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Le etichette del tonno in scatola sono sempre più trasparenti
Nome comune del tonno e, novità, anche quello scientifico sono sempre più presenti in etichetta; undici dei marchi venduti comunemente in Italia hanno inserito indicazioni chiare sull’area di pesca e alcuni (Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar) si sono spinti oltre, specificando con quale metodo è stato catturato il pesce. E’ questo il
Nome comune del tonno e, novità, anche quello scientifico sono sempre più presenti in etichetta; undici dei marchi venduti comunemente in Italia hanno inserito indicazioni chiare sull’area di pesca e alcuni (Calvo/Nostromo, Mare Blu e Generale Conserve/As do Mar) si sono spinti oltre, specificando con quale metodo è stato catturato il pesce.
E’ questo il ritratto che emerge dall’indagine effettuata dai volontari di Greenpeace su 4.095 confezioni di 20 marchi di tonno in scatola nei negozi di 21 città italiane. L’indagine precedente, sempre a cura di Greenpeace, risale al 2011: tre anni fa non veniva specificata la specie di tonno nella metà dei prodotti monitorati e solo il 7 per cento delle etichette indicava l’area di pesca; un insignificante 3 per cento riportava il metodo di pesca utilizzato. Rispetto al precedente monitoraggio, quindi, emerge che l’attenzione dei consumatori sta spingendo le aziende conserviere a etichettare il tonno in modo sempre più trasparente.
Pescatori di Pole and Line. © Paul Hilton / Greenpeace
“Le pressioni dei consumatori hanno convinto molte imprese che la trasparenza non è un optional. Alcuni progressi sono sorprendenti e questo rende ancora più gravi i comportamenti omissivi di quelle aziende che restano poco trasparenti” , ha dichiarato Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.
Tra le aziende che hanno fatto maggiori progressi, l’indagine indica Calvo/Nostromo, Mareblu, Generale Conserve/As do Mar e Conad mentre restano al palo Mare Aperto/STAR e Carrefour. In assoluto, pur non facendo grandi progressi, resta elevato il livello di informazione ai consumatori di Coop ed Esselunga.
“Purtroppo, oltre alla pesca eccessiva e troppo spesso illegale”, si legge nel documento dell’organizzazione ambientalista, “sono proprio i metodi di pesca utilizzati a mettere a rischio il tonno. Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono a rischio, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovani di tonno, squali, mante e tartarughe marine”.
Al settore conserviero, Greenpeace chiede di garantire piena tracciabilità e trasparenza, di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile.
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