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Il legame tra migrazioni e cibo: quando la fame muove più delle guerre
I paradossi alimentari del nostro tempo, le connessioni tra cambiamento climatico, migrazioni e cibo e il nuovo indice dei paesi più sostenibili in fatto di alimentazione: questi i temi dell’ottavo Forum internazionale su alimentazione e nutrizione promosso da Bcfn.
L’insicurezza alimentare è una delle principali ragioni per cui le popolazioni lasciano le proprie terre di origine. Sarà questo uno dei nodi cruciali affrontati durante l’ottavo Forum internazionale su alimentazione e nutrizione della Fondazione Barilla center for food and nutrition (Bcfn), in programma il 4 e il 5 dicembre presso il Pirelli Hangar Bicocca di Milano. Un tema tanto più interessante in quanto coincidente con quello scelto dalla Fao per la Giornata mondiale dell’alimentazione 2017 (16 ottobre): “Cambiamo il futuro delle migrazioni. Investiamo in sicurezza alimentare e sviluppo rurale”.
Incaricata da Bcfn di analizzare il fenomeno delle migrazioni nell’area euro mediterranea in relazione a food e sistemi alimentari è stata la società di ricerche geopolitiche MacroGeo, presieduta da Lucio Caracciolo. La presentazione alla stampa del programma del forum di dicembre è stata l’occasione per lui, come per gli altri relatori coinvolti nel dibattito, per anticipare alcuni interessanti dati emersi dai nuovi studi.
Migrazioni e cibo: la fame che muove il mondo
Le analisi di MacroGeo mostreranno come le aree tropicali interessate dai cambiamenti climatici coincidono con le aree del mondo, in cui sono concentrati i maggiori problemi legati all’emergenza della fame e che toccano la questione migratoria: ovvero i conflitti, l’instabilità politica, il forte aumento demografico e il terrorismo. “Quando Bcfn ci ha chiesto di lavorare sul nesso tra migrazioni e cibo ho accettato con entusiasmo, perché si tratta di un tema fondamentale e ancora sottovalutato”, ha spiegato Lucio Caracciolo presentando la ricerca a Milano. “I dati appena pubblicati dal United Nations World Food Programme mostrano che nel venticinquennio 1990-2015 ogni punto percentuale di aumento dell’insicurezza alimentare ha costretto l’1,9 per cento della popolazione (per mille abitanti) a migrare”.
“Secondo i dati delle Nazioni unite”, prosegue Caracciolo, “noi abbiamo 244 milioni di migranti al mondo (dati 2015) e 65 milioni di rifugiati. Ciò significa che il cinque per cento dell’umanità è in movimento”.
L’integrazione passa anche per il cibo
Concentrandosi sull’area Mediterranea, sul Sud Europa e sull’Italia lo studio di MacroGeo metterà in luce che “I cambiamenti climatici comportano conseguenze notevoli sull’agricoltura di queste zone, connesse all’avanzata dei deserti, alla crisi delle foreste pluviali e all’innalzamento del livello del mare. Fattori con un forte impatto geopolitico, ma anche sulla disponibilità di cibo”. Sotto la lente anche la questione della crisi idrica “fondamentale in termini immediati di alimentazione, ma anche di progetti legati all’agricoltura”, nelle parole del presidente di MacroGeo.
Molto interessante sarà la parte della ricerca che prenderà in considerazione l’impatto complessivo che i nuovi arrivati hanno in Europa e in Italia e la capacità di integrare anche le diverse culture alimentari. Un aspetto tutt’altro che secondario, quest’ultimo, in quanto “forte elemento identitario, spesso legato alle usanze religiose e che talvolta diventa purtroppo anche causa di stigmatizzazione”. Fondamentale sarà dunque “riuscire a cogliere l’arricchimento che l’integrazione alimentare e il suo conseguente impatto sull’industria potrà comportare”.
