Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Greenpeace Africa chiede una modifica della normativa sui semi in Kenya che favorirebbe le multinazionali a discapito dei piccoli agricoltori.
I semi sono fonte di vita, sono fondamentali per la produzione agricola, per la sicurezza alimentare e per la tutela della biodiversità. Da secoli gli agricoltori di tutto il mondo li scambiano e li commerciano.
Questa pratica, in Kenya, invece, è vietata, almeno per quanto riguarda le sementi autoctone non certificate e non registrate. Una legge del 2012 punisce i trasgressori con multe salate e pene detentive. Lo raccontano Greenpeace Africa e l’ong Seed Savers Network che chiedono una modifica della normativa per tutelare i diritti dei piccoli agricoltori che, nella maggior parte dei casi, non sono nemmeno a conoscenza dell’esistenza di questo divieto.
Per Claire Nasike di Greenpeace Africa si tratta di una legge che, con il pretesto di regolamentare l’industria delle sementi, rafforza il neocolonialismo impoverendo i piccoli agricoltori e favorendo il controllo delle multinazionali. “Negare a questi agricoltori il diritto di utilizzare i loro semi autoctoni è un furto delle risorse biologiche che si tradurrà in una bassa produzione alimentare che porterà all’insicurezza alimentare” – denuncia Greenpeace. Senza contare, poi, la perdita di biodiversità dal campo al piatto.
Secondo alcuni studi citati da Greenpeace, il 90 per cento dei semi piantati in Kenya sono semi cosiddetti “informali” da cui dipendono l’80 per cento dei piccoli agricoltori kenioti che scambiano, comprano e vendono le sementi nei mercati locali. La condivisione dei semi è una tradizione secolare in Kenya, mentre l’acquisto di sementi certificate risulta più costoso per i piccoli produttori. Inoltre, mentre i semi indigeni sono caratterizzati da un alto valore nutritivo e una naturale resistenza ai parassiti e alle malattie, le sementi industriali richiedono spesso l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici.
“Il ruolo di custodi e allevatori di semi dei piccoli agricoltori dovrebbe essere sostenuto dalle leggi del governo”, ha affermato Dominic Kimani di Seed Savers Network. “La criminalizzazione dello scambio e della condivisione dei semi negherà agli agricoltori i loro mezzi di sostentamento, incoraggerà la biopirateria e ridurrà la diversità genetica vegetale che influirà sulla resilienza delle nostre comunità agricole in un momento in cui stiamo vivendo l’impatto della crisi climatica”.
La questione non riguarderebbe solo il Kenya: secondo un’inchiesta pubblicata da Down to Earth, la maggior parte dei paesi africani sta agendo per regolamentare i mercati delle sementi con misure adottate ufficialmente per contrastare la fame, ma dietro cui si celerebbe la pressione delle multinazionali che vogliono commercializzare le loro sementi a discapito della diversità alimentare del continente e delle pratiche indigene di conservazione dei semi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Come emerge dalla fotografia di ActionAid, la povertà alimentare tra gli adolescenti non è solo questione di disponibilità di cibo, ma di relazioni, identità e possibilità di scegliere.
Consiglio e Parlamento europei si sono accordati sulla proposta della Commissione Ue per la deregolamentazione dei nuovi ogm, ma le organizzazioni contadine, dell’agricoltura bio e ambientaliste chiedono di fermarla.
In Australia alcuni ricercatori stanno indagando come i microbi, compresi quelli del suolo, influenzano gli stati emotivi e le relazioni sociali attraverso l’asse intestino-cervello.
La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
L’associazione dei consumatori, analizzando otto campioni di riso basmati, ha rilevato la presenza di pesticidi in circa la metà dei campioni, e aflatossine in cinque di essi.
Un documento dell’associazione Ciwf fa i conti di quanto costerebbe in termini ambientali, economici ed etici il primo allevamento di polpi e, in generale, l’acquacoltura carnivora.
Sei anni dopo il precedente dossier, Eat-Lancet estende il concetto di dieta per la salute planetaria anche ai temi di giustizia sociale e accessibilità del cibo.
Con l’approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva suolo, gli Stati membri hanno tre anni di tempo per istituire sistemi di monitoraggio e promuovere soluzioni per una gestione sostenibile.

