettazione integrata. Sono molti gli architetti della nuova generazione che lavorano sul territorio e oltre i confini con materiali ecologici. Tra questi: Mario Conte, Gionas Pianetti, Michele Zanetta, architetti di Lugano Carabbia, autori della scuola agraria Iac 2012 Mezzana in terra cruda, progetto candidato per il premio Sia 2016 e selezionato per il premio Constructive alps 2015 , il premio internazionale per le ristrutturazioni e costruzioni sostenibili nelle Alpi. L’edificio è caratterizzato da grandi setti in terra, dall’uso di acciaio corten, da grandi vetrate che si aprono sulla campagna e le viti circostanti. La terra è il materiale principale che emerge dal suolo e diventa facciata, trasformandosi simbolicamente in vetrina del nuovo polo cantonale del verde.
Lo studio Durisch Nolli, autori del Max Museo di Chiasso; lo studio Baserga e Mozzetti che fa del legno il proprio materiale d’elezione, protagonista, ad esempio, delle case unifamiliari a Tenero e della casa Pico a Lugano; Jachen Könz, architetto di Lugano, vincitore del premio Sia Ticino 2020 con il progetto della scuola d’infanzia San Giorgio a Morbio inferiore.
Materiali naturali ed efficienza energetica
Paladini dell’architettura sostenibile e radicata nel suo contesto, sono gli architetti Wespi- de Meuron- Romeo (classe 1957-1971-1984), studio che lavora prevalentemente in Ticino, spesso in contesti rurali. La loro architettura è caratterizzata dall’uso della pietra naturale, del cemento e del legno per creare edifici che partendo dalla topografia instaurano uno stretto rapporto con la natura e il luogo. “Ci piace lavorare con materiali tradizionali e con elementi moderni –afferma Jérôme de Meuron – per arrivare a un risultato durevole nel tempo, un’architettura radicata, implicita, come qualcosa che è sempre stato lì. Per creare il nuovo da atmosfere conosciute, da luce e ombra”.
La scelta dei materiali, direttamente collegati al territorio, per lo studio è essenziale. Il progetto di Casa Del a Scudellate – una stalla preesistente da ristrutturare e trasformare in casa di vacanze –unisce armonicamente la pietra e il legno per ottenere un risultato efficiente e sostenibile. Poiché la normativa non consentiva cambiamenti in facciata, è stato utilizzato il sistema costruttivo della “casa dentro la casa”. La scatola interna è in legno e vetro inserita dentro il rustico in pietra. Questo sistema permette di adeguare il manufatto tradizionale agli standard energetici contemporanei in una progettazione oculata e che risparmia sprechi.
La prefabbricazione è una tecnica costruttiva che riesce spesso a ottimizzare i costi di cantiere, l’uso del materiale e delle tecniche costruttive. Nel progetto della casa prefabbricata in legno Jo a Caviano, gli architetti Wespi de Meuron Romeo hanno utilizzato pannelli parete di legno autoportanti, facilmente trasportabili e assemblati a secco mediante incastro direttamente in situ. La costruzione è una compatta scatola di legno colore grigio-argento caratterizzata da grandi aperture panoramiche che si alternano a piccole aperture apribili per la ventilazione che ottimizzano il comfort e i consumi energetici dell’edificio.
I requisiti della sostenibilità
La Svizzera propone lo standard di costruzione Minergie per garantire comfort abitativo promuovendo specialmente involucri ad alta efficienza; consumi energetici bassi con l’uso di sistemi di risparmio passivo e una richiesta elevata di energie da risorse rinnovabili. Attualmente viene sovente richiesto nella gran parte dei concorsi di architettura svizzeri e ticinesi lo standard Minergie-Eco, che integra gli standard di costruzione Minergie, con i temi della salute e dell’ecologia nella costruzione. Minergie-Eco classifica i requisiti secondo sei temi. Gli aspetti della salute vengono considerati nei temi di illuminazione naturale, isolamento acustico e clima interno. I temi relativi al concetto di edificio sostenibile, alla materializzazione, ai processi e l’energia grigia contengono i requisiti posti per l’ecologia della costruzione.
Si ringrazia l’architetto Ilaria Egidi per la preziosa collaborazione alla redazione dell’articolo.
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