Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Le nuove previsioni di Al Gore sul cambiamento climatico
Al Gore è tornato. Il 18 giugno la rivista di musica Rolling Stone ha pubblicato online un lungo articolo dell’ex vicepresidente americano dal titolo The turning point: new hope for the climate che fa il punto sulla lotta al cambiamento climatico nel mondo. Una “lettera” appassionata che, oltre a confermare il verificarsi di tutte le
Al Gore è tornato. Il 18 giugno la rivista di musica Rolling Stone ha pubblicato online un lungo articolo dell’ex vicepresidente americano dal titolo The turning point: new hope for the climate che fa il punto sulla lotta al cambiamento climatico nel mondo. Una “lettera” appassionata che, oltre a confermare il verificarsi di tutte le previsioni negative sugli effetti del riscaldamento globale, mostra anche il lato positivo e i risultati delle azioni che la comunità internazionale ha adottato e ha in programma. Una transizione silenziosa che porterà inevitabilmente, secondo il ragionamento di Gore, a un cambiamento finale.
La luce in fondo al tunnel
È vero, siamo in un tunnel scavato dalla CO2 che spesso crea una spirale di pessimismo. Inondazioni, siccità, innalzamento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacci sono tra gli eventi estremi che si stanno verificando a causa dell’aumento delle emissioni di gas ad effetto serra in atmosfera causate dall’uomo. Ma Gore prova a mostrare al lettore diversi altri aspetti, spesso nascosti, che fanno intravedere una luce in fondo al tunnel. Gore fa quindi sue le parole dello statista britannico Winston Churchill: “Se stai attraversando l’inferno, vai avanti e non ti fermare”.
A supporto della sua tesi, l’autore di Una scomoda verità, il documentario premio Oscar nel 2007, cita diversi piani adottati da paesi industrializzati e in via di sviluppo. La Germania potrebbe coprire metà del suo fabbisogno elettrico con il solare e l’eolico entro il 2020. Il nuovo primo ministro indiano ha dichiarato che investirà sul fotovoltaico per consentire a 400 milioni di persone di avere libero accesso all’elettricità. Il Bangladesh è il paese dove la green economy sta crescendo più velocemente grazie alle rinnovabili con 114mila persone impiegate. La Cina vuole arrivare a produrre 70 gigawatt di elettricità grazie al sole entro il 2017.
Il carbone è un investimento a perdere
Il carbone e tutte le fonti fossili, al contrario, stanno diventando obsolete. Secondo la banca svizzera Ubs, 9 centrali europee su 10 alimentate a carbone o gas sarebbero in perdita. E anche investire in nuove forme di sfruttamento dei combustibili fossili come il fracking (fratturazione idraulica) non sarebbe una scelta lungimirante secondo la compagnia di servizi finanziari Citygroup, visto il rapido calo del costo dell’elettricità prodotta in modo rinnovabile.
La transizione sarebbe guidata anche da un ragionamento puramente economico, dunque. Oltre a una riduzione del costo di produzione di un watt rinnovabile, va sommato l’aumento dei costi che molti paesi stanno sostenendo a causa degli eventi climatici estremi. Gli uragani, come Sandy che ha colpito gli Stati Uniti nel 2012 o Hayan che ha devastato nel Filippine nel 2013, hanno causato centinaia di milioni di dollari di danni. Gli incendi che stanno bruciando la California hanno reso l’intero territorio a rischio siccità. Le piogge torrenziali che hanno colpito l’Afghanistan ad aprile hanno provocato un numero di vittime superiore a quelle che la guerra ha causato negli ultimi anni.
Il finale è già scritto, ed è lieto
Episodi che ormai non possono più essere considerati tali, ma che delineano un quadro ben definito la cui cornice comune è l’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera che ad aprile ha superato le 400 parti per milione. Un valore che non sarebbe mai stato raggiunto negli ultimi 800mila anni secondo i dati della Nasa.
L’evidenza è ciò che spinge Al Gore a essere ottimista. Il presidente degli Stati Uniti sembra aver deciso di puntare sull’agenda ambientale negli ultimi mesi, varando una serie di misure per difendere il clima e la biodiversità chiedendo, tra le altre cose, all’Agenzia di protezione dell’ambiente americana di stabilire limiti più stringenti alla CO2 prodotta dalle centrali elettriche.
Un processo che, nel lungo periodo, dovrebbe culminare in un superamento del capitalismo come noi lo conosciamo in favore di una versione più democratica e rispettosa delle risorse naturali. La stessa teoria sostenuta anche dalla giornalista canadese Naomi Klein secondo cui sarà il cambiamento climatico a porre fine al sistema capitalistico, riuscendo dove le proteste del movimento no global hanno fallito all’inizio degli anni Duemila. Klein ha scritto anche un libro sul tema dal titolo This changes everything, in uscita a settembre.
Una processo inevitabile che però ha bisogno di una spinta da parte di tutti i settori della società per far sì che la comunità internazionale arrivi preparata ai prossimi negoziati sul clima in programma a Lima (2014) e Parigi (2015). Gore conclude citando Martin Luther King e il suo celebre discorso del 1965 sui diritti civili negli Stati Uniti. Alla domanda per quanto ancora i diritti civili in America sarebbero stati un privilegio di pochi, rispose: “Non a lungo, perché l’arco della morale universale è lungo, ma si inarca verso la giustizia”.
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