Forum internazionale su alimentazione e nutrizione Bcfn 2017: il programma
Patrocinato dal World Food Programme (la più importante organizzazione umanitaria la cui missione fondamentale è contrastare la fame a livello globale) l’ottavo Forum internazionale su alimentazione e nutrizione Bcfn vedrà Guido Barilla e il padre di Slow Food Carlin Petrini confrontarsi sul “sistema cibo” e su come far convivere buone abitudini alimentari e dieta equilibrata. Tanti anche gli ospiti internazionali: dal cantante e attivista Bob Geldof all’economista che ha ispirato Papa Francesco, Jeffrey Sachs.
Partendo dal più grande dei paradossi alimentari, ovvero quello che vede da una parte 2,1 miliardi di persone soffrire di obesità e dall’altra 815 milioni soffrire la fame, questo appuntamento diventa un’occasione per condividere dati scientifici, proposte e best practice utili a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu e ripensare così il sistema alimentare globale.
I paesi più virtuosi nel nuovo indice di sostenibilità alimentare
In quest’ottica prosegue il progetto del Food Sustainability Index, ovvero l’indice che racconta dove il cibo è “davvero buono” inaugurato lo scorso anno da Fondazione Bcfn e The Economist Intelligence Unit (Eiu) per elaborare la prima mappatura, a livello globale, dei paesi più sostenibili in fatto di alimentazione. Lo studio è condotto sulla base di alcuni indicatori, legati agli sprechi alimentari, alle pratiche di agricoltura sostenibile e alle sfide nutrizionali (singolare il dato sul numero di persone per fast food) dei vari paesi.
La nuova edizione 2017 aggiunge altri nove paesi ai venticinque già presi in considerazione, che rappresentavano l’85 per cento del Pil globale e i due terzi della popolazione mondiale. “Le new entry sono Spagna, Marocco, Grecia, Portogallo, Tunisia, Libano, Giordania, oltre a Svezia e Ungheria”, spiega Irene Mia, Global Editorial Director dell’Economist Intelligence Unit che ha elaborato l’indice con Bcfn, “Abbiamo voluto aggiungere nuovi paesi del Mediterraneo, per poter analizzare le sfide particolarmente interessanti che riguardano quest’area, legate ai cambiamenti climatici, alle risorse idriche, ittiche e alle migrazioni. Svezia e Ungheria sono state incluse, invece, per la loro importanza in Europa e la loro grandezza.”
Gli indicatori integrati riguarderanno, tra gli altri: “La presenza di zuccheri e grassi saturi nella dieta, l’accesso alle fonti idriche e la percentuale dei neonati allattati esclusivamente al seno”. Riguardo al ranking ci saranno delle novità positive per l’Italia (l’anno scorso al sesto posto della classifica), già virtuosa sul fronte dell’agricoltura sostenibile e promettente nei confronti delle politiche legate al food waste”. Tra i nuovi paesi analizzati “una certa sorpresa ha suscitato la Spagna che, per esempio, spreca meno di noi.”
Food Sustainability Media Award: un premio per le eccellenze del giornalismo
Ruolo fondamentale nel tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica, dei policy maker e delle istituzioni sul tema della fame e della nutrizione, lo giocano i media. Ecco perché Bcfn ha deciso di inaugurare il primo Food Sustainability Media Award, un premio giornalistico dedicato a storie, video e foto che hanno raccontato i paradossi del sistema alimentare. Quasi cinquecento le opere candidate da settantadue paesi. Tra i più rappresentati: gli Usa, l’Italia, il Regno Unito e l’India; tra le sorprese: Togo, Corea del Sud, Nigeria e Iraq.
Dal 24 ottobre sarà possibile conoscere i finalisti ed esprimere la propria preferenza sulla pagina dedicata di Bcfn. Il più votato riceverà il premio Best of the Web. Per la classifica ufficiale, invece, bisognerà attendere il forum del 4 e 5 dicembre.
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