una multinazionale ha proposto di aprire il primo allevamento intensivo di polpi
tantissime associazioni sono insorte contro questo terribile sfruttamento
nello stato di Washington, e non solo, è stato vietato l’allevamento intensivo di polpi
Da diverso tempo si discute riguardo l’allevamento intensivo dei polpi considerato complicato ma soprattutto preoccupante per quanto riguarda il benessere dell’animale. Tuttavia, nonostante le critiche, le proposte per il primo allevamento intensivo di polpi non si sono fatte mancare, per fortuna però c’è già chi si è mosso in anticipo per vietare questo cruente sfruttamento. Il senato dello stato di Washington ha votato favorevolmente per la protezione dei polpi in tutto lo stato.
Il primo allevamento intensivo di polpi
Lo scorso anno una multinazionale delle Isole Canarie, in Spagna, chiamata Nueva Pescanova doveva aprire i battenti del primo allevamento intensivo di polpi al mondo. Il loro piano era quello di allevare, e macellare, un milione di polpi all’anno producendo così circa tre tonnellate di carne. Secondo la documentazione presentata, dopo una “svolta scientifica” – a detta loro – del 2019, si sarebbero allevati polpi (Octopus vulgaris) in mille vasche comuni contenenti diversi polpi ciascuna, in un edificio a Las Palmas, Gran Canaria.
Inoltre, come metodo di uccisione avrebbero immerso i polpi in contenitori con acqua a -3 gradi. Una morte lenta e crudele secondo molti scienziati, ma stando alle dichiarazioni di Nueva Pescadora: “I livelli di benessere per la produzione di polpo nei nostri allevamenti agricoli garantiscono la corretta gestione degli animali. Anche la macellazione coinvolge una gestione adeguata che evita qualsiasi dolore o sofferenza all’animale”. Tutto ciò provocò un’ondata di indignazione da ogni fronte, in particolar modo dalle associazioni animaliste che si opposero a questa barbarie.
Lo stato di Washington, nel nordovest degli Stati Uniti, è il primo a mettere al bando l’allevamento intensivo di polpi in quanto pratica non etica e crudele. La decisione è stata accolta con favore da parte degli attivisti per i diritti degli animali.La natura biologica incredibilmente complessa dei polpi – che una legge britannica del 2021 aveva definito “esseri senzienti” – è alla base di molte riflessioni sul loro trattamento.
Giocare d’anticipo per il benessere di questi animali
Per fortuna a Washington hanno deciso di giocare d’anticipobloccando questa pratica prima ancora che inizi. Attualmente, in Europa, non esiste ancora una vera e propria legislazione sull’allevamento intensivo dei polpi. Così lo scorsa 27 febbraio è stata votata la legge, sponsorizzata da Strom Peterson, deputato del senato di Washington, che vieta di fatto l’allevamento intensivo di polpi in tutto lo stato di Washington.
“L’allevamento di polpi porta sofferenza e malattie a uno degli animali più sensibili e intelligenti dei nostri oceani. È dannoso sia per gli animali che per l’ambiente stesso e non è necessario”, sono le parole del deputato Peterson. Questo è stato un passo avanti per la protezione degli animali, essendo così crudele come pratica, anche altri stati hanno introdotto leggi per evitarlo, ad esempio la California ha introdotto l’Octo (Oppose cruelty to octopuses) in cui si proibisce l’allevamento, vietando anche l’introduzione di polpi di allevamento. Alle Hawaii, invece, un allevamento di polpi è stato chiuso, dopo alcune segnalazioni di catture illegali ed esperimenti di riproduzione, e nel frattempo è stata emessa anche qui una legge per evitare l’allevamento affermando che: “condizioni di vita inadeguate e confinamento, possono sottoporre i polpi a stress e compromettere il loro benessere”.
Le motivazioni per fermare questo scempio
Come si diceva allevare polpi in cattività è molto complicato per diversi motivi: l’affollamentocreerebbe aggressività e cannibalismo essendo i polpi animali solitari, portando morte e malattie; l’esposizione alla luce che va contro l’abitudine di frequentare ambienti poco illuminati; sostenere le richieste di cibo, poiché già dalle larve iniziano a mangiare solo cibo vivo; e molti altri, che sottolineano come in queste condizioni non è possibile garantire il benessere dell’animale. Quest’ultimo punto, di una dieta a base di pesce, condizionerebbe notevolmente le riserve ittiche, considerando che già un quinto del pescato viene utilizzato per l’allevamento, aggiungendo anche i polpi metterebbero a dura prova le popolazioni di pesci selvatici.
Nel mezzo di una crisi ecologica essere riusciti a bloccare, ancor prima che inizi, un’altra possibile piaga per il nostro ambiente è un traguardo non indifferente. Una decisione storica e visionaria, il blocco degli allevamenti intensivi dovrebbe essere messo in cima alle liste degli obiettivi per la protezione di tutti gli animali, non solo dei polpi.
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