Due termini correlati che esprimono concetti leggermente diversi. Abbiamo chiesto aiuto a Vidas per capire.
Secondo i nostri figli le galline hanno sei zampe
I nostri figli, sempre meno a contatto con l’ambienta naturale, con gli elementi primari, gli animali e le piante, che idea si fanno del mondo e come imparano a relazionarsi con la vita? Basta poco per essere loro d’aiuto: usciamo insieme a loro all’aperto!
Le 100.000 generazioni del genere Homo e le 10.000
della specie Sapiens Sapiens ci hanno visto nascere,
crescere e vivere in una profonda relazione di dialogo con le forze
degli elementi, interagendo col mondo vegetale e in compagnia dei
fratelli maggiori animali, da più tempo
di noi sul pianeta. Nelle 250 generazioni della Storia conosciuta
questa relazione si è mantenuta integra a lungo, sino a un
progressivo allontanamento avvenuto in epoche diverse a seconda
della collocazione geografica e della cultura di appartenenza. Ma
è soprattutto nelle ultime tre generazioni che, su una scala
sempre più ampia e uniforme, lo stile di vita è
radicalmente cambiato.
Oggi, insieme a gran parte della popolazione mondiale, viviamo
in ambito urbano, in case di cemento, circondati da mille
comodità che ci permettono di ignorare e dimenticare la
nostra origine terreste. Avvolti in bozzoli di vetro, acciaio e
asfalto, non ci arrivano più il profumo dei fiori, il canto
degli uccelli e il riflesso della luna sull’acqua. La nostra
appartenenza al mondo naturale, la nostra profonda comunione e
interrelazione con tutta la biosfera finisce con l’essere
dimenticata, sepolta da mille incombenze sentite come più
urgenti e importanti in questa nostra vita moderna.
Questa rimozione non è senza conseguenze, la recente
trasformazione di stile di vita è stata molto rapida, ma il
nostro corpo antico sa di cosa ha bisogno per stare bene e non ha
ancora fatto a tempo ad adattarsi a tempi e ritmi così
dissimili da quelli di cui ha bisogno per mantenersi in salute.
Molto dello stress contemporaneo è dovuto alle continue
richieste eccessive, sia in termini di velocità che di
intensità, a noi stessi e agli altri, senza
l’opportunità di scaricare elettricità statica,
tensione nervosa, adrenalina in eccesso, attraverso un contatto
più diretto con il nostro habitat naturale, con gli elementi
che compongo il pianeta – terra, acqua, aria e fuoco -, con aria
pulita, prati verdi, corsi d’acqua gorgoglianti, sole, ma anche
pioggia e vento, oggi quasi temuti e rifuggiti come se potessimo
scioglierci al loro contatto…
Tutto è filtrato, falsato, distorto. Quando chiediamo ai
bambini di città “Da dove viene il latte?”, la riposta
è “Dal frigorifero”. “E la marmellata?” “Dal l’autogrill”.
E, insistendo “Quante zampe hanno le galline?” la riposta è
“Sei”, naturalmente, come il numero di cosce di pollo nelle
confezioni del supermercato. Battute poco spiritose? No, reali
affermazioni fatte da bambini nati e cresciuti a Milano che la
natura l’hanno vista in televisione, quando va bene, e ai
giardinetti del quartiere, misere aiuole contese ai parcheggiatori
maleducati. Bambini che, come educazione al contatto con
l’ambiente, hanno solo imparato a non toccare, non bagnarsi, non
sporcarsi, a urlare di ribrezzo davanti a ogni essere con
più di 4 zampe, ma a ritrarsi comunque da ogni cosa che
abbia più di due zampe. Si, “cosa” perché, per
qualcuno, anche cani, gatti, conigli e criceti sono poco più
di soprammobili animati, dei tamagotchi un po’ meno divertenti
perché possono anche mordere e graffiare…
La situazione è drammatica e
Richard Louv, educatore statunitense che ha
dedicato la sua ricerca al tema “bambini e natura”, ha evidenziato
che nell’ultimo quarto di secolo il raggio di libertà di
movimento di un bambino si è ridotto di dieci volte e le
possibilità di incontro e interazione con elementi
dell’ambiente naturale per molti si è drasticamente ridotto
a zero o poco più, con un innalzamento, invece, di disturbi
di tipo psicologico e comportamentale oggi ricondotti a un “Deficit
di Natura”. Alle mutate condizioni abitative, con concentrazioni
sempre maggiori nei centri urbani, si è aggiunta anche una
tendenza alla pulizia maniacale e la paura dei bombi di “far
arrabbiare la mamma” se si torna a casa coi pantaloni sporchi.
Sta per arrivare il momento delle vacanze – ma ogni momento
dell’anno è buono – e possiamo davvero essere di aiuto ai
nostri bambini offrendo a loro opportunità di contatto
diretto con l’ambiente, divertendoci a trovare ed evidenziare anche
la natura che c’è in città, sì anche nella
più asfaltata delle città.
Passate più tempo coi vostri figli e
fate con loro quello che vi piace di più fare, all’aperto,
quando avevate la loro età. Meglio fare un lavaggio in
lavatrice in più e lasciare che la loro spontanea componente
vitale trovi occasione di espressione. Non servono altre
indicazioni, basta attingere alla memoria iscritta nel nostro
bagaglio generico di 100.000 generazioni passate anche a giocare
nella natura. Buon divertimento!
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