Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Le Nazioni Unite, da 70 anni
Pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, diritti umani e libertà fondamentali. Queste parole chiave sono gli obiettivi che le Nazioni Unite (Onu) si pongono da 70 anni, da quando 51 nazioni (poi diventate 193, cioè tutti gli stati indipendenti della Terra tranne il Vaticano) decisero autonomamente di firmare – il 26 giugno 1945 – il trattato
Pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, diritti umani e libertà fondamentali. Queste parole chiave sono gli obiettivi che le Nazioni Unite (Onu) si pongono da 70 anni, da quando 51 nazioni (poi diventate 193, cioè tutti gli stati indipendenti della Terra tranne il Vaticano) decisero autonomamente di firmare – il 26 giugno 1945 – il trattato che ha dato vita all’organizzazione internazionale più importante di sempre: la Carta delle Nazioni Unite entrata in vigore meno di quattro mesi dopo, il 24 ottobre.
Le Nazioni Unite hanno sede presso il Palazzo di vetro, a New York, e nascono dalle ceneri e dalle macerie della Seconda guerra mondiale quando “nazioni unite” stava a indicare l’alleanza degli stati in guerra contro le potenze nazifasciste dell’asse: Italia, Germania e Giappone. La figura più alta, il capo delle Nazioni Unite è il segretario generale, carica oggi ricoperta dal sudcoreano Ban Ki-moon.
“Ogni giorno le Nazioni Unite influenzano in maniera positiva la vita di milioni di persone: vaccinando bambini, distribuendo cibo in situazioni di emergenze umanitarie, impegnando forze di pace, proteggendo l’ambiente, lavorando per trovare risoluzioni pacifiche ai conflitti e sostenendo lo svolgimento di elezioni democratiche, la parità di genere, i diritti umani e lo stato di diritto” (bkm).
Anche se l’Onu è composto da tutti i paesi del mondo, cinque sono più importanti degli altri 188. Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti, le potenze uscite vincitrici dal conflitto mondiale, siedono in modo permanente nel Consiglio di sicurezza, l’organo esecutivo. Un solo voto contrario da parte di uno di questi cinque paesi è sufficiente per bloccare qualsiasi risoluzione in materia di aggressione o di minaccia alla pace e alla sicurezza di un soggetto internazionale. Altri dieci paesi fanno parte del Consiglio, a rotazione ogni due anni a gruppi di cinque. Il “potere di veto” ha impedito alle Nazioni Unite e alle sue forze di pace (i caschi blu) di intervenire in molti casi in cui donne e uomini comuni si sono trovati in balìa dei deliri di dittatori o regimi belligeranti e violenti. A volte lasciando accadere fatti inumani, come il genocidio del Ruanda.
L’altro organo è l’Assemblea generale, una sorta di parlamento del mondo, il più rappresentativo, che approva princìpi e raccomandazioni. E poi ci sono gli organi cosiddetti sussidiari. Nel corso degli anni sono stati decine quelli fondati per perseguire fini specifici. Alcuni sono diventati persino più popolari, nell’immaginario collettivo, delle Nazioni Unite stesse. Come l’Unicef, il fondo per l’infanzia. E poi la Fao, che si occupa di alimentazione e agricoltura; l’Unhcr, un acronimo difficile da ricordare ma sempre presente quando c’è in ballo la vita di migranti, profughi e rifugiati; l’Undp, il programma per l’ambiente, l’organo che si deve conoscere se si vuole capire qualcosa sulla salute del nostro pianeta.
“Solo collaborando possiamo affrontare minacce e cogliere opportunità condivise; solo alle Nazioni Unite tutti i paesi – grandi e piccoli, ricchi e poveri – e tutte le persone posso far sentire la proprio voce. In un mondo che cambia rapidamente le Nazioni Unite rimangono uno strumento di progresso collettivo di valore inestimabile per tutto il genere umano. In occasione di questo anniversario riflettiamo sulle lezioni tratte da sette decenni di operatività, e riaffermiamo il nostro impegno per agire al servizio di “noi i popoli” costruendo vite basate sulla prosperità, la sicurezza e la dignità di tutti” (bkm).
Una riforma delle Nazioni Unite per renderle più efficienti e più vicine alle persone è in discussione da anni, ma la burocrazia e le diverse voci da ascoltare hanno reso questo progresso un miraggio. Per ora ci basta sapere che il lavoro delle migliaia di persone che lavorano per l’organizzazione è costante e incessante e contribuisce, giorno dopo giorno, a impedire che una persona possa sentirsi minacciata ovunque nel mondo. Per questo sono miliardi le donne e gli uomini che quando scorgono l’azzurro, il colore che rappresenta le Nazioni Unite, si sentono in pace.
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